29 Febbraio 2020, 06:59
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PALERMO – L’ultimo ad essere arrestato è stato Mario Li Castri. I finanzieri lo hanno raggiunto in aeroporto per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare. Stava andando a trovare un parente ed è stato costretto a tornare a casa. Da oggi si trova ai domiciliari.
C’era un comitato di affari nella burocrazia comunale che spingeva per ottenere il via libera del Consiglio comunale alla costruzione di centinaia di appartamenti in deroga al piano regolatore. Ne facevano parte, così sostiene l’accusa, funzionari pubblici, consiglieri comunali e liberi professionisti. In sette sono finiti agli arresti domiciliari su richiesta della Procura della Repubblica.
S’indaga per corruzione scrisse Livesicilia a gennaio 2019 (Leggi l’articolo) quando gli investigatori acquisirono documenti al Polo tecnico di via Ausonia. Ora quell’inchiesta è sfociata nel blitz dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria e dei carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo Investigativo che hanno accesso le microspie nei palazzi del potere palermitano. Nei nastri magnetici sono finiti anche le voci dei politici.
Sotto inchiesta oltre a Mario Li Castri c’è anche Giuseppe Monteleone, due fedelissimi della burocrazia che ha accompagnato la sindacatura di Leoluca Orlando, Li Castri è stato il braccio destro dell’assessore Emilio Arcuri fin dagli anni Novanta e con il ritorno di Arcuri a Palazzo delle Aquile, nel 2012, ha ripreso la sua scalata nella burocrazia comunale.
Il giudice per le indagini preliminari Michele Guarnotta ha accolto la richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Sergio Demontis e dei sostituti Giovanni Antoci, Andrea Fusco e Francesco Gualtieri.
Ecco l’elenco completo di chi va ai domiciliari: i consiglieri comunali Sandro Terrani, 50 anni, prima capogruppo Movimento 139 e ora di Italia Viva, membro della Commissione bilancio, finanza e tributi; Giovanni Lo Cascio, 49 anni, del Partito democratico, presidente della Commissione urbanistica, lavori pubblici, edilizia privata e residenziale pubblica; Li Castri, 54 anni, già dirigente dell’Area tecnica della riqualificazione urbana e delle infrastrutture; Monteleone, 59 anni, già dirigente dello Sportello unico per attività produttive, l’architetto Fabio Seminerio, 57 anni; gli imprenditori Giovanni Lupo, 67 anni, di San Giovanni Gemini, e Francesco La Corte, 46 anni, originario di Ribera, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della Biocasa srl. Anche la società che sta realizzando degli appartamenti in via Evangelista Di Blasi è finita sotto inchiesta. All’architetto Agostino Minnuto, 60 anni, originario di Alia (Palermo), è stato notificato l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.
I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico. Al polo tecnico di via Ausonia c’era uno strano viavai e nei mesi scorsi era pura spuntata una circolare anti-raccomandati (leggi l’articolo).
Il comitato di affari, secondo l’accusa, controllava l’edilizia privata, un settore strategico dell’amministrazione dove lotta all’abusivismo e legalità sono sempre stai considerati un fiore all’occhiello dal sindaco Orlando. Nel l 2016 Seminero e persone a lui vicine, hanno presentato – per conto di numerosi imprenditori – tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo: l’ex Keller di via Maltese (non lontano da viale Strasburgo), alcuni capannoni in via Messina Marine e l’ex fabbrica di agrumi a San Lorenzo. I progetti prevedevano la costruzione di 350 unità appartamenti di edilizia sociale residenziale convenzionata.
Per costruire serviva una deroga al piano regolatore ed era dunque necessario che il Consiglio comunale attestasse il pubblico interesse di tali iniziative.
L’istruttoria sulle proposte di deliberazione è stata curata da Li Castri, all’epoca a capo dell’Area tecnica del Comune, il quale, da un lato, si trovava in situazione di incompatibilità, essendo stato socio in affari con Seminerio; dall’altro rilasciava parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità.
In cambio, Li Castri avrebbe accettato la promessa da La Corte e Lupo di assegnare la direzione dei lavori a Seminerio, che a sua volta avrebbe destinato a Li Castri una parte dei profitti percepiti a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio comunale delle tre proposte di deliberazione.
Anche Monteleone si sarebbe adoperato per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo.
Affinché andasse a buon fine il piano serviva l’appoggio dei due consiglieri comunali che in cambio della promessa di utilità di varia natura, si sarebbero adoperati per una rapida calendarizzazione ed approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore. Lo Cascio avrebbe ricevuto in cambio il pagamento di pranzi e cene, lo sconto di 30 mila euro per alcuni lavori edilizi, una corsia preferenziale per ottenere un mutuo a tasso agevolato e l’assegnazione ad un cugino dei lavori per gli infissi da installare nelle case.
Terrani avrebbe ottenuto invece che una sua amica fosse incaricata dalla Biocasa della mediazione immobiliare per la vendita degli alloggi in costruzione in via Evangelista Di Blasi. Il 7 novembre 2019 il Consiglio comunale ha comunque espresso parere contrario alle proposte costruttive.
In un’altra vicenda Li Castri, sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della Biocasa, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96. Il progetto era stato redatto anche in questo caso dal suo ex socio in affari Seminerio al quale veniva assegnato l’incarico di direttore dei lavori.
Monteleone avrebbe curato alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla Biocasa anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, avallando varianti in aumento in modo che la case da costruire passassero da 96 a 133. In cambio Lupo, La Corte e Minnuto gli avrebbero promesso promettevano 15.000 euro. I primi due, inoltre, assegnavano a una amica intima di Monteleone, molteplici incarichi professionali con parcelle da 30 mila euro.
A contribuire alle indagini è stato anche il pentito di mafia Filippo Bisconti che oltre ad essere stato capo mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, di professione faceva l’architetto e l’imprenditore.
Quando, l’anno scorso, si seppe dell’indagine Monteleone dal Suap. fu trasferito a “Ville e giardini”, mentre Li castri è passato alla Mobilità. Entrambi, tornati funzionari dopo un periodo di dirigenza a termine, sono stati condannati in primo grado a due anni di carcere senza sospensione della pena e al pagamento di una multa di 80mila.
Sono, infatti, tra i proprietari delle ville di via Miseno, confiscate dalla sezione del Tribunale presieduta da Marina Petruzella che aveva emesso una sentenza durissima. Secondo l’accusa, per costruire le ville si sarebbe dovuta seguire la procedura del piano particolareggiato che, a garanzia dei vincoli paesaggistici, prevede un passaggio in Consiglio comunale. Ed invece, per snellire le pratiche, sarebbe stata sfruttata una circolare, la Schemmari, firmata nel 2006 a poche settimane della richiesta di concessione edilizia e ratificata dal Consiglio comunale. La circolare avrebbe aperto una maglia, consentendo di costruire in deroga al piano regolatore, bypassando la necessità di un piano particolareggiato con un planivolumetrico dall’iter molto più snello. Fatti antecedenti al 2015, periodo in cui sarebbero avvenuti i reati.
Il cuore dell’inchiesta sfociata nel blitz di oggi riguarda le tre grandi lottizzazioni in altrettante aree industriali dismesse. I progetti, già valutati dall’Area tecnica infrastrutture, erano passati dal vaglio della commissione Urbanistica, ma serviva l’atto finale della delibera dell’organismo politico. Fu proprio il Consiglio comunale a dare il via libera nel 2013 ai progetti di edilizia convenzionata in aree degradate o in aree industriali abbandonate da almeno tre anni. Progetti fermi da tempo il cui iter ad un certo punto, secondo l’accusa, non sarebbe stato più lineare.
“Le indagini – dice il colonnello Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo – ha fatto emergere numerose cointeressenze economiche nel settore dell’edilizia. C’era un comitato d’affari in grado di incidere sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali. L’area tecnica del Comune era di fatto una sorte di punto di osservazione privilegiato dal quale individuare le speculazioni edilizie più redditizie per poi pilotare i connessi procedimenti amministrativi”.
“Il quadro indiziario acquisto nel corso delle indagini si è avvalso anche del contributo del collaboratore di giustizia Filippo Bisconti – spiega il colonnello Mauro Carrozzo, comandante del Reparto operativo dei carabinieri -. Bisconti è stato arrestato nell’operazione ‘Cupola 2.0’ con cui la Procura di Palermo e i carabinieri hanno disarticolato la nuova commissione provinciale di Cosa Nostra palermitana. Viene confermata l’esistenza di un comitato di affari volto alla cura di interessi privati economici, sfruttando la disponibilità da parte di alcuni esponenti o amministratori dell’ente locale a favorire il rilascio di autorizzazioni per progetti di edilizia abitativa”.
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