Corruzione, Fazio intercettato:| “Le penali le debbo fare io!”

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16 Marzo 2018, 18:07

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CATANIA – Antonio Deodati sarebbe diventato la sua gallina dalle uova d’oro. Orazio Stefano Fazio, il dirigente del Comune di Catania finito in manette questa mattina nell’ambito dell’inchiesta Garbage Affair, non si stancava di chiedere regali. In cambio avrebbe cercato di evitare penali al consorzio Seneco, che si è aggiudicato la gara ponte per l’espletamento dell’appalto sui rifiuti. E prima del bando, avrebbe favorito la Ipi, che insieme alla Oikos gestiva – in proroga – l’appalto sui rifiuti.

Intercettazioni che lasciano basiti. Fazio conversa con un dipendente che un anno fa avrebbe dovuto redigere una relazione, in cui avrebbe dovuto segnalare un disservizio. Fazio però chiede apertamente il favore. “Non gli scriva “disservizio”, la prego. Mi scusi – non ci scriva disservizio”, quasi una supplica. E quando il dipendente manifesta le sue perplessità Fazio, in modo netto e cristallino, afferma che si sarebbe assunto ogni responsabilità. Ironizzando anche sull’ipotesi di arresto. “Arrestano me, non si preoccupi. Non ne ho rubato soldi io… ne lei e neanche io … Allora mi ascolti. Io alle nove vengono loro . . . io alle nove e mezza vengo io e ci faccio le foto. Stia tranquillo… vengo io alle nove e mezzo vengo io e ci faccio le foto. Stia tranquillo!”, parole quasi profetiche, pensando che questa mattina all’alba gli ufficiali della Dia si sono presentati a casa sua per ammanettarlo. E dopo le perquisizioni hanno trovato diversi soldi in contanti. Migliaia di euro.

In un’altra occasione, Fazio pare arrivare troppo in ritardo. “Non mi faccia partire il ‘disservizio’”, supplica ancora. Ma le carte sono già state redatte. “ Dottore Fazio oramai son fatte le cose… non posso fare più nulla!“ – A quel punto parte il sonoro rimprovero: “Ma lei deve chiamare me! Perché ci sono cose che non …vabbè…”. Il dipendente, messo alle strette, promette di avvertirlo. E lo liquida. “Non lo sapevo. La prossima volta la chiamo, tranquillo… non succede allora più, la prossima volta lo dico a lei e… sarà per la prossima volta. Buongiorno”.

A quel punto, per evitare problemi in futuro e anche dopo l’assegnazione della gara ponte Fazio gestiva le segnalazioni sui disservizi “nell’interesse – scrivono gli investigatori – pressoché esclusivo, della controparte”.

Le cimici della Dia sono piazzate anche nell’ufficio di Orazio Fazio. Il 25 luglio 2017 (gara ponte già espletata, ndr), il funzionario comunale arrestato discuteva di alcune problematiche con Natoli, uomo di fiducia di Antonio Deodati. I due, forse per non essere troppo notati, avrebbero concordato di effettuare poche segnalazioni.

Natoli: “La realtà è che qualcosa è giusto che passi perchè non può essere zero..qualche cosa poi l’amma a scrivere…la devi scrivere….al 99% è spazzamento…perchè sulla raccolta, anche se c’è un problema lo recuperiamo sempre nei tempi e nei modi previsti….”.

Fazio in un’altra intercettazione rivendicava il suo ruolo di dominus: “Poi non sono loro a decidere le penali, le penali le debbo fare io. Perché loro non sono nessuno!”

Ma non si fa niente per niente. Parlavamo di regali. Il 19 luglio 2017, Antonio Natoli parlando in auto con i cugini Antonio e Francesco Deodati, spiegava che Fazio aveva avanzato “l’ennesima richiesta – scrive il Gip – avente ad oggetto, questa volta, l’acquisto di uno smartphone Samsung Galaxy S8 e di un computer portatile HP da regalare al proprio nipote”. In passato invece avrebbe ricevuto almeno due vacanze che sarebbero costate 6000 euro (“Orazio adesso è andato in villeggiatura e ha rimesso una fattura di circa 6000 €uro, documento che ha Fabiola e che ciò è vergognoso”). E parlando di passato, secondo il Gip il riferimento è “agli interessi in gioco riguardanti il precedente Rti, comunque riconducibile al Deodati”.

Le cimici registrano la prenotazione. Un viaggio completo a Barcellona per 5 persone. Vitto e alloggio. Il conto di oltre 6 mila euro è pagato da “Villa Sofia Srl., società – che si legge negli atti della magistratura – con sede in Roma che si occupa della gestione di pubblici esercizi controllata per il 10% da Angelo Deodati e per il 90% dalla “Cavatras S.R.L.”, quest’ultima appartenente, in parti uguali, agli indagati Angelo Deodati e Antonio Deodati”.

Una volta tornato dalla vacanze, Fazio sarebbe tornato alla carica. Questa volta avrebbe chiesto uno smartphone e un computer portatile per il nipote. A settembre i conti sono pagati con la carta di credito aziendale della Eco.Car.

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16 Marzo 2018, 18:07

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