07 Marzo 2022, 05:08
8 min di lettura
CATANIA – Non mancano gli omissis nel primo, lungo, verbale di Salvatore Scavone, detto ‘pappagone’ o (storpiato) ‘popcorn. Davanti alla pm Lina Trovato il nuovissimo (aspirante) pentito ha raccontato un po’ quello è stato il suo percorso all’interno del gruppo mafioso dei Nizza, costola del clan Santapaola-Ercolano. Una defezione, raccontata in esclusiva da LiveSicilia, che ha già scatenato gli incubi dei boss e delle giovani leve a piede libero. Ma anche a chi vive dietro le sbarre, perché dalle rivelazioni di Scavone potrebbero partire nuove inchieste o arrivare riscontri in processi o indagini in itinere. C’è una parentela, anche se acquisita, che va evidenziata nel tracciare il profilo del collaboratore: Scavone è il genero – per aver convissuto con la figlia della compagna – di Saro Lombardo ‘u rossu’, uomo d’onore di Cosa nostra e per un periodo (fino al 2017 almeno) anche ai vertici della cupola assieme a Francesco Santapaola (colluccio) e Marcello Magrì. Anche se dopo il blitz Kronos il suo ruolo è stato ridimensionato da Antonio Tomaselli, penna bianca, delfino degli Ercolano. Non lo hanno fermato nemmeno i domiciliari per motivi di salute, dove scontava condanne definitive di 20 anni per mafia.
A 37 anni, nella mafia, sei già considerato uno con ‘esperienza’. Turi ‘popcorn’ Scavone ha cominciato ad avere a che fare con il crimine da minorenne. “Sono stato arrestato la prima volta da minorenne per rapina, ho scontato due mesi, poi mi hanno tratto in arresto per possesso di 10 kg di marijuana, avevo circa 18 o 19 anni, ho scontato tre mesi e poi sono stato assolto”, si legge nel verbale del 31 gennaio 2022. Poi arrivano i blitz di peso. E dal 2012 ad oggi ha passato la vita tra carcere e domiciliari. Ma questo non ha fermato la sua scalata criminale. Arrestato nel blitz Stella Polare nell’estate del 2012, poi in Ghost nel 2014. All’epoca era ai domiciliari, ma è stato detenuto “fino al 2015″. “Ho ottenuto gli arresti domiciliari” prima in una struttura di recupero a Marsala e poi a casa. “Nel 2017 mi è arrivato un ordine di esecuzione”. Scavone torna in carcere, prima a Bicocca e poi a Nuoro. “Agli inizi del 2020 sono stato trasferito a Bicocca e sono stato scarcerato definitivamente il 27 aprile 2020 con l’affidamento in prova ai servizi sociali. Il 15 dicembre 2021 mi è stato revocato l’affidamento e avrei dovuto far ritorno in carcere ma mi sono sottratto all’esecuzione e sono stato rintracciato dai carabinieri il 28 gennaio 2022”. Ed è quando sente il rumore delle manette che ha deciso di cambiare strada e vuotare il sacco ai magistrati.
“Sono entrato nel clan Santapaola sin dal 2009 – ha raccontato alla pm Trovato – ho fatto parte del gruppo dei Nizza”. In passato Scavone avrebbe fatto “movimenti” di droga, insomma un grossista. “Poi – credo nel 2009 o 2010 – sono stati tratti in arresto Gnoccolo ovvero Salvatore Nicolosi (cognato di Giovanni Nizza, uno dei rampolli della famiglia mafiosa), il ricciolino ovvero Giuseppe Privitera, niki niki ovvero Francesco Belviso (sono tutti nomi di primo piano della vecchia squadra dei Nizza, ndr), essi avevano la gestione delle piazze di spaccio del gruppo Nizza site in via Plaja, in via Stella Polare e al Tondicello … omissis … omissis… omissis, in quel momento Rosario Lombardo e Daniele Nizza – ha aggiunto – erano preoccupati perché a causa di questi arresti era diventato difficile gestire le piazze e così mi incaricarono di gestire le piazze di via Stella Polare (dalle ore 21 alle 3 di notte, il venerdì il sabato fino alle 4) e di via Plaja (dalle 3 di notte fino alle 6 del mattina, perché fino alle 3 lavorava tale Rapanella)”.
Un lungo omissis è stato apposto dai magistrati quando racconta che “nel 2011 ho litigato con Daniele Nizza …. (uomo d’onore di Cosa nostra, battezzato assieme al fratello Fabrizio oggi pentito, ndr) e così gli ho detto che non sarei tornato in via Stella Polare”. Scavone però resta all’interno del clan: “Dopo aver lasciato le piazze di San Cristoforo, ho ripreso a fare movimenti di droga sempre come affiliato, poi sono stato nuovamente tratto in arresto per Stella Polare”. Qualche mese di carcere e poi il trafficante è andato ai domiciliari. Qui avrebbe ricevuto la visita di Andrea Nizza, il più giovane dei fratelli della famiglia mafiosa che stava creando il suo impero dorato di droga (poi è stato catturato nel 2017 da latitante dai carabinieri, ndr). “Subito dopo aver avuto gli arresti domiciliari per Stella Polare è venuto a trovarmi Andrea Nizza e mi ha detto che io non avevo preso stipendio perché Saro Lombardo non aveva inserito il mio nome nella lista degli stipendi, anche se Saro in realtà ogni tanto mandava del denaro ma era denaro suo, non era lo stipendio provenente dal gruppo mafioso”. Nizza gli avrebbe procurato un “pò di fumo” e Scavone sarebbe tornato nel ‘giro della droga’. Ma nel 2014 – come già spiegato – arriva un altro blitz. “Quando venni colpito da custodia cautelare per Ghost ho iniziato a percepire lo stipendio di 1000 euro al mese, era Rosario Lombardo a far pervenire le somme alla mia compagna, lui si vantava di farmi il regalo (probabilmente per farsi bello agli occhi della sua compagna dell’epoca e madre della mia convivente) ma in realtà non era vero perché io ero a conoscenza che il mio nome figurava nella lista degli stipendi perché me lo avevano detto Andrea Nizza e Giovanni Nizza”.
Il tempo passa. E i vertici cambiano. Nel 2016 il responsabile dei Nizza sarebbe stato Rosario Lombardo. Ma all’epoca all’interno di Cosa nostra ci sarebbe stata “un po’ confusione perché erano stati scarcerati Francesco Santapaola (figlio di Colluccio) e Marcello Magrì (fratello di Orazio Magrì) omissis omissis… Poi Francesco Santapaola è diventato reggente della famiglia Santapaola: tuttavia Francesco non era ‘preparato’ sulla strada e quindi chiedeva consiglio a Lombardo e a Marcello Magrì per prendere le decisioni; Francesco Lombardo non faceva una mossa – ha spiegato Scavone – se non parlava prima con Lombardo”. “Io in questo periodo, dalla fine del 2016 inizi 2017, sono rimasto libero – ha continuato il pentito – sino a novembre del 2017 e in questo arco di tempo sono stato il braccio destro di Lombardo, cioè mi occupavo delle piazze di spaccio di San Giovanni Galermo, anche se ero ai domiciliari, raccoglievo il denaro e lo portavo a Lombardo. Quando viene arrestato Lombardo per Carthago (2, ndr) nel mese di luglio 2017 sono venuti a trovarmi a casa… Omissis”.
Negli stralci di verbali nascosti si nascondono nomi di primissimo piano dell’attuale assetto della cupola catanese. Quello insomma che si è definito dopo gli arresti di Chaos del novembre 2017, che hanno mandato sottochiave Antonio Tomaselli, detto Penna Bianca. Un nome che ha confermato lo stesso Scavone descrivendo il suo ruolo di primo piano nel gruppo Nizza prima del suo arresto. “Io comunque ho continuato a tenere la carta ed ad occuparmi degli stipendi, delle estorsioni e delle stupefacenti e ciò sino al mio arresto nel novembre 2017. Prima che io venissi arrestato venne scarcerato Michele Schillaci, il quale si vantava di essere uomo fidato di Daniele Nizza, io in quel momento avevo solo ragazzi giovani e di poca esperienza impiegati negli affari illeciti del gruppo, e poiché, nel frattempo Antonio Tomaselli detto Penna bianca era diventato il reggente della famiglia Santapola e mi chiedeva la carte degli stipendi, io avevo bisogno di una persona con più esperienza che mi aiutasse a portare avanti gli affari illeciti anche perché io ero sempre agli arresti domiciliari e così diedi incarico a Michele Schillaci di coadiuvarmi, lo mandavo alle riunioni a parlare per i Nizza, a riscuotere proventi di estorsioni, ancora in quel momento non si occupava di stupefacenti perchè me ne occupavo io. Poi poiché stava per arrivarmi il definitivo, circa due giorni prima, convocai omissis e dissi loro che stavo per essere tratto in arresto e non volendo fare torti a nessuno e volendo lasciare un equilibrio, avrei lascito a Michele Schillaci la carta e il compito di responsabile del gruppo in quanto era il più anziano e uomo fidato di Daniele Nizza. E così è stato”. Michele Schillaci è l’imputato chiave dell’inchiesta antidroga Shanderbeg (o anche chiamata ‘quota cento’) che ha paralizzato gli affari illeciti nel fortino della droga di via Capo Passero. Schillaci è stato identificato come l’uomo dei Nizza. Il pentito Silvio Corra lo ha identificato come il suo predecessore nella gestione delle redini del gruppo. Scavone ne avrebbe ereditato il ruolo. E su questo ci sarebbe stato un piccolo screzio proprio con Corra, genero di Angelo Santapaola (ucciso nel 2007, ndr). “Nel 2020 nel mese di aprile sono stato scarcerato, ho incontrato… omissis mi disse che avrei dovuto subentrare io allo Schillaci non appena fossi stato scarcerato—- Omissis…L’indomani ho incontrato Silvio Corra – ha raccontato Scavone – che era molto contrariato dal fatto che Omissis… mi avesse dato la carta, si era sentito messo da parte, io gli dissi ‘prenditi la mafia’ e parla tu, ma prima di prendere decisioni parla con me… omissis”. Insomma Corra avrebbe dovuto sottostare alle disposizioni di Scavone. E potrebbe essere stato anche questo nel settembre 2020, da uomo libero, a farlo decidere di collaborare con la giustizia. Scavone avrebbe provato a rimettere in alto il nome dei Nizza provati da arresti e pentimenti. “Io ho continuato a occuparmi come responsabile del gruppo Nizza, cercando di rimettere in sesto il gruppo, ho cercato di riprendere estorsioni Omissis ho gestito il gruppo fino a quando non ho iniziato la latitanza, dopo la latitanza ho fatto poco omissis omissis”. La latitanza è cominciata prima dello scorso Natale. E sicuramente già il capo della cupola omissis avrà scelto il nuovo ‘responsabile’ dei Nizza.
Pubblicato il
07 Marzo 2022, 05:08