Tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, in Toscana si è verificato l’imprevisto aumento di casi positivi al batterio Ndm (New Delhi metallo beta lattamasi). Considerato tra i più resistenti agli antibiotici e in grado di portare a un rischio di mortalità fino al 70%, il batterio sta ‘spopolando’ in tutta la regione; in particolare, l’area nord ovest conta 350 pazienti portatori di Ndm, di cui 44 infetti con presenza confermata di batterio nel sangue.
La Regione Toscana si è subito mobilitata per contenere e monitorare una potenziale emergenza. Il primo passo è stato l’istituzione di un’unità di crisi della quale fanno parte professionisti esperti di infezioni, cui è conseguito un decreto contenente tutte le misure di monitoraggio e intervento. Inoltre, è stato creato un database regionale. La Regione fa presente che il numero di pazienti portatori dall’inizio della diffusione fino ad oggi è costantemente monitorato, e la diffusione viene limitata adottando le misure prescritte. In ogni caso, va precisato che non tutti i soggetti che entrano in contatto con batteri resistenti come il New Delhi diventano portatori.
I ‘superbatteri’ Ndm sono stati “importati da altri ospedali” ma “al momento non c’è stata alcuna diffusione” a livello intraospedaliero, spiega a Repubblica Alessandro Bartoloni, direttore del reparto malattie infettive e tropicali dell’ospedale fiorentino Careggi. La semplice presenza di Ndm nell’intestino non è pericolosa; “qualora invece si sviluppino infezioni dovute a questo batterio – spiega Bartoloni – il rischio di mortalità può variare dal 30% fino al 70%” per cui è necessario “un monitoraggio attento dei portatori intestinali per mettere in atto tutte le misure che si possono mettere in atto per contenere la diffusione all’interno dell’ospedale”.