PALERMO – In quattro anni possono cambiare tante cose. Anche in meno, volendo, come sanno bene i tifosi del Palermo, che hanno visto crollare la squadra finalista in Coppa Italia nel 2011 fino alla retrocessione in Serie B nel giro di poche stagioni. Una mazzata che ha di fatto allontanato la gente dal “Renzo Barbera”, anche a danno rimediato, con l’immediato ritorno in massima serie e un campionato senza infamia e senza lode da neopromossa, lanciando gente come Dybala e Vazquez nel calcio che conta. Non è bastato tutto questo a riavvicinare quella parte di tifoseria non fidelizzata e, stando ai dati parziali di questa stagione, non sono previsti grossi cambiamenti all’orizzonte. Il tutto a discapito della squadra e delle casse societarie.
La già citata finale di Roma, quella con cui si è di fatto chiusa la stagione sportiva nel giugno 2011, ha segnato l’apice per il club di viale del Fante. Certo, le sette partite casalinghe in più tra Europa League e Coppa Italia, oltre all’esodo capitolino per la finale, hanno gonfiato le entrate da stadio sino a sfiorare i nove milioni di euro. Un dato avvicinabile solo a quello dei primi anni di Serie A, tra il sold out di abbonamenti della prima stagione e l’esordio europeo in quella successiva. Da lì in poi un crollo vertiginoso che ha portato agli attuali quattro milioni di euro dal botteghino. Meno della metà rispetto a quel 2011 dorato, un calo impossibile da giustificare soltanto con le mancate partecipazioni alle coppe europee.
Di fatto, lo svuotamento del “Renzo Barbera” è un fenomeno che si registra sin da troppo tempo. Già dall’anno prima della retrocessione, quando il Palermo di Pioli ha portato sì 28.760 spettatori per l’ultima sfida europea della storia rosanero contro il Thun, ma per tutto il resto della stagione la media è scesa a 19.238 con 12.514 abbonati. Un primo segnale di un lento declino, realizzatosi sia sul campo che sugli spalti nell’anno seguente: la media spettatori crolla a 17.932 e gli incassi vanno da 5,4 a 4,1 milioni di euro, punto più basso dell’era Zamparini in Serie A. Il ritorno in massima serie, quello che in teoria avrebbe dovuto riappacificare la tifoseria con squadra e società, non è servito a cambiare marcia. Ecco dunque che dai 9 milioni del 2011, il Palermo si ritrova in “tasca” soltanto 4 milioni da quella che sino a pochi anni fa era una certezza, ovvero il suo pubblico.
Lì dove la diaspora è stata limitata, ovvero nelle curve, il problema non è certo di natura economica. Se più volte il capitano Sorrentino ha dovuto sottolineare la necessità di cucire gli strappi in seno alla tifoseria organizzata, è perché il “Renzo Barbera” non era solo una certezza dal punto di vista economico per il Palermo. I rosa adesso hanno perso anche la spinta sul campo, ritrovandosi una curva spaccata. Nessuno qui vuole chiedersi a chi possa trarre giovamento tutto ciò, perché è evidente che una scelta del genere sia stata ponderata, ma la speranza per il 2016 è che si trovi un compromesso. Perché se il fattore economico del Barbera è sempre stato secondario nel bilancio del Palermo, quello ambientale non può continuare ad essere snobbato.