Dalla Madia a Unioncamere, potere | all’ombra della Super Camera

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28 Febbraio 2017, 06:35

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CATANIA – “Entro il termine di 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l’Unioncamere trasmette al Ministero dello sviluppo economico una proposta di rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, per ricondurre il numero complessivo delle camere di commercio entro il limite di 60, tenendo conto dei seguenti criteri”. Recita così l’art 3 del d.lgs 219 del 25.11.2016 entrato in vigore nel mese di dicembre e affida a UnionCamere, il cui presidente nazionale è Ivan Lo Bello, il compito di proporre gli accorpamenti delle Camere di Commercio non ancora composti entro i sei mesi dall’entrata in vigore, cioè giugno 2017.

C’è il rischio concreto che tra gli accorpamenti da proporre possa rientrare anche quello della Super Camera di Catania, Siracusa e Ragusa, pur istituita con decreto del ministero dello Sviluppo Economico il 25 settembre 2015. E questo anche se “l’accorpamento del Sud Est – sottolinea Peppino Giannone presidente della Camera di Commercio di Ragusa – esiste ed è ancora attivo. L’unico che potrebbe scioglierlo è il ministro Calenda, ma se procedesse in tal senso dovrebbe intanto evitare di far diventare questo un caso nazionale sia tecnico sia politico, ben motivare lo scioglimento” e poi dimenticare quanto egli stesso ha scritto lo scorso luglio rispondendo sull’autonomia siracusana.

Perché tecnico. La riduzione delle Camere di Commercio dalle attuali 105 alle future 60 è stabilita nella Legge Madia della quale si parla sin dall’estate 2014. Per prevenire e scongiurare accorpamenti arbitrari, diverse CCIAA hanno anticipato la riforma fondendosi. Tra queste la ben nota Catania-Siracusa-Ragusa, ma anche Palermo ed Enna come altre in Toscana, in Sardegna e in altre regioni. Per far questo hanno utilizzato i criteri già noti: un numero minimo di imprese iscritte (75.000), una continuità territoriale e una divisione approssimativa che assegna, nel territorio nazionale, una singola Camera ogni milione di abitanti. Più altre considerazioni che tengono conto di città metropolitane o altre peculiarità territoriali. Un taglio numerico fatto anche alla luce della sopravvivenza delle Camere che stanno facendo i conti con una progressiva riduzione delle entrate (il 35% in meno nel 2015, 40% in meno nel 2016 e il 50% in meno nel 2017). In Sicilia questa riduzione ha un peso maggiore perché va sommata con il pagamento delle pensioni. “Nella discussione per la Madia nessuno, neanche Lo Bello, – ha spiegato Giannone – ha mai detto una parola per i finanziamenti o per la situazione particolare siciliana che impone alle CCIAA di pagare anche le pensioni. Né sul numero finale a cui dovranno arrivare le CCIAA”.

Perché politico. La Madia è stata voluta da Renzi ed anche se il ministro Calenda è stato nominato dopo la disfatta del referendum, “non dobbiamo dimenticare che sciogliendo questo accorpamento, crollerebbero immediatamente anche gli altri che sono in corso. Di conseguenza crollerebbe la Madia – spiega Giannone – e con lei il governo. Renzi questa cosa non se la fa togliere”.

La schizofrenia legislativa. Pur avendo esaurito quasi tutti gli step che conducono alla sua operatività, la volontà di voler tornare indietro e sciogliere questa Super Camera sembra l’obiettivo di tanti. Ma è anche un modo per consegnare a organismi politici nazionali scelte che invece spetterebbero di diritto al territorio. Territorio che si è già espresso e che da due anni ha impegnato uomini, strutture, risorse e tempo per il raggiungimento di una fusione condotta seguendo le procedure previste. Il consenso espresso dalle tre Camere. La designazione di un commissario ad acta controfirmata dai tre enti. Il conteggio degli iscritti delle associazioni imprenditoriali. La ripartizione dei seggi. Il tutto condito da due ricorsi al Tar, le cui udienze sono già fissate per il 25 maggio e il 6 luglio prossimi, e diversi esposti alla magistratura. Senza contare il numero imprecisato di pareri richiesti al MiSE. Tornare indietro ovviamente si può, ma per farlo secondo le regole bisogna rifare la strada inversa dove le tre Camere devono deliberare di volersi sciogliere. Cosa più facile da fare a Catania e Siracusa dove ci sono ancora i commissari nominati da Crocetta. Ma non va dimenticato che Tornabene, commissario CamCom Siracusa, dovrebbe fare una delibera di revoca con la quale revocare la revoca della delibera di giunta approvata il 17 giugno. Sembra schizofrenico, ma è così. A giugno, infatti, la giunta di CamCom Siracusa votò di uscire dall’accorpamento. A novembre Tornabene revocò quella decisione e adesso gli toccherebbe revocare se stesso. In mezzo a questo bailamme la questione Super Camera del Sud Est è stata spostata alla conferenza Stato-Regioni che si riunisce ogni giovedì. E forse il ministro sperava di incontrare l’assessore Maria Lo Bello questa settimana o magari la prossima. Ma occorre tempo, pare abbia risposto la Lo Bello. Bisogna fare l’istruttoria e poi chissà cos’altro. Intanto sospendiamo la seduta di insediamento sine die. Poi si vedrà. “Altro che Sciascia o Pirandello – commenta Giannone – qui siamo a Kafka. Questa è una storia maledetta. Anche a Ragusa adesso sta andando di moda l’idea di rimanere da soli. Sindaci, politici dicono tutti: “Andiamo da soli”. E le leggi, le dimentichiamo? Questa agitazione campanilistica è inesistente, mentre l’altra, quella dei ricorsi al Tar o alla magistratura, è ispirata alla criminalizzazione. Una pratica molto diffusa in Sicilia. La verità è che il ministro non se la sente di revocare il decreto, ed è l’unico che potrebbe farlo. Mentre Crocetta e la Lo Bello sono minacciati politicamente. In tutto questo le organizzazioni imprenditoriali rimangono inermi”.

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Ci sono le indagini, quelle sì che potrebbero inficiare l’accorpamento.

“Le accuse di falso o i ricorsi al Tar ci sono stati sempre. Se anche il reato di falso ci fosse, sarebbe di un’associazione. Non altera l’intero. Potrebbe influire su tre, quattro seggi, non altera la composizione del consiglio. Il problema non sussiste – continua Giannone – né dal punto di vista civilistico, né da quello penale”.

Si può anticipare l’udienza al Tar?

“No. La cosa è stata studiata. Pensi che 396 pagine riguardano solo la corrispondenza tra Pagliaro e il ministero o l’assessorato. Io l’ho vista. Ogni cosa che Pagliaro ha fatto ha chiesto e gli hanno risposto. Tutto è passato a setaccio dell’assessorato. Infatti l’assessore ha scritto che era tutto giusto. Non dimentichiamo che a Catania c’è il commissario Rizzo. Tutto quello che è successo – carta per carta – è stata prodotta. Poi ci sono tutti gli elenchi. Un’unica udienza non basterà. La vera vittoria sarà quella di far completare l’accorpamento – conclude Giannone – prima che sarà UnionCamere a decidere”.

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28 Febbraio 2017, 06:35

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