Faraoni: "Il mio riferimento è Forza Italia: ecco la Rete ospedaliera"

Faraoni: “Il mio riferimento è Forza Italia: road map e rete ospedaliera”

La politica, le richieste dei manager e il futuro della sanità in Sicilia

PALERMO – “Sono un tecnico espressione del governo Schifani, di evidente appartenenza a Forza Italia e non potrebbe essere diversamente. Mi ha scelta il presidente”. La domanda politica è d’obbligo, anche se si parla con un ‘tecnico’. Daniela Faraoni, assessore alla Salute, si trova davanti all’incompiuta del mondo sanitario: la rete ospedaliera.

Un ruolo non semplice, l’ex direttore generale dell’Asp di Palermo si trova al centro tra le istanze dei manager e quelle del mondo politico. In una terra che sconta atavici problemi strutturali e organizzativi. Ecco quali sono le prospettive.

Lei è un tecnico, ma a quali ambienti politici è vicina? I franchi tiratori parlano della Lega…
“Sono un tecnico espressione del governo Schifani, di evidente appartenenza a Forza Italia e non potrebbe essere diversamente. Mi ha scelta il presidente”.

Il ritiro del comma 4 dell’articolo 12 in manovra suona come una bocciatura, favorita dalla presenza di voci critiche nella maggioranza
“È stato ritirato da me durante i lavori dell’aula per procedere a necessari approfondimenti che torneremo a fare in sesta commissione . Non è stato bocciato; è centrale la revisione della gestione delle nuove piattaforme per introdurre le innovazioni previste per l’eliminazione degli effetti di esubero liste di attese che le rendono un vero e proprio ostacolo all’accesso alle cure. Se le condizioni non c’erano per l’approvazione ci è sembrato giusto il ritiro. Ci riproviamo più in là oppure faremo diversamente”.

Assessore, a che punto siamo con la rete ospedaliera?
“Stiamo completando tutto il percorso di confronto necessario per portare a buon fine il progetto. La condivisione con i Comuni è stata fondamentale, io ho incontrato tutti i rappresentanti personalmente, i rettori, le organizzazioni sindacali”.

Qualche sindacato dice che non sa nulla della nuova rete
“Abbiamo convocato le sigle sindacali regionali che hanno partecipato a un incontro, e poi incontriamo la politica nella sesta commissione. L’iter è ormai in fase di definizione e a breve sarà trasmessa per l’apprezzamento la proposta in Giunta. Prima dell’adozione ovviamente il Presidente la invierà alla Presidenza dell’ars affinché la sesta commissione esprima il suo parere che è obbligatorio ma non vincolante e poi manderemo tutto al ministero della Salute per il parere tecnico, un parere determinante. Conta poco avere trovato l’accordo con le forze politiche se poi nelle sedi di verifica e controllo, noi siamo in piano di rientro, non si ritiene che possa risultare sostenibile la nuova rete”.

Lei ha davanti una sfida, quella dei Lea nella sanità, quali sono le direttrici della rete ospedaliera?
“La rete è incentrata su questa battaglia, abbiamo voluto mantenere gli ospedali più decentrati rispetto alle città metropolitane, che svolgono una funzione importante, abbiamo voluto mettere dentro tutta una serie di servizi che erogano attività fondamentali per poter assolvere ai bisogni essenziali dei cittadini. Per esempio, il servizio di oncologia, per consentire ai pazienti di essere curati in prossimità. L’oculistica, per i trattamenti della cataratta ed evitare che il cittadino anziano debba fare 100 chilometri”.

Un altro elemento che ha portato la Sicilia in forte ritardo nelle classifiche è rappresentato dai numerosi accessi non urgenti nei pronto soccorso
“Abbiamo una visione sistemica, puntando sugli ospedali anche di prossimità. Questa grande quantità di codici verdi che si presentano nei pronto soccorso, con le case di comunità, dovrebbe essere sensibilmente ridotta. Lo abbiamo visto a Patti, nell’occasione dell’inaugurazione della struttura, un cittadino con una colica renale ha trovato immediatamente accoglienza. Non è stato necessario che si recasse nel vicino pronto soccorso. È chiaro che tutti abbiamo bisogno di una nuova cultura, nella gestione e utilizzo di queste strutture”

Altro elemento è quello della prevenzione, carente secondo le classifiche
“Stiamo cercando di concentrare l’impegno delle direzioni generali, sono state convocate non solo per verificare lo stato del Pnrr, che facciamo continuamente, ma anche per poter ragguagliare i nostri direttori generali sull’esito dell’incontro che abbiamo avuto al ministero della Salute. Non è possibile che in ambito di vaccinazione a noi risultino meno vaccini somministrati di quelli acquistati. O c’è una discordanza di elementi o ci sono vaccini non registrati”.

Altro scoglio, i tempi d’attesa
“Penso di avere già risposto, tutta la nuova organizzazione è pensata per un fluire delle attività. Abbiamo in esame una pianificazione che dovrebbe portare un cambiamento radicale nella modalità di accogliere la richiesta della prenotazione, che dovrebbe prevedere linee di facilitazione nei confronti dei cronici e dei fragili o di chi ha bisogno di una prestazione urgente nei tempi brevi. Dobbiamo rivedere il processo organizzativo e prevedere una nuova modalità di presa in carico. Questo è uno studio condiviso dal governo Schifani e dobbiamo passare alla fase operativa”.

Molto criticato è stato l’aumento di posti letto a Paternò, solo un caso?
“Inizialmente sì, ma poi abbiamo riequilibrato i sistemi”

Ci dica la verità, per la Rete ospedaliera da chi ha ricevuto più richieste, dai manager o dal mondo politico?
“I manager hanno lavorato con grande solerzia nei confronti delle indicazioni, la politica ha fatto la sua parte, tutto l’arco rappresentato all’interno della compagine parlamentare ha fatto delle richieste. Le richieste conciliabili con i nostri principi di rete sono state accolte. Per questo facciamo i confronti, non per un’arida applicazione delle procedure. Contemperare le richieste spesso confliggenti non è un’operazione facile e sono questi i momenti in cui abbiamo registrato criticità. Non ho la presunzione di aver fatto un’operazione impeccabile, ma ho cercato di fare un Piano che possa trovare la possibilità di essere realizzato. Abbiamo preso in esame una tale quantità di dati che non escludo qualche svista”.

Una criticità è quella per la rete dello stroke, che è incompiuta. Chi viene colpito da un ictus rischia se non può raggiungere in tempo la struttura sanitaria specializzata
“La rete per lo stroke l’abbiamo rivista tutta e ho preteso che fosse tutta coperta, senza aree scoperte che mettono in difficoltà la possibilità di agire nei tempi necessari, nei confronti del cittadino. Uno stroke, che mette in condizioni invalidanti un cittadino, mette in ginocchio la famiglia e tutti coloro che operano attorno a lui. Magari si perde un grande professionista, bisogna guardare a questa cosa per capire che è un bisogno sociale, non è dover difendere un campanile piuttosto che un altro. Bisogna coprire tutto il territorio”.

Rete ospedaliera, quali saranno i tempi?
“I tempi saranno quelli necessari, non andiamo in ferie, lavoreremo tutta l’estate. Sono operazioni che si possono realizzare in breve tempo, se si può trovare la coralità di azioni che ci vogliono per fare tutto quello che è necessario. Dobbiamo portare dentro i professionisti che lavorano nei nostri sistemi. Ricordo che mettere a posto le liste d’attesa può determinare anche conseguenze economiche vantaggiose al nostro sistema sanitario! È una grande sfida e i tempi non sono facili da prevedere. Dipenderà dalla nostra capacità e da quella dei nostri direttori generali delle aziende di introdurre le innovazioni gestionali che sono necessarie e dalla disponibilità della società ad accettarle”.


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