Decreti e bracci di ferro: Camera del Sud Est vicina al traguardo

Decreti e bracci di ferro: Camera del Sud Est vicina al traguardo

Una vicenda intricata e profondamente tecnica: ma dai risvolti inevitabilmente politici.

CATANIA. Al termine di undici anni di storia infinita, tra polemiche e diatribe giudiziarie di ogni tipo, la Camera di Commercio del Sud Est potrebbe essere arrivata a un definitivo capolinea. E’ quanto emerge dal D.A. n. 840 del 25 maggio 2023. Il Decreto è stato firmato dall’assessore alle Attività Produttive della Regione Siciliana, Edmondo Tamajo, e non si occupa solo del Sud Est ma stabilisce in che modo la Regione Siciliana – quella a cui spetta l’ultima parola – abbia deciso che in Sicilia le Camere di Commercio sono quattro: ha confermato quella di Messina, che continuerà a camminare da sola; l’accorpamento di Palermo con Enna e quello tra Catania, Siracusa e Ragusa – il famoso Sud Est, quindi – che, tra l’altro era già in essere da settembre 2017. E ha stabilito che la quarta è quella di Agrigento, Caltanissetta e Trapani.

Il dispositivo

E’ questa la parte finale del provvedimento, quella con cui si decreta, al netto di tutti i visto, i considerato, i preso atto e i ritenuto, che spesso vengono saltati a piè pari e che, invece, rappresentano la storia (anche) legislativa e le motivazioni di una decisione presa sulla base di quanto disposto dalla legge 14 del 24.02.2023: “La Regione Siciliana, in considerazione delle competenze e dell’autonomia ad essa attribuite, può provvedere, entro il 31 dicembre 2023, a riorganizzare il proprio sistema camerale, anche revocando gli accorpamenti già effettuati o in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto (…)”.

I territori

Decisione che non ha mancato, anche stavolta, di suscitare polemiche da chi vorrebbe, adesso, che la Camera di Commercio di Catania ricominciasse a camminare da sola – forte del suo essere area metropolitana – o, magari, accorpandola a Enna che, a sua volta, è già accorpata a Palermo. I detrattori non si esprimono sul futuro delle CamCom di Siracusa e Ragusa, anche se i territori della Sicilia sudoccidentale fanno notare, per iscritto, che l’accorpamento a 5 proposto nell’emendamento del Decreto Sostegni Bis forse (ma è un forse ironico) non è proprio l’optimum.
Perché metterebbe insieme territori troppo diversi tra loro per logistica, tipologia e cultura. Senza considerare il tempo necessario per attraversare la Sicilia per chi da Trapani o da Ragusa dovesse spostarsi nella parte opposta per qualunque motivo, ovviamente camerale. 

La legge Madia

Un’altra delle idee lanciate da chi non vuol più vedere la Camera del Sud Est è quella di modificare la Legge Madia, la 124/2015, proponendo magari un emendamento che consenta di sforare il numero massimo di 60 Camere di Commercio in tutta Italia. L’idea è davvero al vaglio delle associazioni datoriali che hanno partecipato alla riunione convocata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy che si è svolta a fine maggio ma cinque giorni dopo la firma del decreto regionale. Creando anche qualche incidente dal punto di vista diplomatico.

Ci si è chiesti se ci sia la volontà di modificare la Madia. In altre parole, se sia modificabile per risolvere un problema siciliano lo si potrebbe – o dovrebbe – fare anche per andare incontro alle esigenze di altre regioni.
In fondo neanche la bomba che era stata lanciata a luglio 2021 con l’emendamento inserito (e poi approvato) nel Decreto Sostegni-Bis aveva modificato la legge Madia, ma solo imposto, o proposto, una nuova composizione camerale – quella a 5 appunto – che metteva insieme tre Camere occidentali con due orientali lasciando inalterato il numero finale. A patto però che questa nuova realtà non provocasse nuovi esborsi per nessuno. 

LiveSicilia ha seguito tutte queste vicende in modo capillare e ogni volta il motivo sembrava celarsi sotto il controllo dell’aeroporto di Catania di cui la Camera del Sud Est è il socio di maggioranza.

Il decreto del 30 marzo 2022

Ora la domanda è se sia possibile riportare indietro le lancette a settembre 2017 azzerando non solo l’accorpamento del Sud Est ma rimettendo al loro posto beni, fondi, proprietà, dipendenti, pensioni e tutto quanto ciascuna Camera ha portato in dote per quel matrimonio, senza che tutto questo preveda l’esborso di un solo euro. Alla lettera “di nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Ma c’è anche uno studio giuridico, economico e finanziario realizzato da professionisti incaricati da UnionCamere Sicilia che conferma l’opportunità di mantenere il sistema camerale siciliano nella situazione antecedente il decreto del 30 marzo 2022, cioè una divisione a 4 nella quale il Sud Est rimane così com’è. E il bello è che “il così com’è” è esattamente l’accorpamento che hanno voluto, e firmato, le associazioni che componevano le Camere di Catania, Ragusa e Siracusa poco meno di dieci anni fa. Lo stesso per il quale i due gruppi di maggioranza che facevano capo a Confindustria e Confcommercio si sono battuti e del quale ciascun gruppo avrebbe voluto lo scettro.


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