CATANIA – Il 10 giugno 2023, a bordo della sua Opel Meriva, investì e uccise la signora Concetta De Bormida di Centuripe. La vittima si trovava assieme alla moglie dell’imputato, a cui stava facendo compagnia. Ora approda in appello il processo a Pietro Maurizio Nasca, condannato in primo grado a 27 anni di reclusione. A ricorrere è la difesa di Nasca, assistito dall’avvocato Fabio Presenti, e l’assicurazione per la responsabilità civile, che è stata condannata al risarcimento in solido con Nasca.
Il processo si aprirà il prossimo 22 gennaio, dinanzi ai giudici della prima sezione penale della Corte d’appello di Catania, presieduta da Elisabetta Messina. In primo grado la Corte d’assise presieduta da Maria Pia Urso lo ha riconosciuto colpevole di omicidio e tentato omicidio. Gli hanno riconosciuto la seminfermità mentale, ma questo è stato ritenuto equivalente all’aggravante di aver agito per “motivi abietti e futili”. Da qui il calcolo finale di 27 anni di reclusione.
Il ricorso del difensore
A fare ricorso, come detto, è stato il difensore, il quale pure – a margine della lettura del dispositivo della sentenza, un anno fa, aveva espresso soddisfazione perchè la sentenza accoglieva il vizio parziale di mente. Già in quella sede tuttavia il legale aveva annunciato appello, perchè la difesa chiedeva anche di escludere l’aggravante.
Nasca è stato dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e dopo che avrà finito di scontare la sua pena dovrà restare per 3 anni in una comunità terapeutica. L’imputato, in solido con il Fondo di garanzia per le vittime della strada, dovranno risarcire i danni alle parti civili, ovvero l’ex moglie e il figlio della signora De Bormida, quest’ultimo assistito dall’avvocato Emanuela Fragalà.
La tesi dell’assassino
Nasca ha dichiarato nell’interrogatorio di esser stato per tre anni in cura al Sert di Giarre e di esser stato ricoverato a Trecastagni. L’imputato ha raccontato inoltre le accuse che rivolgeva alla vittima, che lui accusava di mettere zizzania tra lui e sua moglie. E quando le due donne, dopo esser state in clinica, si sarebbero allontanate da lui, sarebbe scattato “un attacco”. L’accusa che l’assassino rivolgeva alla vittima, peraltro, non hanno trovato riscontro.
Anzi è emerso che la signora De Bormida era una donna molto gentile e buona: stava semplicemente tentando di aiutare l’ex moglie di Nasca. “Cercavano di evitarmi mentre camminavano – aveva raccontato – e allora mi è preso un attacco e le ho investite. Le ho investite due volte, poi mi sono allontanato e mi sono formato al bar, dove ho chiamato il 113 e gli ho detto quello che avevo fatto”.

