Dimissioni o mozione | In 38 pronti a staccare la spina

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29 Maggio 2012, 20:55

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Se non saranno dimissioni, sarà mozione di sfiducia. In 38 tra i novanta deputati dell’Ars, rispondendo alle sollecitazioni di Live Sicilia sulla necessità di porre fine alla legislatura da subito, hanno sottolineato la necessità di staccare la spina al governo Lombardo. Un governo che cambia volto di ora in ora, di minuto in minuto. Gli addii di Marino e D’Antrassi, infatti, hanno nuovamente modificato i connotati di un esecutivo fino a ieri composto solo da “tecnici”. Ma prima l’ingresso di Aricò e Spampinato, poi l’addio dell’ex prefetto proprio a causa della mutazione dell’identikit della giunta, hanno spinto diversi deputati a chiedere la fine della legislatura. Anche in aula, oggi, dove Toto Cordaro ha detto: “Ridiamo dignità alla Sicilia. Andiamocene a casa. I siciliani – ha detto – avevano scelto un’altra maggioranza, e adesso si ritrovano una regione governata da chi aveva perso le elezioni”.

E il Pid è stato tra i primi gruppi parlamentari ad aderire compatto alla proposta di Live Sicilia. Solo nel corso della giornata di oggi, però, ecco anche le adesioni di Davide Faraone del Pd, di Cateno De Luca di diversi esponenti del Pdl. E se non tutti i deputati “azzurri” sono pronti a dimettersi, tutti concordano sulla necessità di ripresentare la mozione di sfiducia. “Il gruppo in questo senso è unanime – ha detto il capogruppo Leontini – e del resto, quando presentammo la mozione, ci venne chiesto di discuterla dopo l’approvazione di bilancio e Finanziaria. Adesso è giunto il momento, e se io e qualcun altro saremmo pronti anche alle dimissioni, tutti, nel Pdl, concordano sulla necessità di staccare la spina a questo governo”.

E compatto è intervenuto anche il gruppo dell’Udc, che, però, ha sottolineato come le dimissioni rappresentino un percorso meno agevole di altri: “L’iniziativa promossa da LiveSicilia, che invoca la fine anticipata della Legislatura all’Ars, – ha detto il capogruppo dei centristi Giulia Adamo – è per il gruppo parlamentare dell’Udc condivisibile, e per questa ragione è stata sottoscritta, ma rischia di rimanere sterile se non vengono colmati alcuni vuoti normativi. Abbiamo firmato questa iniziativa – ha aggiunto – come manifesto. Per potere essere efficace occorre, tuttavia, una norma d’attuazione che preveda cosa accada nel caso di dimissioni contemporanee della metà più uno dei deputati. In questo momento – ha concluso – il modo più semplice per dare alla Sicilia la possibilità di esprimere un nuovo progetto politico è quello di concordare con le forze d’opposizione la discussione in aula di una mozione di sfiducia”.

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Un’idea che piace al gruppo di Grande Sud, che invece ritiene irrealizzabile l’ipotesi delle dimissioni di massa: “Piuttosto che dichiarare la propria disponibilità alle dimissioni che non servirebbero allo scopo secondo l’articolo 8 dello Statuto, – ha detto il capogruppo Titti Bufardeci – poiché manca una norma applicativa del principio, reputo invece indispensabile,considerando i continui stravolgimenti della giunta Lombardo si è dimesso pure il vicepresidente della Regione Giosuè Marino che il presidente Lombardo venga a riferire in Aula. Solo dopo che Lombardo riferirà in Aula – ha concluso – sarà opportuno valutare se ripresentare la mozione di sfiducia rielaborando le motivazioni”.
Una nuova mozione, quindi, nella quale troverebbero posto anche le motivazioni legate al recente rimpasto, ai problemi affrontati per l’approvazione di bilancio e Finanziaria, alla natura stessa dell’esecutivo.

Insomma, in 38 sono pronti a dire “basta”. Un numero non sufficiente, ancora. Perché diversi, tra gli esponenti del Partito democratico sono tentati dall’idea di aderire alla proposta. E domani si riuniranno per un incontro tra deputati, richiesto dal capogruppo Cracolici. Basta che siano in otto indicare la fine della legislatura, per sancire il voto anticipato prima ancora delle dimissioni del governatore. Un voto che potrebbe arrivare, in quel caso, subito dopo l’estate, anticipando dunque l’uscita da questa clamorosa empasse politica.  Con alcune settimane di “anticipo” rispetto alla data indicata dal governatore, che potrebbero rivelarsi preziosissima per una regione in grande difficoltà. “Votare a fine ottobre – spiega il vicepresidente dell’Ars Santi Formica – significa non poter dialogare col governo nazionale che in quei giorni varerà la Finanziaria. E sopratutto, non avere il tempo di affrontare alcune emergenze come quelle dei Forestali e dei precari che rischiano di esplodere a fine anno”. Insomma, meglio far presto. Sia che si scelga la strada delle dimissioni o della sfiducia. E nonostante una “campagna” da portare avanti al mare.

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29 Maggio 2012, 20:55

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