Un uomo, al culmine di una violenta lite familiare, ha ucciso la moglie e la figlia di 8 anni colpendole con numerose coltellate a Catania. La tragedia é avvenuta questa mattina in via dell’Iris, nel popoloso rione di San Giorgio. Al momento del duplice omicidio, in casa c’era anche un altro figlio della coppia, una ragazza di 13 anni, che è stato ferito ed è adesso ricoverato in ospedale ma non è in pericolo di vita. L’uomo è stato arrestato da carabinieri del Nucleo radiomobile del Comando provinciale di Catania, che hanno fatto irruzione nell’appartamento e lo hanno trovato mentre ancora impugnava il coltello. I militari erano intervenuti dopo le segnalazioni al 112 dei vicini di casa che avevano sentito la donna e i figli urlare e chiedere aiuto.
L’omicida è Carmelo Sanfilippo, 48 anni, ed è ricoverato nell’ospedale Garibaldi di Catania perché prima dell’arrivo dei carabinieri aveva tentato di suicidarsi infliggendosi delle coltellate all’addome. L’uomo è piantonato da carabinieri del comando provinciale. E’ ricoverata nell’ospedale Vittorio Emanuele, in gravi condizioni di salute ma non in pericolo di vita, la figlia di 13 anni, e non figlio, come si era appreso in un primo momento, che é scampata alla tragedia. I corpi della moglie, una donna di 35 anni, e della figlia di 8 anni dell’omicida sono stati trovati riversi nel sangue nella stanza da letto della loro abitazione. Sanfilippo è incensurato e lavora in una ditta che fabbrica casse da morto del fratello.
L’omicida: “L’ho fatto per eccesso di stress”
“Non mi importa quello che scrivete su di me, dite pure che ho agito per eccesso di stress…”. Sarebbero le uniche frasi pronunciate da Carmelo Sanfilippo dopo l’arresto da parte dei carabinieri per l’uccisione della moglie, della figlia di otto anni e del ferimento della primogenita di 13 anni. L’uomo è piantonato nell’ospedale Garibaldi dove è ricoverato per le ferite all’addome che si è inferto nel tentativo di suicidarsi ma è sveglio e apparentemente lucido. Dall’esame del medico legale è emerso che la moglie, Maria Grazia Drago, di 35 anni, che tutti in famiglia chiamavano Monica, è stata assassinata con una ventina di coltellate, mentre la bambina di otto anni con 6-7 colpi della stessa arma all’addome. La piccola, che era nel suo letto, ha anche un’ecchimosi alla mandibola, come se il padre l’avesse tenuta ferma mentre l’uccideva.
L’altra figlia salva grazie all’intervento dei carabinieri: “Non voglio più vedere mio padre”
Nonostante fosse ferita, è uscita di casa di corsa all’arrivo dei carabinieri – che hanno fatto irruzione nella sua abitazione – per sfuggire all’ira omicida del padre che era ancora con il coltello in mano sporco di sangue. I militari intervenuti sul posto non hanno dubbi: la figlia tredicenne di Carmelo Sanfilippo deve la vita ai vicini di casa che hanno allertato il 113 e al pronto intervento degli investigatori, altrimenti anche lei, probabilmente, sarebbe stata uccisa a coltellate dal padre come era già accaduto poco prima alla mamma di 35 anni e alla sorella di 8 anni. Sconvolta, appena la porta di casa è stata aperta la tredicenne si è lanciata fuori di corsa ed è stata abbracciata da un carabiniere che l’ha subito portata via. Soccorsa con un’ambulanza del 118 la ragazzina, che aveva diverse ferite da arma da taglio, è stata condotta subito nell’ospedale Vittorio Emanuele dove è ricoverata con la prognosi riservata, ma non è in pericolo di vita.
“Mamma e papà hanno litigato, e io a lui non voglio più vederlo…”. E’ questa la richiesta della ragazzina. A raccoglierla è stato lo zio della madre, Antonino Privitera, di 70 anni, che abita nello stesso stabile di via dell’Iris, che l’ha stretta tra le braccia dopo che i carabinieri l’avevano soccorsa. “Ero sceso dopo essere stato avvertito da vicini di casa – ricorda Privitera – e ho bussato alla loro porta: mi ha aperto la figlia di 13 anni, che è subito ‘scomparsa’. Lui era seduto sul divano: mi ha detto di recarmi subito in garage per andare a prendere mia nipote. Sono sceso di corsa ma Monica (come i familiari chiamano Maria Grazia Drago, ndr) non c’era. Sono risalito e ho saputo cos’era accaduto”. Lo zio non crede al movente passionale ma reputa più probabile l’ipotesi del momento di follia. “Il diavolo – ipotizza – gli ha preso il cervello. Lui che era ateo e che aveva convinto la moglie a lasciare la religione. Eppure era un padre affettuoso e premuroso. E’ uscito pazzo….”.
Nella stessa via, 27 anni fa una strage di mafia
Via dell’Iris a Catania rievoca storie di stragi. Quella di oggi, con un uomo che uccide a coltellate la moglie e la figlia di 8 anni, ferisce gravemente la primogenita di 13 anni, e poi tenta di uccidersi. Ma c’e anche quella storica di mafia, nel 1982, in via dell’Iris 15, in cui furono uccise sei persone e ferite altre cinque. Era la sera del 26 aprile di 27 anni fa, quando un gruppo di fuoco, armato con quattro bombe a mano (due rimasero inesplose), fucili Kalashnikov e pistole automatiche, sparò all’impazzata contro una ventina di persone che stavano partecipando a una festa privata. Obiettivo era il capomafia Benedetto Santapaola, gia allora latitante. Secondo la ricostruzione fatta successivamente dalla Procura di Catania, a ordinare la strage, che passerà alla storia giudiziaria come quella di via dell’Iris, erano stati esponenti di spicco della cosca rivale dei Pillera. Avevano appreso che il loro ‘rivale’ era stato invitato alla festa, dove si giocava a carte, e avevano progettato la strage: spararono all’impazzata e fecero esplodere le bombe a mano per uccidere il boss rivale, che però quella sera aveva deciso di non andare alla festa.
(fonte ANSA)