CATANIA – “Se avevi un paio di valigie di soldi me li davi nelle mani e andavamo a comprarci i voti, siccome queste cose non ne facciamo, gli ho detto di tagliarla con questo spacchio di Pd”.
È lo sfogo amaro, dopo la sconfitta di Angelo Villari, uomo di punta del Pd, alle regionali, del sindacalista Giovanni De Caudo, Cgil, intercettato dai carabinieri mentre parla con Fabio Frisina, esponente malavitoso legato al boss Salvatore Puglisi di Mascalucia, uno dei territori più caldi dell’hinterland etneo.
Frisina, come hanno documentato gli inquirenti, avrebbe pattuito con Villari il sostegno elettorale in cambio di presunte raccomandazioni all’interno del mondo dei rifiuti. E, se questo, secondo le ipotesi della Procura – che comunque non avrebbero iscritto l’attuale segretario del Pd tra gli indagati – sarebbe accertato, c’è un elemento in più, che viene fuori dalle carte: Villari non avrebbe accettato di fare come altri candidati, si sarebbe rifiutato di scendere in campo con i soldi. Raccomandazioni sindacali sì, ma voti comprati no, almeno secondo quello che è stato, durante la campagna elettorale, uno dei più fidati sostenitori, il suo “galoppino”, sceso a patti anche con il mondo dei rifiuti, un settore da sempre pieno di insidie, dove, però, si sa bene con chi si va a parlare.
IL RISULTATO E IL PD – Il sindacalista De Caudo, mentre parla con l’esponente del clan di Mascalucia, ripercorre anche il boicottaggio interno del Pd nei confronti di Villari, al quale avrebbe detto, dopo lo spoglio: “Fatti qua i conti, che tu volevi pigliare, gli stai mettendo 1.000 voti in più a Catania, ma chi spacchio eri tu a Catania che prendevi, per dire, tu ‘mbarea te ti manca Beretta che mi hai detto di votarlo, ti manca D’Avola e mi hai detto di votarlo, ti manca Raciti, ti manca Bianco, ora finiscila gli ho detto, ‘mbare hai preso 700 voti? Sì, ne hai presi 2.700? Vedi che tu hai fatto l’exploit, vedi che sei secondo, li vuoi guardare? Caudo tira in ballo quelli che, durante la campagna elettorale non hanno sostenuto Villari, fa i nomi dei pezzi da novanta, che hanno portato acqua ad altri mulini.
I QUARTIERI – De Caudo è un fiume in piena: “Li vuoi guardare queste sezioni? Vedi dove li hai presi 30 voti, per ogni sezione hai 30 voti, Stradale San Giorgio, via della Concordia, via Plebiscito, Giosuè Carducci, ‘mbare tutti in zone che tu, nei quartieri, neppure sai come sono fatti i quartieri, e se tu ti facevi nei quartieri vedi che non ne prendevi 30!”.
Poi De Caudo fa qualche nominativo di politici candidati alle regionali, in possesso dei magistrati e aggiunge: “Hai saltato i moostri, mbari qua dalle nove di sera in poi qua iniziavano a dividere soldi per le fotografie come niente fosse e noi abbiamo fatto la campagna dei poveri”. Villari gli avrebbe confidato di “aver speso 25mila euro”. Caudo gli avrebbe risposto così: “Venticinquemila euro non è un cazzo! Perché lo sai, quello (il sindacalista si riferisce a un altro candidato del Pd in corso di identificazione ndr), ha speso un milione di euro e quello 700mila euro”.
I SOLDI – Caudo continua: “Allora facciamo, gli ho detto, la campagna come loro, gli ho detto ce li hai un paio di valigie tu di soldi, avevi un paio di valigie di soldi, me li davi nelle mani e andavamo a comprarci i voti, siccome di queste cose non ne facciamo, ora gli ho detto, la vuoi tagliare con questo spacchio di Pd cortesemente ‘mbare che mi hai fatto gonfiare la minchia a me! Alle persone al Pd gli doveva dire che era Forza Italia per votare Pd”.
LE FOTO – De Caudo confida di avere 40 foto delle schede elettorali a sostegno di Villari, “voti sicuri che sono amici miei perché avevo le fotografie”, persone che hanno rischiato, e tra loro uno in particolare, “Deffo”, che avrebbe pubblicato la scheda elettorale su facebook
IL SINDACATO – “È stata la Cgil, minchia ‘mbare era morto – confida Caudo a Frisina – la Cgil dove tu hai messo il posto di potere, che questi ‘mbare sono andati a votare solo per lui”. Poco dopo il sindacalista, mentre discute con Frisina delle mosse da fare dopo lo spoglio, tira in ballo il numero uno della Cgil Giacomo Rota. “Domani da Giacomo Rota, certo all’attacco, ora da Giacomo, perché gli dico ho parlato con Angelo ora devo parlare con te!”.
Lo scopo è ottenere il mantenimento delle promesse per le quali Villari era stato sostenuto. Frisina chiede come sia andata l’interlocuzione. “Prima ho parlato con il capo”, dice Caudo riferendosi a Villari, dopo toccherebbe a Rota. “Mi raccomando gli ho detto, per Fabio, vedi come puoi sistemare la cosa, e vedi ‘mbare di mantenere qualche determinata promessa”.
“Ma lui – conclude il presunto malavitoso – a me…mi deve sistemare questa cosa mia personale, solo così la può sistemare”.
LA REPLICA DI ROTA. Le intercettazioni pubblicate da LiveSicilia sfiorano anche il sottoscritto nel ruolo di segretario generale della Cgil di Catania, ma mi dichiaro, e con forza, totalmente estraneo a questa vicenda. “Sono certo non solo di non essere mai stato interpellato da Giovanni De Caudo a proposito della persona e dei temi trattati, ma di non essermi mai occupato direttamente del comparto rifiuti. Unica eccezione: il caso della complicata vertenza del “bacino prefettizio igiene ambientale” che a Catania vide protestare a lungo 105 persone nel 2018 e che grazie al duro lavoro della Cgil si è chiusa favorevolmente per i lavoratori. Spiace infine che dettagli non essenziali finiscano per coinvolgere, sebbene di striscio, persone e ruoli che nulla hanno a che vedere con l’inchiesta”.