Esami taroccati all’Università | Pizzini segreti, tremano gli studenti

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02 Febbraio 2016, 12:19

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PALERMO – Un filone delle indagini è già chiuso. Un altro, però, è ancora in corso. La faccenda degli esami “comprati” all’Università di Palermo non è arrivata al capolinea. Parecchie responsabilità sono state già accertate, tanto che ci sono già state della condanne e si sta celebrando un processo. Nuove segnalazioni di esami sospetti, però, sono al vaglio di magistrati e poliziotti in collaborazione con l’Ateneo palermitano. Gli investigatori hanno in mano degli appunti che potrebbero portare a decifrare nuovi nomi di studenti che avrebbero fatto i furbi tra il 2007 e il 2010. Ecco perché la revoca della prima laurea, di cui scrive oggi Repubblica, rischia seriamente di essere seguita da analoghi provvedimenti. Sono decine le lauree “sospette”.

Secondo la ricostruzione della Procura di Palermo, un esame costava una cifra compresa fra mille e 1.500 euro. A seconda della facoltà. Architettura e Ingegneria erano più “economiche” di Economia. Bastava pagare e nel piano di studi spuntavano esami mai sostenuti. Non c’era bisogno di presentarsi davanti ai prof della facoltà di Economia e Commercio, Architettura e Ingegneria. Fino a quando il rettore non sentì puzza di bruciato. Fino a quando gli agenti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile non misero il naso nei segreti dell’Ateneo. I recordman sarebbero tre studenti di Economia e Commercio. Davide Di Salvo, Giuseppe Lo Buono e Caterina Guddo che si sarebbero laureati, rispettivamente, con 25, 19 e 12 esami taroccati.

Degli accessi nel sistema informatico, tutti eseguiti con password, restava una traccia indelebile. Che probabilmente mai avrebbe fatto scattare il sospetto degli investigatori. A questo ci ha pensato la dipendente dell’Ateneo, Rosalba Volpicelli, che denunciò ai poliziotti di essere stata avvicinata e minacciata da alcuni universitari. Fu il via alle indagini che arrivarono ad una prima svolta quando il marito di una studentessa ammise che la moglie “nel mese di aprile del 2010 aveva versato a tale Giaconia Francesco (un ex studente, ndr) la somma di 3.500 euro in contanti da lei stessa prelevati da un conto corrente postale cointestato con la madre, in cambio della registrazione al sistema informatico dell’Università degli ultimi tre esami”.

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Poi, nel cassetto della segreteria dell’impiegata universitaria furono sequestrati alcuni appunti. C’erano nomi, date di nascita, numeri di matricola, indicazioni di materie, messaggi di gratitudine. Una sfilza di indicazioni su cui sono ancora in corso gli accertamenti della polizia. Potrebbero servire a identificare altri studenti che hanno approfittato del sistema illecito di attribuzione di esami mai sostenuti.

 

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02 Febbraio 2016, 12:19

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