CATANIA – Sfollati, feriti, macerie. Il linguaggio e la scena sono quelli di una guerra a San Giovanni Galermo, dove una fuga di gas ha causato un’esplosione che si è sentita in gran parte della città e ha polverizzato un edificio, danneggiandone un altro.
Il giorno dopo lo scoppio le forze dell’ordine continuano a lavorare per mettere in sicurezza la zona, per il momento tagliata via da gas ed elettricità. Ancora non è stata trovata, infatti, l’origine della fuga che ha causato l’esplosione.
Nella mattina i vigili del fuoco iniziano a rimuovere i detriti, dopo una notte passata con i nuclei cinofili a cercare eventuali dispersi non segnalati alle forze dell’ordine. L’unica persona per cui si temeva, un uomo di cui un familiare non aveva più tracce, si era allontanato dalla zona ma ha fatto avere sue notizie in tarda notte.
La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta sull’esplosione. Il reato ipotizzato è disastro colposo. Lo ha confermato il procuratore Francesco Curcio sottolineando che “abbiamo indagi in corso”. Titolari del fascicolo sono il procuratore aggiunto Fabio Scavone e il sostituto Emanuele Vadalà.
Esplosione a Catania: i danni e i feriti
Si fa quindi la classica conta dei danni, con 14 feriti di cui 2 in prognosi riservata, 2 già dimessi e gli altri ancora negli ospedali cittadini. Le famiglie coinvolte direttamente nell’esplosione sono 2 ma sono già più di 150 gli sfollati delle palazzine limitrofe, ospitati in due alberghi di Catania o da conoscenti.
Intorno al cordone di sicurezza delle forze dell’ordine, nel mattino della rimozione delle macerie, arrivano a piccoli gruppetti degli abitanti della zona. Chiedono di poter vedere le proprie case, di poter prendere medicine e oggetti essenziali, e raccontano la paura dell’esplosione.
Una signora nel momento dell’esplosione era uscita in balcone per controllare cosa stesse succedendo, dato che sentiva già da molto tempo una forte puzza di gas. Mentre era fuori è stata travolta dall’onda di scoppio e sbalzata indietro. Racconta di avere avuto molta paura, e di essere stata sfollata subito dopo. Ha dormito da amici, e si fida del fatto che la ospiteranno fino a che non potrà entrare di nuovo in casa sua.
La zona è guardata in ogni angolo da polizia e carabinieri. Sono in corso le verifiche sugli edifici e fino a che non ci sarà via libera nessuno potrà avvicinarsi. Ma le forze dell’ordine stanno anche controllando che non ci siano sciacalli che cerchino di predare le case evacuate.
L’evacuazione
Le testimonianze degli abitanti del luogo concordano tutte sul fortissimo odore di gas che si sentiva nel quartiere nelle ore precedenti all’esplosione. Due persone in particolare, madre e figlia, dicono che la casa distrutta dallo scoppio non era disabitata, ci avrebbe vissuto la nonna per 40 anni e anche loro ci avrebbero vissuto per 18 anni.
Secondo il loro racconto, la donna si sarebbe trovata in macchina al momento dell’esplosione, proprio di fronte all’edificio, e dopo essere stata colpita dai detriti è stata subito soccorsa dalle forze dell’ordine e portata in ospedale, per diversi graffi al viso e un problema serio alla caviglia.
L’evacuazione della zona è stata rapidissima dopo lo scoppio, ma non è ancora chiaro se le case della zona interessata dalla fuga di gas fossero già state vuote prima dell’esplosione.
Anche la ricerca di dispersi è stata influenzata da questo dubbio: come dice un dirigente delle forze dell’ordine a taccuini chiusi, nel quartiere dell’esplosione “una cosa è quello che dice la carta e una cosa la realtà”, e il lavoro dei soccorritori si è concentrato anche sul verificare che dopo l’esplosione non ci fossero dispersi o feriti non segnalati o che non risultassero nell’anagrafe di chi vive nella zona.