18 Luglio 2012, 10:49
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Un altopiano carsico, eroso da un fiume sotterraneo. È l’immagine evocata dal sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio in apertura del suo intervento nel nuovo processo d’appello contro Marcello Dell’Utri, accusato di concorso esterno a Cosa Nostra. “In questo processo è stato tolto molto, a cominciare da tutta la parte successiva al 1992: adesso il rischio è la prescrizione” ha detto Patronaggio che si accinge a chiedere nuovi testi dopo che nel marzo la Cassazione aveva annullato la condanna a sette anni per il senatore del Pdl.
Il primo dei testimoni che Patronaggio ha chiesto alla corte di ascoltare è l’ex premier Silvio Berlusconi, che proprio in queste ore è stato convocato anche dai magistrati che indagano sulla trattativa Stato – mafia. Dell’Utri infatti risulta indagato a Palermo anche per estorsione: secondo i pm avrebbe convinto l’amico Berlusconi a cedere alle minacce di Cosa nostra, ottenendo anche dazioni di denaro. È per questo che i magistrati vogliono sentire l’ex premier come testimone: per loro sarebbe parte offesa dallo stesso Dell’Utri.
Patronaggio ha quindi chiesto che Berlusconi venga a relazionare in aula sulle estorsioni che avrebbe subito negli anni dallo stesso Dell’Utri. Nel primo processo Berlusconi era stato citato, ma essendo imputato di reato connesso si era appellato alla facoltà di non rispondere. Questa volta, se la corte darà il via libera, verrebbe come testimone, obbligato quindi a dire la verità.
Il senatore Dell’Utri è tornato nuovamente al palazzo di giustizia palermitano dopo due processi da imputato (il primo grado e l’appello annullato per concorso esterno in associazione mafiosa) e una rapida visita nel dicembre scorso nell’inedita veste di testimone sul caso Mattei.
“Rieccomi qui, sono il portavoce del cancro giudiziario” ha esordito Dell’Utri, che ha assistito alla prima udienza del processo passeggiando nervosamente tra l’aula e il corridoio del secondo piano del palazzo di giustizia. “La verità è che da questo processo non mi aspetto un cazzo” ha esclamato Dell’Utri chiacchierando con i giornalisti. “La corte mi sembra composta da brave persone, bravi giudici, io nonostante tutto ho ancora fiducia nella giustizia: quindi sono da ricoverare. Assieme ad Ingroia però, andiamo insieme, perché qui se c’è un pazzo è proprio lui”.
Il senatore è stato raggiunto dalla notizia della nuova indagine per estorsione proprio mentre seguiva il suo processo, al secondo piano del palazzo di giustizia di Palermo e a pochi metri dalla procura. “Estorsione? Bah! Qui ogni giorno ne escono fuori una. La verità è che c’è una curiosità morbosa. Cosa interessa a questi giudici dei miei soldi? Cosa interessa se ho venduto la villa a Berlusconi? Sono affari miei”. Partendo dalla villa di Dell’Utri sul lago di Como, venduta a Berlusconi per 20 milioni di euro il giorno prima della sentenza della Cassazione, i magistrati Antonio Ingroia, Lia Sava, Antonino Di Matteo e Francesco Del Bene stanno infatti monitorando i flussi di denaro che sarebbero stati movimentati dall’ex premier al suo storico sodale: sarebbe la prova che il cavaliere è ancora oggi sotto ricatto da parte dell’ex presidente di Pubblitalia. È proprio per questo che Patronaggio vuole sentire Berlusconi come teste assistito nel nuovo processo d’appello contro Dell’Utri. “Io potevo vendere quella villa a Berlusconi anche un’ora prima della sentenza – replica Dell’Utri – sarebbero comunque fatti miei. Io per Berlusconi ho costruito un impero, ed i nostri interessi sono soltanto nostri. Io ho un sacco di debiti, ho bisogno di soldi, anche io devo divertirmi. Altro che soldi, dovrebbe darmene di più”.
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18 Luglio 2012, 10:49