20 Giugno 2020, 19:12
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Forse Nello Musumeci dovrebbe pensarci su e scrivere un editto, un decreto, un comma, per limitare l’uso di Facebook ai suoi assessori. Ogni volta che qualcuno della sua giunta si avvicina ai social con un pizzico di impulsività succede un patatrac. Poi, certo, tutti minimizzano. Invocano l’ironia, che non vale mai per gli altri. Qualcuno cancella. Qualcuno si pente della voce dal sen fuggita. E si può non credere a una così cristallina buonafede? Però, il patatrac, appunto è già bello che consumato.
RAZZA E LE PECORE
L’ultimo a incappare in un incidente online è stato l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, secondo la cronaca fin qui disponibile. Che cosa è successo? Le fazioni feiusbuchiane si sono infiammate. Qualcuno ha ripreso lo screen di un post assessoriale con una immagine agreste di pecorume sparso e la didascalia ‘I nemici ra cuntintizza vanno in redazione’. Una schiumante (e sconcertante) risposta, secondo l’interpretazione maggioritaria, ai giornalisti che avevano raccontato le discrepanze, ammesse dalla stessa Regione, sui numeri del Covid.
Sempre seguendo la cronologia dell’indignazione, perché, nel frattempo, non è rimasta traccia dei reperti originali, l’accenno alla redazione sarebbe scomparso per lasciare spazio, soltanto, ai ‘nemici ra cuntintizza’. In ogni caso, l’assessore stesso ha ingranato la retromarcia. In una successiva esternazione si legge un più pacato: “La mia educazione e cultura politica sono lontane dall’idea che la stampa possa diventare oggetto di scherno di chi ha ruoli istituzionali. Doverosa la critica e nessuno si offende. Ci tenevo a ribadirlo perché la buona regole delle istituzioni impongono, a prescindere dalle appartenenze, che si abbia reciproco rispetto dei ruoli”. Meno male.
Sono i tempi. Il polpastrello prude, si infiamma e spara a raffica, talvolta, la sua reazione esacerbata in collegamento con la pancia. Non c’è più distanza alcuna tra il ‘personale’ e il ‘politico’, come fu nel dibattito che tanto appassionava i cantautori. Tutto è confinato nel medesimo schema di azione e reazione.
E CONTE ‘IN CEPPI’…
Ne sa qualcosa l’assessore al Turismo, Manlio Messina, finito nell’occhio del ciclone delle reazioni e delle azioni per avere pubblicato, sempre sul suo profilo, un fotomontaggio con il presidente Conte, in mezzo a due carabinieri, a mo’ di Pinocchio prima del transito in gattabuia. Il malcapitato si appellò ai diritti della risata e replicò: “Si stanno alzando polemiche, dai soliti noti, per una vignetta ironica che ho postato ieri sul Premier Conte. È ovvio che la satira in questo paese, almeno fino a questo momento, è consentita. Non vi è alcuna offesa per nessuno ma un semplice modo per sdrammatizzare le ulteriori condizioni cui ci costringe il Governo nazionale”.
Seguirono scuse più consapevoli: “Chi mi conosce sa che sono contro qualsiasi tipo di violenza verbale e fisica. L’intento con cui ho postato per qualche ora la vignetta che ha scatenato polemiche era ironico, certamente non quello di aizzare l’odio. L’idea non era quella di offendere e denigrare le istituzioni, ho rimosso il post senza problema quando ho capito che qualcuno si era sentito offeso. Mi è stato chiesto di rimuovere la vignetta dal presidente della Regione poche ore dopo, ma io l’avevo già rimossa”.
LE DISAVVENTURE DEL NEO-ASSESSORE
Ma per nessuno Facebook ha avuto, suo malgrado, il volto arcigno della polemica come per il neo-assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà. Non solo l’insorgere generale per la poesia sulle SS, ma anche la sottolineatura di certe pubblicazioni social, tra il presidente Mattarella e le festa del 25 aprile, su cui restare almeno perplessi. Pure qui, si è verificato il rogo purificatore delle cancellature, seguito da parole più equilibrate.
Tuttavia, riecco il punto critico. Quei post sono altrettanti autogol per una giunta impegnata in una navigazione difficile, tra i marosi parlamentari e i problemi antichi e nuovissimi, tra cui la crisi per il Covid, che strangolano la Sicilia. Dunque, sarebbe meglio soprassedere, perché di motivi per infiammare gli animi ce ne sono già abbastanza.
Presidente Musumeci, firmi un decreto, un comma, un editto, per contenere le intemperanze verbali della sua squadra. Oppure si affidi al caro e vecchio buonsenso nel richiamare gli autori di effervescenze evitabili; naturalmente, se ancora un po’ di buonsenso c’è. Tardivo è l’approccio di chi interviene quando le pecore sono già scappate.
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20 Giugno 2020, 19:12