Faraone: “Cambieremo il Sud |Ma il governo non è un bancomat”

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30 Aprile 2016, 06:00

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PALERMO – È il giorno di Matteo Renzi in Sicilia e della firma dei “patti” che porteranno fondi e nuove infrastrutture a Palermo e Catania. In mezzo anche la curiosa “inaugurazione” di quel pezzo di viadotto dell’A19 non crollato in seguito alla famigerata frana. Una “passerella” quella sul viadotto Himera, che ha attratto gli strali beffardi dell’opposizione (c’è chi ha parlato di “wannamarchismo”). Ma dal governo si tende piuttosto a concentrare l’attenzione sui due momenti legati ai “patti”. Lo fa Davide Faraone, braccio destro del premier in Sicilia e sottosegretario all’Istruzione, che dribbla le polemiche politiche e in particolare l’eterna contesa con Rosario Crocetta e definisce il “Patto per il Sud” del governo “un piano di interventi infrastrutturali che rimarranno nel tempo e che cambieranno il volto del Mezzogiorno dopo anni di abbandono. Il piano parte dalla valorizzazione dei fondi che ci sono”. Già, i fondi che ci sono, e che magari non sono stati spesi. Vedi ad esempio alla voce depuratori: da lì, da quel miliardo e passa di fondi stanziati per opere mai avviate, è partita la serie di commissariamenti imposti da Roma alla Regione. “Ed è stato efficace perché si cominciano a fare le gare. Abbiamo agito per evitare che queste risorse si perdessero. Il governo nazionale laddove vede che ci sono resistenze o lentezze agisce in via sostitutiva – commenta Faraone -. La collaborazione prima di tutto, ma dove ci sono lentezze noi agiamo. Io credo che sia questo che i cittadini del Mezzogiorno vogliono”.

Ma la “supplenza” romana ha destato comprensibili mal di pancia. L’ultimo tormentato capitolo è quello relativo ai rifiuti. Con Crocetta che intende mettersi di traverso al commissariamento che Roma vuole imporre, mentre le discariche vanno al collasso e la differenziata resta una chimera. “Anche il tema dei rifiuti è un dramma – dice Faraone -. Noi portiamo la quasi totalità dei rifiuti in discariche. Abbiamo la necessità di realizzare impianti a bassissima emissione che ci consentano di non avere le strade stracolme di rifiuti”. Impianti che poi sarebbero i termovalorizzatori della discordia. Roma ne vuole un paio in Sicilia. Ma se non decollerà la differenziata lo scenario odierno, con camion che fanno avanti e indietro per la Sicilia per conferire in discarica, muterà in camion che fanno avanti e indietro per portare i rifiuti all’inceneritore, no? “Io parlo di tutte e due le cose, di termovalorizzatori e di raccolta differenziata, che è la precondizione. L’alternativa non può essere la discarica”.

La partita si giocherà nei prossimi giorni. E potrebbe essere l’ennesimo terreno di scontro tra i renziani e Crocetta. Che i retroscena danno sul piede di guerra. Ma sul tema Faraone preferisce glissare e schivare la polemica: “No, noi dobbiamo valorizzare la visita del presidente del Consiglio e l’importanza che ha. Io ricordo che a Ferrragosto dell’anno scorso il premier ha visitato Gela e Termini Imerese prendendo impegni che ha mantenuto. Abbiamo assunto diecimila persone nella scuola. Io mi dedicherei a questo, non alle polemiche. Tra l’altro Renzi viene nel giorno dell’anniversario di Pio La Torre, il che testimonia, non a caso, l’impegno per la concretezza dell’antimafia con la qualità del governo, che crea sviluppo. Oggi non deve essere una giornata di polemica”.

E allora, polemiche a parte, sul tavolo oggi ci saranno i fondi per Palermo e Catania. Il patto che riguarda il capoluogo prevede investimenti per 770 milioni (332 li mette il governo nazionale) e finanzierà una pluralità di opere che vanno dal wi-fi pubblico al potenziamento de car e bike sharing, dalla chiusura dell’anello ferroviario al restauro del Teatro Massimo, dalle nuove linee dal tram alla riqualificazione della circonvallazione. Tra gli interventi che rientrano nel patto per Catania la rete di metanizzazione del quartiere Cibali, infrastrutture verdi a Librino, il recupero di edifici inutilizzati, interventi sul Molo di Levante.

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Tanta roba, insomma. Che nei piani del premier dovrebbe migliorare il rapporto non sempre semplice del governo col Mezzogiorno. Da Bagnoli al referendum sulle trivelle, il feeling di Renzi col Sud ha avuto le sue criticità. Perché? “Dobbiamo vedere le difficoltà che si possono riscontrare con un’azione diversa sul Mezzogiorno. Vogliamo costruire un percorso che non sia legato all’assistenzialismo – dice Faraone –. Chi immagina di avere un rapporto col governo nazionale del bancomat a cui chiedere soldi ha sbagliato. Noi non metteremo risorse in un secchio bucato. Classi dirigenti vecchie non lo hanno capito e protestano”.

Le opere che si dovrebbero sbloccare con le firme di oggi solleticheranno di certo gli appetiti di ambienti opachi o criminali. Come metterle al sicuro da mafie e cricche? “Modello Expo: facciamo le opere e gli investimenti e teniamo alta la guardia sui fenomeni di malaffare. Ma non bloccheremo le opere per paura che qualcuno possa inquinare qualcosa. Avanti tutta e guardia alta. E credo – conclude Faraone – che in questa legislatura si siano fatti concreti, penso alle norme sulla corruzione: l’impegno del governo c’è ed è pieno”.

 

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30 Aprile 2016, 06:00

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