PALERMO – I morti non sono risultavano vivi, ma pure incontinenti. E poi c’erano gli anziani diabetici che, all’improvviso, soffrivano anche di celichia. L’azienda sanitaria provinciale di Palermo ha sentito puzza di bruciato ed ha avvisato la Procura della Repubblica.
Il risultato è il blitz di stamani portato a termine dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria nella Procura della Repubblica, coordinati dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dai sostituti Enrico Bologna e Daniela Varone. In manette sono finiti i titolari di tre farmacie e di una una parafarmacia, il funzionario di un ospedale palermitano e una sorta di faccendiere. Sono accusati di truffa in concorso e di avere falsificato una sfilza di pratiche accedendo in maniera illecita al sistema informatico dell’Asp di Palermo. Il tutto per incassare i rimborsi dall’azienda. L’ammontare della truffa finora accertato è intorno ai duecentomila euro.
Si tratta di Giuseppe Pepe, 55 anni, socio accomandatario della farmacia Trossarelli di via Francesco Paolo Perez, nella zona della Stazione centrale; Gaetano Sirchia, 66 anni, titolare della farmacia Del Vespro di corso Tukory; Diego Genovese, 74 anni, proprietario anche lui di una farmacia sempre in corso Tukory; Andrea Lo Iacono, 38 anni, titolare di una parafarmacia con sede in via Carlo Pisacane; Pietro Li Sacchi, 41 anni, funzionario dell’ufficio H del Dipartimento di riabilitazione con sede all’interno dell’ospedale Guadagna; Giuseppe Vallino di 44 anni.
L’ordinanza di custodia cautelare è firmata dal giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello che ha ravvisato il rischio di inquinamento delle prove. Gran parte della documentazione falsificata sarebbe ancora in possesso degli indagati e uno di loro era ormai a conoscenza dell’indagine. Giuseppe Pepe, infatti, aveva battuto cassa con un decreto ingiuntivo, chiedendo all’Azienda sanitaria di rimborsare le forniture sulla base della documentazione taroccata. Non si poteva più tenere la faccenda nascosta, visto che l’Asp aveva e ha tempo fino a Natale per opporsi al decreto ingiuntivo.
La procedura è piuttosto semplice: il paziente, la cui incontinenza è stata accertata da una visita specialistica, presenta la documentazione all’Asp che lo registra in una banca dati. Quindi, lo autorizza a presentarsi in farmacia per ritirare i pannoloni. Stessa cosa avviene per i diabetici che sono affetti anche da celiachia e dunque non possono mangiare cibi che contengono glutine.
Il commissario prima e manager ora dell’Asp 6, Antonio Candela (a lui si deve l’annullamento di una mega gara per la fornitura, anche allora, di pannoloni), riscontrò una serie di irregolarità nelle fatture presentate dalle tre farmacie e dalla parafarmacia. La questione è finita in mano ai carabinieri che avrebbero trovato i riscontri alle irregolarità. Li Sacchi sarebbe entrato nel sistema informatico per creare delle false identità di pazienti. Molti documenti sarebbero risultati falsificati, a volte appartenevano a persone morte da tempo, oppure a gente emigrata. Alcune pratiche erano intestate ad ignari anziani che, convocati dagli investigatori, hanno detto di non soffrire di incontinenza e di non avere mai fatto richiesta per ottenere i pannolini. Eppure risultava che li avessero ritirati in farmacia.
Le microspie e le telecamere piazzate dai carabinieri nell’ufficio di Li Sacchi, in via Giorgio Arcoleo, hanno filmato gli incontri del funzionario con Vallino al quale consegnava blocchi di autorizzazioni falsificate che poi questi avrebbe girato ai farmacisti. In cambio avrebbe ottenuto scatola di pannoloni la cui destinazione finale è ancora da accertare. Così come le altre connivenze che ruoterebbero attorno alla false pratiche. Non tutte le presunte responsabilità sarebbero state accertate.
Il presidente della Regione Rosario Crocetta, esprime soddisfazione per l’operazione condotta da magistratura e forze dell’ordine relativamente alla truffa ai danni dell’Asp di Palermo e che vedrebbe coinvolto anche un funzionario dell’ospedale Guadagna. “In questo caso – ha detto Crocetta – c’e’ da registrare con maggiore soddisfazione il fatto che tale vicenda sia stata monitorata dall’Azienda sanitaria, che ha collaborato con magistratura e forze dell’ordine”. “Il metodo vincente contro il malaffare e la mafia – ha concluso il presidente – è quello di puntare alla collaborazione tra tutte le istituzioni”.