“Fava e Orlando sono | ‘nemici ra cuntintizza’”

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13 Settembre 2012, 17:44

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PALERMO – Antonello Cracolici, il Pd è tornato a dividersi, stavolta su Massimo Russo. C’è chi come lei lo considera una risorsa e chi invece non vuole saperne di averlo nella coalizione di Rosario Crocetta, perchè troppo vicino a Lombardo. Cosa dice ai suoi compagni di partito al riguardo?
“Dico che attorno alla nomina di Russo da subito si è aperto un grande conflitto nel centrodestra. Dico che la sua riforma della Sanità, vicina a quella proposta dal Pd per molti versi, ha aperto nel centrodestra una polemica tanto forte da portare alla cacciata dal governo dell’Udc di Cuffaro e del Pdl di Alfano, Schifani e compagnia bella. Di più, Massimo Russo nelle ultime settimane ha preso le distanze da Lombardo, e soprattutto dal Lombardo dell’ultima fase, quello del nominificio che ha giustamente suscitato indignazione. Nella sanità siciliana ci sono molte cose da migliorare, ma non possiamo ignorare che è stato azzerato un deficit da un miliardo e che abbiamo dovuto smontare un sistema di affari e clientele. O forse qualcuno rimpiange la sanità di Cuffaro e Aiello? Io penso che Russo sia una risorsa. E il Pd farebbe un errore a non capirlo”.

Il caso Russo in realtà riapre la ferita della spaccatura nel vostro partito tra quanti hanno sostenuto l’alleanza con Lombardo e quanti la hanno avversata o maldigerita…
“Io in questi anni ci ho messo la faccia. Credo di avere fatto quello che serviva per creare le condizioni perché oggi il centrosinistra possa battersi per vincere. Se non avessimo fatto quelle scelte, oggi le nostre quotazioni di vittoria sarebbero senz’altro basse. Se Crocetta può vincere è perché abbiamo scardinato un sistema di potere, e questo è un successo politico, quello di avere diviso il centrodestra”.

Una divisione che però ha avuto come specchio quella nel vostro campo. La si poteva evitare?
“Questa è una strategia che un pezzo della sinistra porta avanti. Sono quelli che preferiscono tenere i comizi per dire che c’è il lupo cattivo, per tenere in vita l’avversario che ne giustifica l’esistenza in vita. Sono ‘nemici ra cuntintizza’. Io ho messo la faccia in questi anni. Fava ce l’ha messa negli anni del 61 a zero”.

I partiti alla vostra sinistra vi rimproverano il patto con Lombardo. Hanno proprio tutti i torti?
“Usano la teoria della doppia morale: ciò che è consentito a te non deve esserlo ad altri, una politica ipocrita. Ma Carmelo Lo Monte, passato all’Idv, non è un emblema del lombardismo? Io non ho nulla contro di lui, ma credo che davvero sia insopportabile che a dare lezioni sulla purezza della razza siano quelli così spregiudicati da mettere nelle liste tutto e il contrario di tutto. Sono pseudomoralisti da strapazzo”.

Ma, a proposito del rapporto con Lombardo, guardando indietro a questi tre anni, rifarebbe tutto quello che ha fatto?
“Intanto, le scelte assunte dal Pd sono state mie, ma anche del segretario Lupo, del segretario nazionale Bersani, sempre col consenso della maggioranza degli organi del partito. L’unica cosa che abbiamo sbagliato è quando un anno fa decidemmo di non decidere”.

Intende dire che avreste dovuto entrare al governo?
“Il tema non era questo, ma quello di un’alleanza politica da presentare agli elettori. L’obiettivo era distruggere il sistema clientelare di Cuffaro in Sicilia. Ma poi c’era da ricostruire. E il Pd deve giocare un ruolo da protagonista in questa ricostruzione”.

Sì, ma c’era l’indagine per mafia di Lombardo. Bisognava tenerne conto, o no?
“Io quando cominciò tutta la vicenda, con l’uscita dei primi articoli, dissi da subito che in caso di rinvio a giudizio il Pd avrebbe cessato il rapporto. E siamo stati i primi a chiedere il voto anticipato. Nel frattempo, però, ci siamo frenati in mezzo al guado, come un’auto in doppia fila con le quattro frecce accese”.

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È vero che in caso di vittoria di Crocetta, se non avrete maggioranza vi accorderete con la coalizione che sostiene Miccichè?
“Io cerco di vincere con questa coalizione. Se non ci sarà una maggioranza, poi si vedrà il da farsi”.

Insomma, esiste il patto della cravatta o no?
“Io in campagna elettorale non ne uso”.

Non è che sarà questo il litigio in casa Pd per i prossimi cinque anni: dopo Lombardo i lombardiani?
“Dobbiamo metterci d’accordo su che partiti vogliamo. Il nostro è un partito senza padroni neè padrini, in cui si discute. Però siamo sostanzialmente l’unico partito che è rimasto quello che era a inizio legislatura”.

Senta, lei conosce l’Ars come pochi…
“La interrompo subito: detto così sembra che io sia un vecchio della politica. Io ho cominciato a fare il deputato nel 2001, Fava nel ’91, Orlando era assessore nell’83 quando io avevo i calzoni corti. Se mi si riconosce una competenza della tecnica parlamentare è perchè mi sono messo sui libri per svolgere con professionalità il mio mandato. E grazie a questo, in molte buone leggi c’è il marchio Cracolici”.

Dicevo, lei conosce l’Ars e la Regione molto bene: ma non le pare che questa campagna elettorale, alla luce della drammatica situazione finanziaria della regione, sia una gara per decidere chi dovrà portare i libri in tribunale?
“Il punto è un altro: chi vince deve sapere che nella prossima legislatura si deve ricostruire la Regione. La risposta non può più essere quella della spesa pubblica per costruire consenso, come faceva una Dc morente alla fine degli anni ’80. Chi lo pensa sarà travolto. Allo stesso modo, però, dico ai benpensanti che non si può fare macelleria sociale. Non si può ricostruire la cosa pubblica avendo il popolo contro”.

Ci ha già detto di Fava. Come li vede gli altri avversari di Crocetta?
“Musumeci è il doppiopetto che riveste il fallimento del Pdl. A proposito di chi ci mette la faccia: il Pdl è fuggito, scappa come il re da Roma, facendo correre un candidato non suo”.

E Miccichè?
(Cracolici allarga le braccia, ndr). Miccichè è tante cose. Non so quanti minuti durano le sue opinioni”.

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13 Settembre 2012, 17:44

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