Fiat e Lancia rubate e "taroccate"| Così la banda rivendeva le auto - Live Sicilia

Fiat e Lancia rubate e “taroccate”| Così la banda rivendeva le auto

Una delle auto rubate trovate dalla polizia

Le indagini partite dal controllo in un autosalone. Quattro uomini al vertice dell'organizzazione.

PALERMO, OPERAZIONE CAR NETWORK
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PALERMO – Erano i documenti di veri e propri “catorci”, ovvero auto incidentate e raramente utilizzabili su strada. Una volta arrivati in Italia sarebbero stati usati per i mezzi rubati dalla banda: modificati e con un nuovo numero di telaio, venivano immatricolati e poi rivenduti. A parlare chiaro sono state soprattutto le intercettazioni: “La macchina te la puoi tenere, a me interessa quello che c’è dentro”. I vertici dell’organizzazione si riferivano proprio ai documenti.

E’ stata una lunga e serrata indagine quella che la polizia stradale e il commissariato di Brancaccio hanno condotto per risalire ad una rete articolata dedita ai furti d’auto e alle truffe alle assicurazioni. Dodici persone sono finite agli arresti domiciliari nel corso dell’operazione “Car network”, partita da alcuni controlli in un autosalone in viale Regione Siciliana. La Polstrada aveva infatti trovato all’interno tre auto e due autocarri rubati, ma si trattava soltanto di uno dei tasselli che avrebbero presto composto un puzzle molto più complesso.

Sugli stessi soggetti, infatti, erano già partite le indagini del commissariato Brancaccio: l’attività tecnica di videosorveglianza ed osservazione e le conversazioni telefoniche tra gli indagati hanno permesso di ricostruire le dinamiche dell’organizzazione, che aveva la sua base operativa a Misilmeri, alle porte della città. Secondo gli investigatori, a gestire la rete sarebbero stati Giovanni Tantillo, Filippo Grasso, Vincenzo Militello, Ettore Raccuglia, due dei quali titolari di autosaloni. Tra gli arrestati ci sono meccanici e titolari di officine compiacenti e coloro che avrebbero ricoperto il suolo di “intermediario” per procurare le auto, smantellarle e collocarne poi le varie parti nel mercato nero.

“Una rete ben organizzata  – spiegano dalla polizia stradale – che poteva contare anche su un appoggio al Nord Italia. A Brescia è infatti stato rintracciato un fratello degli indagati”. I pezzi di ricambio, in base a quanto accertato, venivano acquistati in Belgio o in Francia anche per pochi euro. Ricambi e documenti che appartenevano ad auto incidentate e in base ai quali pezzi venivano commissionati i furti da mettere a segno per dare una “nuova vita” alle macchine. Tra queste, quelle maggiormente diffuse e più facilmente piazzabili, dalle Fiat Cinquecento alle Lancia.

Una vera e propria rigenerazione del mezzo, insomma, illecita al cento per cento. La polizia ha anche individuato una serie di depositi in cui le auto rubate e pronte per essere smontate venivano custodite, molti si trovavano proprio a Misilmeri, tra cui un maxi magazzino di oltre quattrocento metri quadrati in cui erano custoditi centinaia di pezzi di ricambio oggetto di furto. Ma non finisce qui, perché l’organizzazione avrebbe utilizzato i mezzi incidentati per mettere a segno numerose truffe alle compagnie assicurative. Gli investigatori, su questo fronte, hanno ricostruito almeno trenta episodi su cui sono tuttora in corso accertamenti.


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