Firme false, cerchi magici, processi | Davanti ai pm, la guerra dei grillini

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08 Marzo 2017, 17:38

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PALERMO – Il Movimento non è uno solo. Ne esistono almeno due. Quello dei “grillini di Sicilia” e quello dei “grillini di Roma”. In guerra tra loro, dopo il caso delle cosiddette “firme false” in occasione delle comunali di Palermo del 2012. Due schieramenti, armati l’uno contro l’altro. Questa è l’immagine che emerge dalle dichiarazioni degli stessi esponenti Cinquestelle ai pm che alla fine del 2016 stavano portando avanti l’inchiesta.

Due “squadre”, dicevamo. In pessimi rapporti e incapaci di comunicare tra loro. Ma tra le fazioni ecco che si staglia un gruppo “trasversale”, un ponte tra Sicilia e Roma. È quello che alcuni ex attivisti identificano come “il cerchio magico di Riccardo Nuti”, ex candidato sindaco proprio a Palermo, parlamentare nazionale recentemente sospeso dal movimento stesso.

Il 10 novembre del 2016 è la parlamentare nazionale Chiara Di Benedetto a presentarsi innanzi al Procuratore aggiunto Bernardo Petralia e al Sostituto Claudia Ferrari. “A livello palermitano – racconta – devo chiarire che da tempo c’è una frattura tra i deputati nazionali e quelli regionali del Movimento, frattura che si è resa evidente in occasione delle cosiddette ‘Comunarie’ ovvero della procedura di selezione dei candidati per le elezioni amministrative di Palermo del 2017, il gruppo dei deputati regionali siciliani – prosegue la Di Benedetto – e tra di essi più marcatamente gli onorevoli Claudia La Rocca e Giampiero Trizzino, avrebbero voluto un ruolo organizzativo nelle ‘Comunarie’, che invece Grillo e Casaleggio hanno affidato a noi deputati nazionali”. Noi e loro. Un solco, a segnare i due eserciti Cinquestelle.

E la ricostruzione di Chiara Di Benedetto è confermata dalla sua “collega” Giulia Di Vita, che si è presentata di fronte ai pm il giorno dopo. “I rapporti tra noi deputati nazionali e i deputati regionali del Movimento non sono ottimi – ha dichiarato – io personalmente con la La Rocca ho chiuso ogni rapporto a seguito di diverbi intervenuti questa estate in relazione alle candidature per le amministrative del 2017, se devo rivolgermi ai deputati regionali – ha aggiunto – parlo con Giampiero Trizzino”. I “diverbi” sono legati in particolare a una vicenda. Dopo l’esplosione mediatica del caso “firme false”, la deputata nazionale Claudia Mannino chiede di spiegare la propria posizione ai deputati regionali. Ma questi ultimi, e in particolare la La Rocca, impediranno questo confronto. Non era opportuno, diranno quasi in coro i Cinquestelle di Sala d’Ercole che hanno sfilato di fronte ai pm in quei giorni.

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Vasi che non comunicano, quelli dei grillini romani e siciliani. E che trovano un momento di “unione” e allo stesso tempo divisione, in quel gruppo composto da parlamentari nazionali e regionali, raccolto attorno alla figura dell’ex candidato sindaco Riccardo Nuti, oggi sospeso dal Movimento. È il cosiddetto “cerchio magico”, che torna ad esempio nelle dichiarazioni ai pm di Fabio D’Anna, un attivista del Movimento fino al 2012. D’Anna riporta quanto gli ha raccontato Luigi Scarpello, proprietario dell’appartamento in via Sampolo nel quale sarebbe stata portata materialmente a termine la falsificazione delle firme e dove lo stesso Scarpello sarebbe stato successivamente “processato” dagli attivisti grillini, in un surreale procedimento, e poi espulso dal movimento.

“Alla mia domanda – racconta D’Anna facendo riferimento appunto alla conversazione con Scarpello – di chi fosse la responsabilità della decisione di ricopiare anche le firme mi parlò del cosiddetto ‘cerchio magico’ di Nuti, ossia di coloro che all’epoca erano i fedelissimi di Riccardo Nuti principale candidato alle elezioni del 2012. è notorio – aggiunge D’Anna – come costoro fossero gli odierni deputati nazionali Mannino, Di Vita, Lupo e Di Benedetto, e così anche i deputati regionali La Rocca e Ciaccio, nonché la Busalacchi, Riccardo Ricciardi marito della Lupo e Pietro Salvino, marito della Mannino”.

Di cerchio magico parla anche un altro ex attivista come Giuseppe Marchese: “Di recente ho cercato – dice – con Fabio D’Anna di risalire al perché il cosiddetto ‘cerchio magico’ di Riccardo Nuti, ossia gli attivisti più vicini al principale candidato Nuti, si fossero dedicati con tanto ardore financo alla ricopiatura delle liste, giungendo alla conclusione – prosegue Marchese – che l’operazione doveva essere portata a termine a tutti i costi perché, per le regole di candidatura di Grillo, solo i candidati alle comunali avrebbero potuto candidarsi alle regionali e alle nazionali”. In gioco, insomma, non c’era solo il presente di una campagna elettorale per le Comunali, ma l’immediato futuro di tanti che poi, in effetti, diventeranno deputati.

Liti, frizioni, antipatie. E le elezioni amministrative di Palermo a fungere da “detonatore”, non solo tra i grillini di Roma e quelli di Sicilia, ma anche tra i Cinquestelle “in carica” e quelli che sono stati scaricati dal Movimento o hanno deciso di lasciarlo. Da lì, secondo alcuni, le “manovre” per sgonfiare le ruote dei possibili rivali candidati. “Personalmente ritengo – spiegava ad esempio la parlamentare nazionale Loredana Lupo ai pm – che il clamore mediatico sollevato sia dipeso dalle nostre azioni da parlamentari, che hanno destato parecchi malumori anche nei confronti della Busalacchi, che è sempre stata una collaboratrice fondamentale per il Movimento palermitano, ed è una probabile candidata a sindaco per le prossime elezioni, ritengo – proseguiva la Lupo – che l’intera campagna di denigrazione nei confronti della Busalacchi sia iniziata già prima dell’estate, e sia di carattere eminentemente politico”. Cose da prima Repubblica, a guardar bene. “Abbiamo espresso parere negativo – ricorda Chiara Di Benedetto – su alcuni candidati sponsorizzati dai deputati regionali, tra questi in particolare Gelarda, Forello e Varrica”. Ma la storia è andata in un’altra direzione.

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08 Marzo 2017, 17:38

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