Economia

Fisco e cartelle esattoriali, che futuro ci aspetta col nuovo governo?

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05 Ottobre 2022, 10:57

4 min di lettura

Una nuova Legislatura si appresta ad iniziare i suoi lavori ed il nuovo Governo si troverà ad affrontare tutti i problemi che sono rimasti insoluti alla fine della precedente legislatura.

Salvatore Forastieri

Evidentemente è tempo di promesse. Anche se la campagna elettorale è finita da tempo, le buone o cattive intenzioni dei partiti politici che costituiranno il nuovo Parlamento cominciano a manifestare quelli che costituiscono i loro progetti. Progetti i quali, comunque, non potranno non fare i conti con le regole ed i tempi imposti dal PNRR.

In realtà i problemi sono tantissimi, specialmente dopo la pandemia e con le enormi conseguenze della guerra dell’Ucraina che è ancora in corso.

In ambito tributario si sperava che si giungesse a varare un riforma fiscale generale che potesse dare fiducia ai nostri cittadini ed anche a quelli degli altri Paesi.

E’ stato pure predisposto un disegno di legge su una sorta di “Auto Autotutela” e sull’utilizzo della PEC da parte di coloro che ne sono sprovvisti o non sanno adoperarla (Proponente On.le Valentina D’Orso), ma evidentemente la bozza di legge si è arenata.

L’unica cosa che si è riusciti a fare, perché era indispensabile farla, è stata la riforma sulla Giustizia Tributaria, una riforma che alcuni definiscono epocale perché ha fatto cambiare il nome alle Commissioni Tributarie, facendole diventare Corti di Giustizia Tributaria di primo e di secondo grado, facendo diventare stabili i magistrati tributari e dando qualche piccolo ritocco alla procedura processuale tributaria, ma lasciando la “vecchia” dipendenza logistica della attuali “Corti di Giustizia Tributaria” dal MEF e creando un sistema che, se da un lato vede, opportunamente, l’assunzione dei magistrati tributari con un concorso pubblico, molto impegnativo, dall’altro vede lasciati al loro destino tantissimi “vecchi” Giudici tributari che, magari da più di trent’anni, svolgono con professionalità, dignità e modestissimi (irrisori) compensi un’attività tanto importante quanto è quella della magistratura tributaria.

Ora, però, prima di pensare a fare la vera riforma tributaria (quella sulla riduzione dei tributi minori, la semplificazione degli adempimenti e la stesura dei tanto attesi testi unici), prima di modificare il testo delle riforma della Giustizia Tributaria appena fatta, occorre fare tante cose.

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Certo occorre per prima cosa pensare ai tantissimi problemi economici e sociali che la crisi ha determinato, ma occorrerà pensare anche a rendere più efficiente la macchina fiscale, efficienza che passa anche dallo smaltimento della enorme quantità delle questioni pendenti.

E non mi riferisco solo alle controversie in Cassazione per le quali è stata fatta una specifica norma di definizione agevolata, ma parlo principalmente dell’enorme magazzino delle somme inesigibili giacenti nel settore della “riscossione” (Agenzia delle Entrate-Riscossione), visto che pare che solo una percentuale molto vicina al 5% dele somme iscritte a ruolo riesce ad essere incassata dal fisco. Così come parlo dell’enorme arretrato che giace presso le vecchie “Commissioni Tributarie” (Oggi “Corti di Giustizia Tributaria”), il cui esito non è assolutamente scontato, né per l’ufficio né per il contribuente,

E’ per questo, quindi, che, al fine di recuperare un rapporto di fiducia tra Fisco e contribuenti che da moltissimo tempo non esiste più, si comincia a parlare di rateizzazione a dieci anni degli importi da versare con modalità automatica o di cinque anni con sanzione del 5% per cartelle in arrivo, si comincia a discutere di saldo e stralcio, rottamazione ed anche, forse, di condono.

Si dice, per esempio, che il primo decreto della Meloni dovrebbe “stralciare” (leggasi “strappare”), dopo quelle di valore fino a 1.000 Euro, anche le cartelle esattoriali fino a 3.500 euro. Mentre, i contribuenti con debiti iscritti a ruolo per somme maggiori, potrebbero pagare solo il 20% dell’importo con la cancellazione del restante 80%, oppure corrispondere l’intera imposta maggiorata del 5% senza l’applicazione di sanzioni e interessi.

Nulla, però, si dice ancora delle controversie giacenti presso le vecchie Commissioni i Tributarie, nelle quali, peraltro, la drastica riduzione dei Giudici Tributari, che saranno obbligati, seppure gradualmente, a cessare l’attività al compimento del 70 ° anno di età, non favorirà certamente il loro smaltimento.

Insomma, una situazione veramente caotica che non ha solo risvolti di natura fiscale, ma anche – e forse principalmente – di natura economico-sociale.

Quindi, piuttosto che parlare, si lavori in fretta, magari con obiettivo (purtroppo utopistico) che non sia quello di emanare norme che siano diverse da quelle fatte in passato, ma solo di fare buone leggi. Un lavoro che faccia del dialogo il suo punto cardine, proponendo norme ispirate non esclusivamente dalla ideologia, che non cerchino di imporsi solo perchè diverse da quelle del partito oppositore, ma un lavoro di gruppo che cerchi di trovare sempre un punto d’incontro con i suoi interlocutori, che cerchi di valutare con obiettività quanto è stato fatto e proposto in precedenza, che prima di fare una legge ne testi la validità nella società civile cercando di trovare punti di incontro con le proposte che provengono dagli altri partiti e dalle parti sociali, che cerchi di fare della chiarezza e della semplicità il punto forza di ogni disposizione, che cerchi di far propri i principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa (principalmente solidarietà e sussidiarietà) nella assoluta consapevolezza della necessità che i cittadini siano messi nelle condizioni di accettare le regole ed i tributi indispensabili per una pacifica convivenza e per fruire nel migliore dei modi dei servizi pubblici resi dallo Stato.

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05 Ottobre 2022, 10:57

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