Franza, Ciancio e gli altri |I partner di Mercadante - Live Sicilia

Franza, Ciancio e gli altri |I partner di Mercadante

Pietro Franza

Dall'ex presidente del Messina Calcio all'editore catanese: tanti i nomi noti dell'imprenditoria siciliana lambiti dall'inchiesta della Procura di Palermo.

PALERMO – Un universo collegato con i “big” dell’imprenditoria siciliana. E al centro di tutto c’è Gaetano Mercadante. La Novamusa srl, una delle società finite nei faldoni dell’inchiesta della Procura di Palermo sulla gestione dei beni archeologici palermitani, è collegata, direttamente o indirettamente, con tutto il gotha dell’imprenditoria made in Sicily: da Pietro Franza a Mario Ciancio, i nomi noti lambiti dall’inchiesta sono quelli che contano.
Il più vicino alla Novamusa srl è Pietro Franza. Stando ai dati della Camera di commercio di Messina aggiornati a stamattina, infatti, la società – che ha anche una sede a Palermo – è stata a lungo uno dei tanti gioielli nella cassaforte della famiglia messinese. Fino al 9 febbraio 1996, infatti, l’ex presidente del Messina calcio era direttamente titolare di una quota del capitale sociale dell’azienda, poi rimasta comunque fra i beni di famiglia fino al 10 giugno 1999, quando la Framon Hotels srl, l’impresa che controlla gli interessi del Gruppo Franza nel settore alberghiero, cedette le proprie quote alla Gf consulting srl. Non è l’ultimo passaggio di proprietà: la Novamusa, infatti, oggi è controllata al 99 per cento dalla romana Thesauron spa e per il resto dalla Editrice Sicania srl di Rose, in provincia di Cosenza.
Associare il nome “Novamusa” al Gruppo Franza, del resto, è un automatismo inevitabile. Nonostante il collegamento non sia più negli atti, se nomini la società a chi si occupa di beni culturali la risposta è quasi sempre “l’azienda di Franza”. Un po’ di rassegna stampa può tornare utile: nel 2002, cioè tre anni dopo la cessione delle quote della Framon, fra i pretendenti per la concessione dei servizi di biglietteria e caffetteria nei musei siciliani la stampa siciliana, mai smentita su questo punto, segnalava diffusamente la Novamusa come un’azienda del gruppo Franza.

L’impresa, del resto, ha interessi variegati: ancora stando agli atti della Camera di commercio messinese, tramite la controllata “Vecchia Dogana Edutainment”, la Novamusa lavora anche alla Vecchia Dogana di Catania, di proprietà di un altro “big”, Ennio Virlinzi. Qui, però, il collegamento non è diretto: la “Edutainment” si è limitata solo a predisporre alcuni allestimenti all’interno della struttura etnea.
E così si arriva a Catania. Anche perché la Novamusa, alle gare per i musei, non si presenta da sola. L’8 agosto 2002 la stampa dà notizia dell’aggiudicazione dei servizi nei musei a Messina: aggiudicataria la Novamusa appunto, ma in associazione d’imprese, secondo la rassegna stampa dell’epoca, con la “Electa” di Napoli e la “Domenico Sanfilippo editore”. A saltare agli occhi è ovviamente quest’ultima azienda: la “Domenico Sanfilippo” è la cassaforte di Mario Ciancio Sanfilippo, editore de “La Sicilia” e imprenditore di riferimento in tutta la Sicilia orientale. Un riscontro arriva dalle sentenze del Tar Sicilia: il 20 giugno 2008, infatti, la sezione palermitana del tribunale amministrativo (sentenza 850/08, presidente Nicolò Monteleone, consigliere Calogero Ferlisi, referendario Aurora Lento) si pronuncia sul ricorso presentato da Novamusa spa, “in persona del presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante in carica dott. Gaetano Mercadante”, contro la Regione proprio sull’affidamento dei servizi a Messina. La Novamusa, si legge nella sentenza, ha costituito con un rogito del 16 aprile 2003 un’associazione d’imprese con “Domenico Sanfilippo editore spa, Electa Napoli spa già srl, Framon Hotels Group spa, Lutea società cooperativa di lavoro a rl”. Il Tar, per la cronaca, dà torto alla Novamusa, che si opponeva alla richiesta della Regione di pagare “a pena di decadenza” circa 200 mila euro di canoni arretrati e altri oneri.
Non è l’unico capitolo della guerra fra la Novamusa e la Regione, ricordata appena qualche mese fa dal dossier “Salvailmuseo” di Legambiente. Appena tre giorni prima di quella sentenza, infatti, il Tar si era già pronunciato su un altro ricorso della Novamusa (sentenza 830/08, presidente, referendario e relatore sono uguali), ancora una volta rigettandolo: oggetto dello scontro, ancora una volta, la contestazione da parte dell’assessorato ai Beni culturali di “ripetute violazioni degli obblighi previsti dalla concessione dei servizi aggiuntivi da espletare nella zona di Messina”.
La guerra era destinata comunque a concludersi nel 2010. A pronunciarsi, il 14 giugno, è ancora una volta la sezione di Palermo del Tar (sentenza 7658/2010, presidente ancora Monteleone, referendari Roberto Valenti e Maria Barbara Cavallo), in questo caso sui servizi nei musei del Siracusano e del Ragusano. Ancora una volta il Tar dà torto alla Novamusa e ai suoi compagni di avventura. Chi? Sempre gli stessi: fra le altre, anche l’azienda di Ciancio e quella di Franza. I big più big dell’imprenditoria nella Sicilia orientale.

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