Appalti e inchieste, l’ira di Garozzo: | “Sistema Siracusa? Il M5s sapeva”

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07 Febbraio 2018, 16:37

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PALERMO – Attacco ai 5 stelle, attacco al programma televisivo “Le iene” che a suo dire “buttarono fango” su di lui e sulla sua amministrazione, e la promessa di rivelare retroscena torbidi sulle inchieste condotte dal magistrato Giancarlo Longo, con al centro il Comune di Siracusa.

È un fiume in piena il sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo dopo l’operazione delle Procure di Messina e Roma che ha portato agli arresti, tra gli altri, dell’ex pm Longo che fino a pochi mesi fa operava nel tribunale di Siracusa. Insieme ai due legali, Piero Amara e Giuseppe Calafiore, e vari professionisti, è accusato di associazione a delinquere finalizzata a modificare il corso della giustizia a proprio interesse, anche economico.

“È stato il pubblico ministero che con maggiore impegno si è occupato del Comune”, dice ora Garozzo. La reazione del sindaco è debordata su Facebook e avrà un seguito più istituzionale sabato nel corso di una conferenza stampa. “Anche un magistrato in carcere, che è stato fino a pochi mesi fa alla Procura di Siracusa – la sua reazione a caldo – e che ha segnato sciaguratamente la vita giudiziaria di questa città. Sì siracusani – concludeva Garozzo -, ora vi possiamo raccontare la verità”.

Il sindaco parlerà innanzitutto della vicenda “Open Land” e delle conseguenze che si sono riverberate sul Comune, ossia le clamorose richieste di risarcimento nei confronti dell’ente. Si tratta di una lunga storia di autorizzazioni negate dal Comune per la costruzione di un centro commerciale in zona tutelata, di sentenze poi ribaltate da tribunali amministrativi, anche grazie a consulenze che la stessa ordinanza che ha portato agli arresti ieri del pm e di un consulente della Procura, definisce “contraddittorie, illogiche e come tali, pertanto ideologicamente false”. Del procedimento si occupava proprio l’ex pm oggi agli arresti, e il legale del gruppo titolare del progetto del centro commerciale era Calafiore, uno degli avvocati arrestati ieri. Ma il sindaco si scaglia anche contro alcuni “colletti bianchi”, dei quali sabato farà i nomi, che a un giorno di distanza dalla clamorosa operazione giudiziaria a dire del sindaco tacciono. “Ho atteso ventiquattr’ore prima di intervenire sugli arresti eccellenti di ieri – afferma Garozzo tramite l’ufficio stampa dell’ente – perché volevo capire quale sarebbe stata la reazione della politica e, come pensavo, c’è stato un silenzio quasi totale. La ragione è molto semplice: i politici che possono permettersi di intervenire su questa vicenda sono davvero molto pochi. È un fatto che Giancarlo Longo è stato il pubblico ministero che con maggiore impegno si è occupato del Comune. Sabato spiegherò il perché”.

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Intanto il sindaco attacca i Cinque stelle, il cui silenzio proprio non avrebbe gradito. “L’onorevole Stefano Zito – esordisce così il sindaco sul suo profilo Facebook ufficiale, chiamando in causa il deputato regionale pentastellato – sapeva perfettamente della vicende di queste ore ribattezzate “Sistema Siracusa”; le ho illustrate in sua presenza in commissione Antimafia nel mese di ottobre 2016. Non ha mosso un dito, devo dire in buona compagnia. Neanche le altre forze politiche hanno fatto qualcosa, ma era l’unico siracusano presente. I motivi li spiegherò sabato in conferenza stampa”.

Ma non si è fermato qui: “Aggiungo – ha proseguito Garozzo – che tale Dino Giarruso delle Iene, che è venuto in più occasioni a buttare fango su Siracusa nel 2016, è candidato sempre per il M5S a Roma. Vi dirò chi frequentava e perché è venuto a Siracusa. Dopo valanghe di fango vi spiego io, carte alla mano, chi sono e cosa fanno”.

La risposta del deputato pentastellato Zito non si è fatta attendere: “Se il sindaco è stato audito in commissione Antimafia – premette – è perché io per primo ho formulato la richiesta che venisse ascoltato. Poi – entrando nel merito dell’audizione – Garozzo non ha raccontato di tutto questo sistema venuto fuori ieri, altrimenti il presidente Musumeci avrebbe inviato l’audizione alle Procure. Si è parlato di Open land – precisa -, e delle sentenze che non convincevano. A questo proposito il 6 dicembre 2016 ho fatto richiesta al presidente di convocare il legale di Legambiente, Corrado Giuliano, che ha trattato il caso in quanto parte civile. E ho chiesto contestualmente che venisse sentito anche il presidente del Cga titolare di quelle sentenze. Le relazioni sono agli atti – spiega Zito – ma non sono mai state votate dalla Commissione per il mancato raggiungimento del numero legale. Cosa che non è certo dipesa da me, che ero presente”. Zito afferma anche di aver fatto richiesta di accesso agli atti al Comune di Siracusa: “Relazione tecnica, verbali, relazioni del consulente nominato dalla Procura – dice Zito –: ho fatto richiesta di tutto ciò il 4 aprile 2017 e sollecitato un mese dopo: nessuna risposta è arrivata”. Zito si dice pronto a querele: in previsione della conferenza stampa di sabato ha preallertato i suoi legali.

Chi attende, invece, quanto verrà riferito in conferenza stampa è l’inviato delle Iene Dino Giarrusso, che per il momento non ha alcuna voglia di replicare. Uno dei servizi nei quali si è occupato di Siracusa riguardava la cosiddetta “Firmopoli”, vicenda in cui nei confronti del sindaco e altre 12 persone la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio due settimane fa.

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07 Febbraio 2018, 16:37

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