I bambini palermitani ai raggi X | Solo 6 su 100 accedono ai nido - Live Sicilia

I bambini palermitani ai raggi X | Solo 6 su 100 accedono ai nido

Dal reddito all'obesità, dal'accesso alle scuole pubbliche all'attività sportiva e alla distribuzione delle nuove generazioni sul territorio cittadino. Ecco chi sono e come vivono nel capoluogo siciliano le ragazze e i ragazzi da zero a 18 anni.

Palermo - Il report del garante per l'infazia
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PALERMO – Sono appena il 20% della popolazione, hanno a disposizione pochi spazi e devono fare i conti con situazioni economiche non sempre positive e con fondi pubblici sempre più scarsi e posti in asilo nido più che insufficienti. Il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, a Palermo, è fatto anche di numeri, statistiche e cifre che il Garante comunale Lino D’Andrea, nominato nel 2014 e con 40 anni di volontariato alle spalle, ha inserito in un report che racconta chi sono e come vivono a Palermo le ragazze e i ragazzi fino ai 18 anni.

Uno spaccato della città e dei suoi problemi, dal punto di vista di chi deve occuparsi di vigilare che la convenzione Onu del 1989 e la Carta di Strasburgo del 2013 siano rispettate anche nel capoluogo siciliano. Prendendo a riferimento il 2014, emerge che a Palermo vivono circa 135mila ragazze e ragazzi, in maggioranza maschi (anche se di poco), con le concentrazioni più alte nella Quinta, Ottava e Quarta circoscrizione. Gli stranieri sono poco più di 5mila e per metà vivono tra il centro storico e la Quinta circoscrizione.

Tre minorenni su 10 sono obesi, forse anche perché frequentano poco i giardini pubblici per giocare o fare attività sportiva: solo il 16% delle bambini dai 3 ai 10 anni lo fa. Appena il 13,5 pratica invece dello sport in modo continuativo. Solo il 6% dei bambini inoltre ha accesso agli asili nido, soglia ben lontana dall’obiettivo del 33% indicato dall’Europa per il 2020, mentre sono 1.300 quelli che vanno alle materne. Sono numerosi anche gli alunni disabili: 183 nella scuola dell’infanzia, 972 in quella primaria, 907 alle medie e 1.055 alle superiori. La dispersione scolastica, nelle scuole secondarie di secondo grado, raggiunge quasi il 17%.

Non va meglio dal punto di vista economico: la media del reddito familiare è pari a 13.500 euro, ben al di sotto dei 17.800 nazionali, per non parlare del fatto che il 14% dei nuclei vive una condizione di povertà assoluta. Un capitolo a parte meritano i minori fuori famiglia: in 900 sono stati ricoverati, gli affidi sono stati appena 212, 42 le adozioni internazionali e 22 le nazionali. Un migliaio sono in comunità, con un costo che sfiora i 20 milioni, mentre è ancora poco incentivato l’affido familiare.

Ma anche il mondo delle famiglie è in sofferenza. Le mamme, a Palermo, subiscono troppi cesarei (una media del 46,7%), allattano poco al seno e hanno a disposizione pochi consultori; inoltre nelle scuole si affronta poco il tema delle differenze di generi e dell’orientamento sessuale, affidando quasi esclusivamente alle famiglie il compito di approfondire la questione.

Il garante dell'infanzia Lino D'Andrea

“Le famiglie in povertà assoluta sono il 15%, ma anche chi non è in queste condizioni non sta tanto bene se consideriamo il reddito medio – dice D’Andrea – a questo bisogna aggiungere la mancanza di asili nido o l’elevato numero di minori in comunità: questo provocherà numerosi problemi in futuro. L’amministrazione tenta di tamponare le numero emergenze e non ha tempo e strumenti per invertire la rotta e concentrarsi sulla programmazione. Inoltre se questa città ha una visione orientata al turismo, significa che dobbiamo attivare oggi un progetto educativo per insegnare alle nuove generazioni ad amare e raccontare la città. Abbiamo una povertà educativa che incombe e una mancanza di progettualità, per questo voglio lanciare un allarme alla città: serve una rivoluzione culturale che però non può ricadere solo sulle spalle del Comune, ma tutte le istituzioni, dalla Prefettura alle scuole, dai genitori al Tribunale, devono mobilitarsi per l’infanzia e l’adolescenza”.

L'assessore Agnese Ciulla

“La scelta di istituire il garante e di attivare il laboratorio della città educativa parte dalla volontà di intervenire in questo campo – spiega l’assessore alle Attività sociali Agnese Ciulla – il laboratorio della città educativa coinvolge tutte le istituzioni interessate come l’Aps, l’università, il tribunale per i minorenni, le forze dell’ordine, l’ufficio scolastico regionale, il centro per la giustizia minorile, il terzo settore. I numeri sono importanti, ma dietro ci sono anche bambine e bambini con le loro storie. Dobbiamo lavorare per migliorare l’offerta formativa, programmando ma anche dando risposte immediate come gli spazi gioco promossi dalla presidenza del consiglio comunale. L’infanzia coinvolge tutta la città e l’unica possibilità di cambiamento è data dalla volontà di tutti di cambiare. La povertà delle famiglie è uno dei campanelli d’allarme più seri per il benessere dell’infanzia. Abbiamo stipulato protocolli d’intesa per proteggere da abusi e maltrattamenti, ma dobbiamo lavorare anche sulla partecipazione con il consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi. Stiamo aggiudicando i centri di animazione territoriale, alcuni spazi 0-5, il servizio educativo domiciliare, la ludoteca e altri bandi saranno pubblicati in tempi brevi. A Danisinni abbiamo sostenuto le spese per dare la possibilità a tutti i giovani di potersi esprimere con musica e canto, con una sala di registrazione attiva e aperta al centro Tau, che è una delle migliori d’Italia. Alcune cose le abbiamo fatte, ma c’è ancora molto da fare”.

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