PALERMO – È un Palermo low cost quello che viene fuori dal mercato estivo nell’anno del ritorno in serie A. Un Palermo che avrebbe dovuto rinforzare lo schiacciasassi messo a disposizione di Iachini per il campionato di serie B, ma che per la stagione in massima serie desta non pochi dubbi, soprattutto alla luce delle operazioni effettuate dal direttore sportivo Franco Ceravolo. Un solo acquisto con esperienza in campionati di serie A, Luca Rigoni, poi una serie di giovani nella speranza di poter creare plusvalenze in futuro ed altri giocatori presi da campionati esteri. Il tutto ottenendo un saldo pressoché pari fra entrate ed uscite, senza alcuna intenzione di chiudere col segno meno questa sessione di calciomercato. Lo dimostra bene il caso Joao Silva: l’attaccante portoghese, per il quale si è dovuto aspettare l’ok della commissione federale sulla legittimità del deposito del contratto, è arrivato dal Bari in prestito. Stessa modalità di trasferimento che sarebbe stata adottata con gli altri profili trattati dai rosa, per evitare ulteriori oneri in questo mercato e nel bilancio: ecco perché la strategia di Ceravolo nell’ultimo giorno di mercato è stata basata soltanto sui prestiti.
Un bilancio che piange, senza utilizzare mezzi termini, a causa della retrocessione in serie B ma non solo: le casse del Palermo hanno paradossalmente subito il colpo più duro della gestione Zamparini proprio quando sembrava dovesse arrivare una plusvalenza record con la cessione di Javier Pastore al Paris Saint-Germain. Nonostante una plusvalenza da circa 29 milioni messa a bilancio nel 2012 (derivanti dai 39,8 milioni pagati dal club francese, col giocatore che a bilancio risultava avere ancora un valore contabile di 10,82 milioni), il Palermo chiuse l’esercizio con un passivo di 4 milioni: le cause, oltre ad un contenzioso con l’agente del Flaco Marcelo Simonian per il quale il Palermo ha dovuto pagare 15 milioni di euro, sono da riscontrare nei costi di gestione, aumentati di 7 milioni rispetto all’esercizio precedente. Un colpo che il Palermo non è ancora riuscito a superare, considerando che nel bilancio successivo, quello dell’anno della retrocessione in serie B, il rosso è aumentato a 19 milioni, con un dimezzamento del patrimonio netto della società, da 26,1 milioni a 13,4.
Dati che non lasciano adito a dubbi, con prospettive decisamente nere per la chiusura dell’esercizio al giugno 2014. A questi 19 milioni, infatti, andranno aggiunti una trentina di milioni persi dai diritti televisivi, vera e propria manna dal cielo per le squadre della serie A. Considerando il paracadute da quindici milioni e l’alleggerimento degli stipendi (sebbene per i regolamenti del salary cap della serie B si sia preso in considerazione il bilancio dell’anno precedente, in quanto squadra retrocessa), le perdite al 30 giugno 2014 potrebbero essere di circa trenta milioni. E non è finita: come già annunciava il bilancio 2013, era sorto un contenzioso tra il Palermo e Gustavo Mascardi, intermediario della Pencilhill Limited che ha curato il trasferimento di Paulo Dybala. L’esito del contenzioso è stato reso noto pochi giorni fa, col Palermo che dovrà pagare 8 milioni all’impresario argentino.
Altra mazzata, dunque, per una società che si è ritrovata a non dover spendere più di quanto guadagnato nel mercato. Per questo si è resa necessaria la cessione di Hernandez dopo quella di Lafferty. Il Palermo ha infatti speso una cifra vicina ai 13 milioni per gli acquisti nel mercato estivo, praticamente la stessa cifra ricavata dalle cessioni. Nel dettaglio, 3,5 milioni per Gonzalez, 2,7 milioni per Makienok, 2,5 milioni per il riscatto di Belotti, 2 milioni per Čočev, 1,5 milioni per Rigoni e un milione per Quaison. La missione non totalmente compiuta resta quella dell’abbassamento del monte stipendi. La mancata cessione di Mantovani e Della Rocca, il “bisogno” di cedere Sorrentino piuttosto che un Ujkani in scadenza (e alla fine resteranno entrambi…) oltre che un lavoro di sfoltimento rimasto incompleto peseranno ancora nelle casse rosanero, che ad oggi vedono ben poche riserve, servite per coprire parte delle perdite. Per coprire il resto del “buco”, si è dovuto attingere al capitale sociale, diminuito da 25 a 15 milioni di euro nell’ultimo anno. Mossa necessaria per una squadra che, ad oggi, sta vivendo il periodo economico più buio degli ultimi dieci anni. E una permanenza in serie A potrebbe non essere sufficiente a restituire ai tifosi il vecchio Palermo che entusiasmava il “Barbera”. Ecco perché non ci sarà da stupirsi se gente come Belotti e Dybala non metteranno radici a Palermo.