ROSOLINI (SIRACUSA)- Esclusa una matrice comune degli atti incendiari. Più vendette personali che fenomeno estorsivo. E due giorni fa un arresto in flagranza. Per le forze dell’ordine il fenomeno è sotto controllo. È rassicurante il comandante dei carabinieri di Siracusa, Luigi Grasso, sul “caso Rosolini”. Una serie di attentati con il fuoco negli ultimi mesi ha scosso il centro agricolo in provincia di Siracusa, a cavallo con il Ragusano. Due bottiglie incendiarie con relativi inneschi e un botto fuori dal comune, la notte tra venerdì e sabato sotto l’auto dell’ex candidato a sindaco 5 Stelle, responsabile della sede locale di Confartigianato, Enzo Caschetto, era stato l’ultimo di una serie di episodi allarmanti e “eccellenti”. Nel febbraio scorso in fiamme era finita, dolosamente, l’auto dell’ex assessore ai Lavori pubblici Carmelo Di Stefano, già a sua volta vittima di intimidazione poco tempo prima (testa di pecora mozzata e bossolo di fucile sull’auto). Un mese dopo era toccato al vice comandante dei vigili urbani, Salvatore Latino: incendio della vettura sotto casa. Ad aprile in fiamme dolosamente era finita la casa di villeggiatura del consigliere comunale, Andrea Candiano, che è anche imprenditore agricolo molto attivo e conosciuto nella zona.
E qua e là a creare un clima di preoccupazione, episodi simili accaduti a persone comuni, che non ricoprono cioè ruoli pubblici. Ne sono seguiti vertici in Prefettura e un rafforzamento della presenza sul territorio, anche con l’ausilio del 12esimo reggimento dei carabinieri di Palermo. Di supporto al lavoro della stazione di Noto, che ha giurisdizione. Affiancata a una forte attività investigativa. L’insieme ha già escluso una matrice comune degli episodi; e ha individuato nel traffico di droga (il ritorno dell’eroina) l’escalation di abitudini criminali.
Una tendenza già aggredita dalle forze dell’ordine con corposi sequestri e arresti per traffico di eroina e cocaina. “Rosolini ha buon livello di controllo del territorio – rassicura il comandante provinciale dei carabinieri, Luigi Grasso –. Gli eventi che si sono succeduti non sono legati da un filo conduttore unico, ma frutto di matrici criminali diverse. Gli atti incendiari – spiega – non sono attuati a fini di estorsione, ma attuati a fini, censurabili e delinquenziali, ma di vendette di natura personale. Ciò detto – prosegue Grasso – la risposta delle forze dell’ordine è forte, su Rosolini come altrove. Ne abbiamo parlato spesso in sede di comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica, adottando di volta in volta provvedimenti atti a dare massima visibilità a i nostri servizi e dare al cittadino una forte percezione di sicurezza. Il territorio è sano. Alcune problematiche endemiche cerchiamo di contrastarle con i mezzi a nostra disposizione. Da tenere conto – spiega ancora il comandante dei carabinieri – che il fenomeno degli stupefacenti è presente in tutta la provincia, e a Rosolini in particolare evidenzia il ritorno dell’eroina. Arresti e sequestri sono seguiti nelle ultime settimane”.
Instancabile, va riconosciuto, il lavoro che vuol essere deterrente. Diversi incontri da febbraio a maggio: “Cerchiamo di portare legalità – ha detto ancora il comandante – andando spesso a parlare nelle scuole del territorio. Abbiamo un ottimo rapporto, in tema di legalità, con le amministrazioni comunali che si sono succedute e con la scuola”. Riguardo alle indagini, ogni episodio fa capo a sé e tutto è incardinato nella collaborazione con l’autorità giudiziaria e “in direzione proficua”. Ma fatto salvo il “buon livello di controllo”, la proficua azione di contrasto e l’analisi rassicurante sulle matrici “non comuni” degli episodi e “non estorsive” in genere, qualche cittadino denuncia carenze di mezzi. “Ho dedotto che c’è una carenza di organico tra le forze dell’ordine”, lo dice la vittima dell’attentato di venerdì notte, il già candidato sindaco per i 5 Stelle e responsabile di Confartigianato locale, Enzo Caschetto. Che racconta: “Forse andrebbe potenziata la stazione dei carabinieri su Rosolini. Non funziona h24 – aggiunge – e in paese manca un commissariato di polizia. Io la sera dell’attentato subito ho dovuto rivolgermi alla centrale operativa di Noto. Ho chiamato 112 e ha risposto Noto. Alla fine è arrivata una pattuglia proveniente da Pachino”.
Due giorni fa, a 48 ore dall’attentato a Caschetto, un altro attentato incendiario (a un bar) poteva allarmare. E invece, a rassicurare la cittadinanza, è arrivato l’arresto in flagranza dell’uomo che aveva appena appiccato il fuoco.