“Vuole toglierci dalla circolazione”. È questa la denuncia dei laboratori di analisi di Ematologia dell’Isola, che questa mattina hanno manifestato davanti a palazzo Ziino a Palermo. A eliminare i piccoli laboratori è un nuovo piano dell’assessore alla Salute Massimo Russo. Un piano che agli specialisti non va giù.
“I laboratori di analisi potranno sopravvivere solo se le prestazioni effettuate nel 2013 ammonteranno a 100 mila” spiega Donatella Sindoni, titolare del “Laboratorio Sindoni” con sede a Messina. Vincoli che, spiega la donna, sarebbero in realtà solo “suggeriti dalla conferenza Stato-regioni e non obbligatori”.
Il risultato sarà l’accorpamento dei piccoli laboratori in consorzi e le sedi periferiche potranno soltanto effettuare i prelievi del sangue. Eppure “quando il nostro laboratorio è stato accreditato non ci sono stati richiesti requisiti di quantità, ma solo di qualità” racconta ancora Sindoni. Ma non solo. Secondo “l’art. 25 legge 5 – conclude la titolare del “Laboratorio Sindoni” – che garantisce il diritto alla libera scelta, ognuno ha il diritto di eseguire la prestazione nel laboratorio di propria fiducia”. Ed ecco che i pazienti diventano solo “codici a barre”: “Noi – dice Pietro Miraglia, che lavora a Brolo (Me) – chiediamo un incontro con il direttore generale Lucia Borsellino. Vogliamo difendere la libertà dei laboratori di decidere se associarsi a consorzi o meno”.
Il problema per i pazienti sarebbe anche l’allungamento dei tempi. “Chi ha bisogno di attività urgenti non può andare ad agrigento e aspettare i tempi del consorzio. Noi nel giro di due ore possiamo invece fornire i risultati” spiega Giuseppina Mangiapane, che lavora da trent’anni in un laboratorio con sede a Cammarata, nell’agrigentino.
Che sia allora un modo per risparmiare? Secondo i lavoratori non è così. “Carte alla mano possiamo dimostrare che sprechi non ce ne sono e che, anzi, siamo noi ad aver denunciato più e più volte gli sperperi di denaro” ribatte Giovanna Venuti, che da ventisei anni lavora a “Emolab” a Messina: “Abbiamo ridotto anche l’orario di lavoro. Rischiamo di scomparire”.