I problemi del presidente | E la scelta del Pd

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19 Settembre 2011, 06:51

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In un celebre articolo dei suoi “scritti corsari” (“Il discorso dei capelli”), Pierpaolo Pasolini sostenne che non esisteva più alcuna differenza tra le fisionomie di destra e sinistra. Era sopravvenuta una indistinta somiglianza, nel nome dei consumi. Parafrasando: guardiamo in faccia il Pd siciliano e stentiamo a credere che c’entri qualcosa con Enrico Berlinguer, con la questione morale, con una diversità pretesa dal resto che – a Palermo e dintorni – è stata polverizzata da un infelice pragmatismo machiavellico che ha disperso mezzi nobili nel segno di un discutibile fine.

Ai vertici dei democratici vorremmo porre una sola domanda: che differenza di stile e di sostanza complessiva c’è tra il Cuffarismo e il Lombardismo? Perché Giuseppe Lupo, segretario del Pd, ha mutato opinione, a riguardo? Si può sviluppare un differente parere sulla strategia della coalizioni, non sulla natura alleati con cui si stringe un patto. Rita Borsellino si chiede in una intervista a Livesicilia: cosa penserà Totò Cuffaro in cella? E’ il riflesso onesto di un dubbio che stuzzica perfino chi fu (ed è) avversaria di Cuffaro e di Lombardo. Secondo noi, dal punto di vista delle responsabilità individuali, siamo davanti a storie incommensurabili. Ma, politicamente no. Il centrosinistra di rito cracoliciano ha immancabilmente, e con ottime ragioni, avversato il Cuffarismo prima di tutto per irrinunciabili argomentazioni politiche ed etiche. Perché rappresentava un sistema di organizzatissime clientele e di governo inaccettabile. Ora non contano più? Ora non sono utili? E quale sarebbe la differenza con il Lombardismo? Non c’è anche lì un rito spartitorio in base all’appartenenza? Non gravitano nella stessa orbita contatti con personaggi di discutibile genesi, a prescindere dalla rilevanza penale che è tutto per il privato cittadino, però solo una parte del tutto per un uomo pubblico con gravi responsabilità? Non parliamo del processo, in cui Raffaele Lombardo si difenderà, né della sua condizione di innocente, fino a prova contraria che è un diritto reclamare. Parliamo del contesto, rintracciabile a occhio nudo, in cui è cresciuto l’onorevole Raffaele Lombardo, poi diventato presidente. E non ci appare talmente lontano dal Cuffarismo inteso come idea di gestione del potere. Anzi, diremmo che siamo davanti a due gocce d’acqua.

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Sappiamo che il Pd in versione siciliana irride queste posizioni. Le derubrica alla voce “moralismo”. Esiste, evidentemente, una voluttà del comando che fa dimenticare le linee essenziali di una storia e di una identità. Si sono riempiti la bocca con il governo delle riforme che giace in un inquietante immobilismo. E l’unica riforma davvero urgente sarebbe riportare la trasparenza nelle stanze che contano, per ridare fiducia, per marcare una necessaria discontinuità. Oggi vedremo cosa deciderà il Pd in direzione alle 15. Ma ci pare che il traguardo sia lontano. E ci pare che tra gli ismi in gioco, il moralismo sia il meno peggio. Ci pare che questa terra non dovrebbe scegliere soltanto tra Cuffarismo e Lombardismo. Se accade, sarà anche colpa dei pretesi diversi, o no?

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19 Settembre 2011, 06:51

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