Cronaca

Il capo decina in Consiglio, i voti a Pullara e i ‘favori’ del deputato

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13 Gennaio 2021, 09:12

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Salvatore Montalto, arrestato con l’accusa di essere capo decina del paracco, la famiglia stiddara di Palma di Montechiaro, è un consigliere del Comune in provincia di Agrigento. Gli uomini del clan si diedero un gran da fare nel 2017 per piazzare uno di loro dentro la macchina comunale.

Non è l’unico politico che avrebbe goduto dell’appoggio elettorale dei paraccari. Un capitolo delle indagini della Dda di Palermo e dei carabinieri di Agrigento riguarda anche il sostegno al deputato regionale Carmelo Pullara, già coinvolto in altre indagini.

Non è emerso, però, che il deputato, avesse avuto consapevolezza della caratura criminale degli affiliati che si sarebbero spesi per incrementare il suo consenso. Nell’inchiesta, però, sono citati i favori che Pullara avrebbe fatto ad alcuni degli uomini arrestati oggi in veste di manager dell’Asp. Pullara è stato prima direttore amministrativo dell’Asp di Agrigento e successivamente direttore del Servizio provveditorato della medesima azienda sanitaria. Leggi la replica del deputato regionale.

L’elezione di Montalto

L’11 giugno 2017 si sono svolte le elezioni del sindaco e del Consiglio comunale di Palma di Montechiaro. Il paracco di Rosario Pace ha piazzato il suo capo decina con 413 voti raccolti nella lista Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro (Udc).

Pace aveva dato l’ordine di fare votare per Montalto: “… ha detto che dobbiamo portare a Totò dai ragazzi per i voti? Da questi ragazzi… amici di Domenico che gli organizza una riunione dice… “. Sarino Lauricella, un altro degli arrestati, si diceva certo del risultato: “Totò così ci deve prendere… minimo 450 voti deve prendere Totò”.

La lista di Montalto appoggiava il candidato a sindaco Rosario Bellanti che, secondo Lauricella, alle precedenti elezioni del 2013 era stato sconfitto al ballottaggio da Pasquale Amato proprio perché all’epoca il paracco aveva deciso di sostenere la candidatura di quest’ultimo: ” … se era stato deciso così… a lui non gli dicevo io? Che votate a questo?… purtroppo… non dovevamo… come abbiamo dato i voti a questo figlio di puttana?”.

Montalto non fu il primo degli eletti come si aspettavano, ma per un momento si credette addirittura che non ce l’avrebbe fatta. La sua elezione fu un sollievo per Gioacchino Pace (“… meno male, va… camminiamo con un po’ di dignità…”), che però aveva il chiodo fisso di scovare i “traditori”: “… sai quanti ce n’erano ora che sono passato dal bar che dovevano essere con voi che sono tutti con Scicolone (Domenico Scicolone, il primo degli eletti, ndr)… che stanno mangiando e bevendo… vergogna… poi andate a vedere voi, io non sono l’ufficio informazioni… fatevi un giro e andate a guardare…”.

L’appoggio a Pullara

Pochi mesi più tardi, a novembre 2017, si andò al voto per le regionali. Il paracco avrebbe convogliato il consenso elettorale su Carmelo Pullara, candidato nella lista “Popolari e Autonomisti – Idea Sicilia” che appoggiava Nello Musumeci per la la presidenza della Regione.

“… vedi che io ci telefono… si mette subito a disposizione… immediatamente per qualsiasi problema… vedi che quando telefoniamo a lui… gli telefoniamo solo per bisogno…”, diceva Domenico Manganello su Pullara che fu eletto con 9.871 preferenze, di cui 619 raccolte a Palma di Montechiaro.

Già nel giugno precedente Montalto aveva iniziato a spargere la voce sul fatto che bisognasse sostenere Pullara: “…. se mio padre mi dice che devo votare a Pullara io voto a Pullara… che minchia è buono Pullara che abbiamo bisogno e corre…”.

Ad agosto un componente dello staff di Pullara chiamò Sarino Lauricella, altro capo decina del clan: “…niente il dottor Pullara desiderava insomma sapere se era possibile, magari non adesso, magari passato il ferragosto, dopo il mese di agosto se era possibile magari fagli conoscere qualche altro amico, qualche amico che magari lui non aveva ancora conosciuto, insomma in maniera tale visto che ci stiamo avvicinando pian piano alle elezioni…”. Risposta: “Per il dottore questo e altro, lei quando si avvicina l’ora basta che un giorno prima così magari ci avvisa così organizziamo qualcosa e facciamo una bella accoglienza…”

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“Al momento del bisogno”

Nel mese di ottobre Domenico Manganello spiegava a Tommaso Vitanza di essere stato proprio lui a presentare Pullara al resto del paracco prendendosi così i meriti di tale scelta, basata anche sulla convinzione che il candidato li avrebbe favoriti in ambito ospedaliero: “… e a me mi ha fatto favori che io di questi favori non ne avrei voluti… però… uno ha l’amico… al momento del bisogno viene un altro amico e lo va a cercare… perchè sono malattie… ha capito… perché non è un bisogno…”.

E Vitanza aggiungeva: “… questo Pullara mi è simpatico lo conosco… ci vediamo… ci salutiamo, altro per altro mi tiro il conto e glielo do… no solo io… tutta la mia famiglia… se vuole gli faccio pure le fotografie”.

Dopo lo spoglio Manganello si diceva soddisfatto a metà: “… va bene indipendentemente da quello che hanno votato come al solito un poco di cose inutili…”. Agli atti delle indagini ci sono due tentativi non andati in porto da parte di Manganello di contattare Pullara al telefono la sera delle elezioni e all’indomani.

Contatti e “favori” dall’onorevole

Non c’è alcuna prova che Pullara sapesse dell’appoggio elettorale ricevuto dal paracco, né della caratura criminale delle persone arrestate oggi. Ecco perché al momento non gli viene mossa alcuna contestazione, ma agli atti dell’inchiesta ci sono una serie di conversazioni catalogate come “finalizzate a ottenere un intervento o un interessamento in favore dei componenti del paracco in ambito sanitario”.

Pullara era molto disponibile e non si tirava indietro di fronte a esigenze legate alla salute di parenti e amici di coloro che lo contattavano. Il 9 giugno 2017 Domenico Manganello gli inviò un sms per avere notizie sulla madre di un’amica che era stata operata a Licata: “Mimmo quando hai bisogno basta che mi chiami …altrimenti io subito l’avrei fatto fare… figurati… qualunque cosa a disposizione… lo sai…”, rispose Pullara.

Il 16 giugno 2017 Manganello chiamava nuovamente Pullara per raccomandargli il caso di un uomo che aveva necessità di ottenere con urgenza gli esiti di una risonanza magnetica effettuata all’Ospedale di Catania per un tumore al cervello, in vista di un trasferimento presso un ospedale milanese. E Pullara si attivò.

Stessa cosa l’8 settembre 2017, quando Manganello gli segnalò il ricovero all’ospedale di Licata di un cugino colpito da ischemia. “… va bene… ci penso io ciao””, disse Pullara.

Il 18 dicembre 2017 Salvatore Montalto scrisse a Pullara (“Ciao ho di bisogno urgente di parlarti”) perché il padre si era dimenticato di portare con se il documento di identità il giorno della convocazione davanti alla commissione ciechi di Agrigento.

Nel gennaio 2018 Pullara si sarebbe attivato affinché due parenti di Montalto fossero avvantaggiati nella lista di attesa per un controllo medico e gli venisse assegnata una camera di degenza singola durante il ricovero ospedaliero.

La sequenza proseguiva il 17 febbraio 2018 quando Manganello gli segnalò la situazione della zia che avrebbe dovuto eseguire una Tac a Licata. Anche in questo caso Pullara si sarebbe attivato con il primario per fare in fretta.

Infine Pullara si sarebbe interessato per fare lavorare una donna, moglie di un uomo legato al clan, come operatrice socio sanitaria in una onlus.

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13 Gennaio 2021, 09:12

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