Il capo, il picchiatore, l'infermiera| I ruoli della gang senza scrupoli - Live Sicilia

Il capo, il picchiatore, l’infermiera| I ruoli della gang senza scrupoli

Chi faceva e cosa nelle due bande specializzate in falsi incidenti. Indagato pure un avvocato.

PALERMO - il blitz
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PALERMO – Due bande, un unico capo. Le due organizzazioni che truffavano le assicurazione tramite falsi incidenti e provocando fratture e ferite gravissime alle vittime, avevano un unico vertice, Michele Caltabellotta, perito assicurativo che secondo gli inquirenti avrebbe mosso gli interessi delle due gang smantellate oggi dalla squadra mobile. Il suo ruolo è emerso nel corso delle indagini che hanno accertato l’esistenza di pratiche di risarcimento per incidenti stradali simulati dai suoi complici. Caltabellotta avrebbe avuto un rapporto fittissimo con Francesco Faija, componente della prima associazione insieme ad Isidoro Faija, Francesco La Monica e Michele Di Lorenzo.

I due si sentivano quotidianamente, condividendo il ruolo di vertice per pianificare i nuovi falsi incidenti e prendere in considerazione l’ingresso di nuovi soggetti da utilizzare come vittime compiacenti. Francesco Faija è infatti considerato promotore dell’associazione e “coordinatore” della banda, visto che sarebbe stato il principale organizzatore dei sinistri da mettere in scena. In pratica, Faija avrebbe reclutato gli attori principali, primi fra tutti coloro che erano disposti a subire le violenze e a riportare gravi fratture. Un aspetto fondamentale per entrambe le bande, che basavano proprio sui referti medici i lauti indennizzi.

Il suo braccio destro sarebbe stato Francesco La Monica. Era lui ad aiutarlo nell’organizzazione dei falsi sinistri, e andava a caccia di eventuali nuove vittime, nella maggior parte dei casi persone psicologicamente influenzabili. Isidoro Faija, detto “Dorio”, viene descritto come una sorta di “picchiatore”, colui che faceva il lavoro sporco. Il suo compito, infatti, era quello di fratturare chi dava il consenso alla violenza, al costo di finire sulla sedia a rotelle o di doversi muovere con delle stampelle. In cambio della rottura delle ossa, c’era una somma di denaro, che non sempre veniva tra l’altro consegnata.

Ad aiutarlo c’era Michele Di Lorenzo che in un’occasione si sarebbe anche messo a disposizione per subire le fratture. Le bande che truffavano le assicurazioni, infatti, quando non trovavano vittime disponibili a farsi rompere un braccio o una gamba cercavano in famiglia e tra parenti. Una delle ultime persone utilizzate per inscenare un falso incidente è stato proprio Di Lorenzo, anche lui fermato e uscito dagli uffici della squadra mobile per andare in carcere con le stampelle. Le indagini hanno permesso di individuare i componenti di una seconda banda, anche questa si sarebbe mossa dietro la regia di Caltabellotta, che avrebbe coordinato i promotori, gli organizzatori e chi periodicamente partecipava alle truffe.

Con lui, in questo caso, ci sarebbero stati Franco Mocciaro, Salvatore La Piana, Antonino Santoro, Antonia Conte, Giuseppe Portanova e Massimiliano Vultaggio, anche loro fermati nel corso del blitz della mobile. Questo gruppo sarebbe entrato in azione a partire dal 2016, per essere operativo anche recentemente. Gli inquirenti ritengono sia la banda più duratura dal punto di vista temporale “in grado di rigenerarsi continuamente con l’ingresso di nuovi soggetti”. A la Piana, il compito di promotore e organizzatore della gang, mentre Santoro si sarebbe occupato di anticipare le spese per l’organizzazione dei falsi sinistri e avrebbe quindi provveduto all’acquisto delle pratiche di risarcimento.

Ad individuare i luoghi da trasformare in “macelleria di esseri umani”, era Portanova, che poi avrebbe anche pensato al ricovero delle persone gravemente ferite e alle successive visite mediche. Fratture di ogni tipo, che avvenivano anche con l’utilizzo di grossi attrezzi da palestra, scagliati contro le vittime. I componenti dell’associazione avrebbero per questo somministrato in modo rudimentale dell’anestetico. E qui sarebbe entrata in azione Antonia Conte, moglie di Francesco Mocciaro: dopo aver trasportato le vittime presso il luogo delle lesioni e preparato l’anestetico, avrebbe assistito e vigliato le vittime, controllando l’esito delle lesioni ed il “rispetto del piano” prestabilito dalla banda, fino all’ultimo. Tra gli indagati, infine, anche un avvocato, Graziano D’Agostino, 42 anni. D’Agostino si è occupato del falso incidente stradale di una donna che si è fatta rompere braccio e piede destro. E’ stata lei stessa a raccontare di aver messo gli arti tra due mattoni: alcuni componenti della banda di truffatori hanno lanciato un peso di quelli utilizzati nelle palestre sui mattoni provocando la rottura delle ossa. 

 


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