ACI SANT’ANTONIO ( CATANIA) – Avrebbe sparato dalla macchina, seduto al lato guida, verso il finestrino di destra. Si sarebbe accostato per sparare più volte in direzione della vittima, che era per strada. È uno dei punti discussi al processo a carico di Antonino Cosentino, 34 anni, che il 27 febbraio 2023 uccise un ex socio del padre, Francesco Ilardi, in via Vittorio Emanuele.
Il film del delitto, la dinamica, è stata ricostruita in aula, in Corte d’assise, da un consulente della difesa. La difesa di Cosentino, gli avvocati Francesco Antille e Margherita Ferraro, hanno cominciato a far scorrere la propria lista di testimoni, dopo quelli del pm Francesco Rio. In realtà i testimoni della difesa erano già iniziati durante la prima fase.
Il controesame già fissato
I consulenti hanno parlato di colpi esplosi verso il basso, tesi che potrebbe far ipotizzare che non avesse volontà di uccidere la vittima. Ed è un particolare che potrebbe rivelarsi decisivo, perché l’intenzionalità, o la mancata intenzionalità, del gesto fa la differenza.
Il 28 ottobre il Pm passerà al controesame del consulente della difesa, poi è già stato fissato un calendario di udienze per arrivare alla sentenza entro la fine dell’anno. Al momento sono in programma le udienze dell’8 novembre per la requisitoria del Pm e per le arringhe delle parti civili. Il 15 novembre toccherà ai difensori.
Il figlio della vittima
Nel corso del dibattimento sono state acquisite sue dichiarazioni rese dal figlio della vittima, che era stato con il padre sino a pochi minuti prima del delitto. Sentito poi in aula il comandante della sezione d’investigazioni scientifiche del comando provinciale dei carabinieri.
In aula come detto è pure presente la parte civile, ovvero i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Umberto Terranova. Il pm Rio ha anche personalmente coordinato le indagini, svolte dai carabinieri.
L’arresto
Cosentino, si ricorda, fu fermato dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania dopo essersi allontanato dalla scena del delitto. Dopo aver sparato, infatti, avrebbe lasciato sul posto la sua auto, una Suzuki SX4. Quando i carabinieri lo hanno bloccato, era con suo padre e con un legale: stava andando a costituirsi.
I carabinieri avevano rinvenuto tracce di polvere da sparo nell’auto. L’accusa si basa sulle attività svolte dai militari, supportate anche dalle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona. Secondo quanto è emerso, dopo l’arresto Cosentino avrebbe in qualche modo ammesso le proprie responsabilità, pur negando di aver avuto alcuna volontà di uccidere la vittima. Sta di fatto che l’accusa è omicidio volontario.