Fatelo con i colori che volete questo governo. Giallo e rosso. Rosso pompeiano. Rosso con sfumature di giallo. Giallo con una sfumatura di rosso. Ma salvate la Sicilia. Mettete la carta da parati che volete. A pois. Con motivi floreali. Con scene di caccia. Ma salvate la Sicilia.
Salvate la Sicilia, perché non c’è più un minuto da tardare. Ci sono i numeri che certificano lo scempio. Il problema non è la quantità di gente che arriva su una barcaccia sgarrupata, ma la misura di giovani che se ne vanno, su una zattera metaforica, per cercare fortuna altrove; perché qui, oltre al bagno di mare a ottobre, c’è poco altro. L’osservazione delle cronache corrobora i dati di anime che vagano e soldi che non ci sono.
Noi siciliani abbiamo delle colpe? Certo che le abbiamo. Non siamo tanto vili e ipocriti da rinunciare all’autocritica. Abbiamo mandato al potere, tranne qualche eccezione, classi dirigenti inadeguate che hanno tramandato l’ignavia come metodo, la mano tesa come espediente, il ricevere senza dare come principio supremo. E se le cose precipitavano, c’era sempre il sudismo dietro l’angolo: l’alibi comodo di tutti i fallimenti.
Ma voi – voi che vi riempite la bocca dei destini della nazione – avete responsabilità immani per investimenti che non ci sono, per la disattenzione che regna, perché, forse, ci immaginate con l’anello al naso: indigeni accoglienti e ottusi a cui regalare, di tanto in tanto, la perlina colorata di una promessa che non sarà mantenuta.
Altro che autonomia. Altro che il progetto della Padania in una salsa appena un po’ ritoccata ma che conserva il gusto acre del secessionismo. La Sicilia, con il Sud, più del Sud, è l’emergenza nazionale. La Sicilia è l’orizzonte. O si fa la Sicilia, oppure incommensurabile sarà la vergogna di chi, potendo intervenire, se n’è lavato le mani.
Se questo governo del colore che vorrete, infine, nascerà – se si verificherà il miracolo dell’idea che sopravanza l’appetito per gli incarichi – avrà un senso se sarà sicilianista, sudista, mezzogiornista, senza l’Etna fumigante sullo sfondo quale immateriale e silente auspicio.
Un governo per il Sud e per la Sicilia che possa riscattare la fierezza di un popolo, indicandogli un traguardo, richiamandolo alla responsabilità, ma anche garantendo le armi per la lotta della sopravvivenza. Un governo ‘Conca d’oro’. Un esecutivo ‘Valle dei Templi’, perché siamo stanchi di essere trattati come gli schiavi che hanno i granai pieni di voti, all’occorrenza, e lo stomaco vuoto e siamo stufi di troppe narrazioni interessate che vanno oltre la corretta radiografia dei nostri vizi, tralasciando le nostre virtù, per preparare il ghetto.
Se, invece, si continuerà con lo stesso adagio, con l’identica marcia funebre, la Sicilia non sarà più. Rimarrà la cartolina di una bellezza che non serve a nessuno, con il rimpianto di una tremenda agonia. Uno sconfinato campo di concentramento, con qualche oasi per i neo-neo ricchi che tutto ammorbano con la loro antichissima volgarità.
E questo governo dei mille colori si rivelerà soltanto una mascherata, un ballo delle poltrone, l’ennesimo inganno. La perlina colorata nel deserto. Un libretto di istruzioni per indegna sepoltura. L’illusione di un guizzo giallorosso in cima a un abisso nero.