Il governo tecnico | finisce ko

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24 Gennaio 2014, 06:35

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PALERMO – “A questo punto questo governo non è più difendibile”. Anche nella maggioranza lo smarrimento, dopo che il commissario dello Stato ha fatto a pezzi la finanziaria, è profondo. E se centrodestra e grillini fanno a gara a chi chiede per primo le dimissioni di Crocetta, anche nel perimetro della coalizione che sostiene il governo ci sono molte perplessità. Sintetizzate dal commento a taccuini chiusi di un deputato di peso, che legge nella scure di Aronica anzitutto il ko della giunta dei tecnici. Le norme volute dagli assessori e dal presidente sono cadute sotto il fuoco di fila del commissario. Dagli articoli sull’Agricoltura a quelle sulla Sanità o sul sociale, la strage è stata pressoché totale. “E meno male che gli assessori sono tecnici”, sussurra qualche deputato della maggioranza. Stesso concetto che dall’opposizione ci si può permettere di dire ad alta voce. Lo fa Roberto Di Mauro, capogruppo dell’Mpa che ha buon gioco ad affermare: “Questa armata Brancaleone fatta da quattro amici di Crocetta che casualmente si ritrovano a fare gli assessori ha mostrato di non avere né la stoffa dei tecnici né la stoffa della politica e oggi la Sicilia si trova come mai prossima al baratro”.

La strage di articoli operata dal prefetto Aronica è stata bollata come “crudele” da Crocetta e “inaccettabile” da Luca Bianchi, il tecnico da tutti apprezzato che malgrado i suoi sforzi di rigore esce con le ossa rotte dal responso del commissario. Quel che è certo, è che la Sicilia si trova con un bilancio azzoppato, e che per usare le parole del segretario della Uil Claudio Barone “si rischia un vero e proprio disastro”. A partire dal pagamento dei prossimi stipendi dei regionali, per i quali serve almeno la promulgazione della legge.

Crocetta ieri sera ha parlato di “assassinio” della Sicilia, attaccando a testa bassa il governo nazionale e il suo rappresentante. Il cui rigore, in effetti, ha spiazzato persino i più pessimisti.

Cgil e Cisl hanno usato le medesime parole per definire l’operato del governo in questa vicenda, parlando di “approssimazione”, “improvvisazione” e “superficialità”. Tutti limiti che mal si conciliano col valore aggiunto che in una giunta dovrebbero apportare dei tecnici. E oggi, a quanti hanno in questi mesi sollevato il problema dell’inadeguatezza del governo e l’opportunità di un suo rafforzamento politico, a partire da Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici, resta l’amara e frustrante soddisfazione del “l’avevo detto”.

Nel braccio di ferro in corso sul rimpasto di governo, il disastro di ieri non potrà non pesare. L’orientamento del governatore era quello di mantenere un profilo tecnico della giunta, lasciando fuori i deputati. Una regola generale che avrebbe evitato a Crocetta l’imbarazzo di dire un no ad personam a questo o quell’indagato, o a qualche politico con ambizioni assessoriali che dalle parti di Palazzo d’Orleans si ritiene in una posizione di “inconferibilità” per precedenti vicende giudiziarie.

Ma i sostenitori delle ragioni di una giunta “politica” da oggi hanno nuove frecce al proprio arco. E in genere, ne avranno quanti hanno fin qui hanno parlato dei limiti del governo Crocetta e della sua “inadeguatezza”. Ieri la riunione del gruppo del Partito democratico – da cui in questi mesi sono giunte questo genere di sollecitazioni – è stata tesissima. Chi c’era racconta di deputati infuriati con il governo. E nella riunione è arrivata anche la richiesta di un dibattito d’Aula sulla “crisi politica del,a Regione”, un passaggio che potrebbe trasformarsi in un processo al governo. “Qui ha fallito un modello di governo, isolato e non aperto al confronto. Un modello che forse può andare bene per un Comune, non per la Regione”, dice Antonello Cracolici.

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Insomma, la partita del rimpasto si fa più complicata e la posizione di Crocetta nel tenere il punto, più debole. Il governatore vorrebbe limitarsi a qualche piccolo aggiustamento, pronto a “sacrificare” un paio di assessori dei democratici. Ma dopo la Waterloo della finanziaria, nella trattativa si troverà in una posizione più fragile. Nel frattempo, però, c’è ancora da risolvere la questione del congresso del Pd, con Lupo sempre più vicino alla ricandidatura e il resto del partito ancora in cerca di una difficile soluzione unitaria. E soprattutto c’è da tornare in Aula in fretta e furia per cercare di mettere una pezza alle numerose falle causate dall’impugnativa del commissario. Che, come ha dovuto ammettere in tarda serata lo stesso governatore, mettono letteralmente in ginocchio l’Isola. La strada è tutta in salita per governo e maggioranza. E per la Sicilia.

 

 

 

 

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24 Gennaio 2014, 06:35

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