Solo alla fine della sua lunga filippica rivolta al ministro Toninelli, Nello Musumeci ha sfiorato l’argomento. Sollecitato dai cronisti, il presidente della Regione martedì a Palazzo d’Orleans ha ribadito che il governo è “per la privatizzazione degli aeroporti siciliani, con un forte controllo pubblico”. Solo una battuta, volante è il caso di dire, su quello che si preannuncia un enorme risiko di potere e interessi. Su cui Palermo e Roma, sponda 5 Stelle, hanno sensibilità molto diverse.
Se, infatti, il ministro Danilo Toninelli ha detto in Sicilia di temere che “possa essere un grosso errore vendere le azioni da parte dei soci che sono soggetti tutti pubblici”, il governo regionale la pensa diversamente. E così anche Sac, la società di gestione dello scalo catanese, che in questi giorni ha spinto sull’acceleratore verso l’apertura a investitori privati. Uno scenario che non piace a Palermo, dove lo scalo di Punta Raisi è saldamente in mano pubblica, per la precisione saldamente in mano a Leoluca Orlando e alla governance espressa dal sindaco, che è pronto a fare muro. Sullo sfondo resta l’idea, cara a Musumeci e apprezzata anche da altri, di un’unica gestione degli scali siciliani per fare sistema.
Catania, la privatizzazione decolla
L’assemblea dei soci Sac ha dato l’ok alla modalità di cessione ai privati della quota di maggioranza (o di minoranza qualificata, almeno il 30 per cento, ma l’assemblea è orientata verso la cessione della maggioranza). E cioè quella del trade sale: con la cessione a un privato scelto attraverso una procedura ad evidenza pubblica. Che non valuti solo il prezzo offerto ma anche il piano industriale presentato dal socio privato. Lo scenario convince i soci la Super Camera di commercio guidata da Pietro Agen ma anche il Comune di Catania col sindaco Salvo Pogliese. Resta da capire se i soci cederanno ognuno una parte pro quota o no. La privatizzazione, si legge in un documento riservato interno, è “un’opportunità per la società di raccogliere risorse (in aumento di capitale) per coprire il proprio piano investimenti, cogliere nuove opportunità di sviluppo e ottimizzare la capacità di distribuire dividendi agli azionisti”.
L’operazione Fontanarossa è molto appetibile per i privati. E può valere tra mezzo miliardo e un miliardo. Sac si avvia a chiudere un bilancio di esercizio lusinghiero con utili ancora in crescita rispetto all’anno precedente (si parla di una decina di milioni). La tratta Catania-Roma è la principale in Italia per numero di passeggeri (circa 2 milioni), il trend dello scalo è in crescita.
Chi possono essere gli interessati? Presto per dirlo, ma i papabili certo non mancano. Come il gruppo Atlantia (famiglia Benetton), Corporacion America (dell’argentino Eduardo Eurnekian), Save (aeroporti di Venezia, Treviso, Verona), il fondo F2I, ma possono farsi avanti soggetti interessati da Emirati, Francia, Germania, Asia. E già per la scelta dell’advisor si faranno avanti colossi (lì probabilmente si procederà con gara a inviti). Chi prende Sac a cascata assume il controllo anche di Soaco, la società di gestione di Comiso. L’operazione potrà durare circa un anno, secondo un cronoprogramma contenuto in un documento interno.
C’è chi dice no
Perplesse solo alcune voci sindacali, come Cisal e Ugl. I confederali sono stati rassicurati dall’ad Nico Torrisi. Le sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil chiedono però di affrontare il tema degli aeroporti siciliani con una visione più ampia e auspicano la creazione di un Polo aeroportuale della Sicilia occidentale, prospettiva auspicata in passato anche dal management di Airgest, la società di gestione dell’aeroporto trapanese di Birgi.
Da sempre contrario a ipotesi di privatizzazione è Leoluca Orlando. Concetto ribadito ancora ieri dal sindaco, che ha detto che fino a quando ci sarà lui a Palazzo delle Aquile di privatizzare Gesap non se ne parla, “dopo il 2022 se c’è qualcuno che avrà il coraggio di svendere un aeroporto che funziona lo potrà pure fare”. Aggiungendo che “sull’insistenza a privatizzare” lui “non ci vede chiaro”.
Dal consiglio comunale di Palermo si fa sentire Idv dando man forte a Orlando nel dire no. Ricordando la controversa norma inserita nel collegato alla finanziaria regionale e denunciata dai grillini che prevede la riduzione del 10% dei trasferimenti correnti in favore delle amministrazioni comunali che detengono partecipazioni in società aeroportuali.
Anche i grillini ribadiscono il loro no alle ipotesi di privatizzazioni: “Il ministero vigilerà in ogni singolo dettaglio su questo passaggio perché non siano commessi errori, perché non si può monetizzare oggi disinteressandosi del domani”, ha detto Toninelli. I 5 Stelle sono invece favorevoli a un modello di gestione unitaria con le sei infrastrutture che facciano rete tra loro. “Il nostro modello di gestione unica pubblica delle società di trasporto aereo rappresenta un’idea concreta, immediatamente percorribile adesso che tutte le società di gestione degli aeroporti siciliani sono in mano pubblica, in grado di garantire immediati vantaggi a tutto il territorio, specialmente al Sud Italia”. Così qualche giorno fa a Catania il sottosegretario pentastellato Vincenzo Santangelo.
Le idee della giunta
La partita è complessa e così lo scenario, con due scali che godono di buona salute, Palermo e Catania, e i due minori di Comiso e Trapani alle prese entrambi con notevoli difficoltà finanziarie. “Il presidente Musumeci è sempre stato un assertore dell’autorità unica degli scali aeroportuali, proprio per evitare che i piccoli abbiano solo perdite e i grandi solo utili”, spiega l’assessore Marco Falcone. L’autorità unica, spiega il responsabile delle Infrastrutture in giunta, “significa sinergia, collaborazione, sussidiarietà. E anche economia di scala. Un esempio: 15 giorni fa si dovevano fare lavori a Fontanarossa, si sono dirottati i voli su Comiso, che ha fatto 40mila viaggiatori senza il minimo disservizio”.
Se un’unica autorità è complicata da realizzare, un obiettivo più a portata di mano potrebbe essere averne due, una per la Sicilia occidentale (Punta Raisi e Birgi) e una per l’orientale (Fontanarossa e Comiso). Il governo ci spera, prediligendo la via dell’apertura ai privati: “Privatizzazione significa concorrenza e miglioramento della qualità del servizio – dice Falcone -. Ma siccome il mercato alcune volte è aggressivo in maniera esasperata, allora una vigilanza il pubblico deve garantire nell’interesse dell’utenza”.
Sì, ma al di là dei propositi, gli aeroporti appartengono ai soci, ricorda lo stesso Falcone, e sono i soci a decidere secondo il diritto commerciale. E a Palermo i soci pubblici ruotano in buona parte attorno a Orlando (come Comune e Città Metropolitana), che oppone un diniego assoluto a ipotesi di privatizzazione e difende la gestione pubblica dello scalo. “È chiaro che ogni processo di privatizzazione ti crea una spoliazione – commenta Falcone -. Ma il pubblico dovrebbe capire il contemperamento degli interessi”. Sì, ma lo scalo di Palermo va bene così, è una delle obiezioni. “Anche quello di Catania, forse pure meglio”, commenta con una battuta Falcone.