CATANIA – La protesta dei lavoratori socioassistenziali non si ferma da 72 giorni. A piazza Università le tende, le bandiere dei sindacati di base, e la bara portata in processione durante cortei e momenti di tensione, fanno parte ormai dell’arredo urbano. I rappresentanti degli 850 dipendenti delle strutture convenzionate con il Comune hanno presidiato giorno e notte il cuore pulsante della movida, pranzando e cenando in quello slargo che divide pub e ristoranti dai palazzi del potere etneo: Università, Comune e Diocesi.
Hanno conosciuto il tepore dell’autunno e il freddo che taglia il viso a dicembre. Hanno ascoltato, durante le regionali, i comizi di Beppe Grillo e Rosario Crocetta, solo per citarne alcuni. E hanno visto sfilare i 57 sindaci dell’hinterland mentre protestavano contro l’ex governo Monti.
Adesso, dopo aver organizzato la veglia di Natale in piazza, e condiviso i piatti che ciascuno portava da casa, gli uomini e le donne che consentono il funzionamento dell’assistenza ai diversamente abili e agli emarginati in provincia di Catania, sono semplicemente “delusi”.
“Delusi” perché, come spiega a LivesiciliaCatania il sindacalista Corrado Tabita Siena, “le 850 famiglie dei lavoratori non hanno ancora incassato lo stipendio di maggio e stanno trascorrendo le feste chiedendo prestiti per mettere la benzina e andare a lavorare”.
Ecco allora che bandiere, lacrime e sorrisi dei lavoratori sociassistenziali diventano il simbolo di Catania. Della Catania che si rimbocca le maniche per consentire a chi è senza tetto di avere un piatto caldo e un letto su cui dormire. Della Catania che trascorre le giornate lavorando al fianco dei portatori di handicap. Della Catania che ha ascoltato le promesse “false” della politica e adesso si ritrova senza la forza per andare avanti.
Sette mesi di ritardo nel pagameno degli stipendi alle strutture convenzionate con il Comune, sono il simbolo del dissesto che attanaglia la città e di una macchina amministrativa che si regge soltanto sulla carta.
“Avevamo chiesto due mensilità arretrate -spiega Tabita- è stato fatto soltanto un mandato di pagamento che verrà percepito dai dipendenti a ridosso dell’epifania, vorrei essere fiducioso per il futuro, ma ho paura che siamo ad un punto di non ritorno”.
Finito il Natale, i lavoratori socioassistenziali si preparano ad affrontare il capodanno e l’epifania. Ci saranno i pecorai che prepareranno la ricotta e forse qualche braciere con la carne.
L’ombra del fallimento delle strutture convenzionate rischia di diventare una tragica certezza. Le fatture pagate dal Comune con un minimo di 200 giorni di ritardo hanno stremato la contabilità affannata di cooperative e società. Ecco che, concluso il 2012, resta da affrontare il 2013. Dopo Aligrup e Windjet bisogna iniziare a prendere in seria considerazione anche il futuro dei socio-assistenziali.