Il Pd verso la sfiducia | Genovese e Papania: ora basta

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01 Giugno 2012, 18:30

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Tutto rimandato al 9 giugno. La direzione del Pd, fissata per lunedì prossimo, slitta al sabato successivo. E intanto nel partito l’ipotesi della mozione di sfiducia sembra prendere sempre più corpo. Nino Papania e Francantonio Genovese, leader della corrente Innovazioni sono usciti con un comunicato durissimo in cui si fa un riferimento neanche troppo velato a questa ipotesi.

“Quale senso, quale significato e quale risposta possiamo dare al governo politico a cui sta dando vita Lombardo dopo aver preannunciato le sue dimissioni per il prossimo mese di luglio? Questi sono gli interrogativi a cui il PD è chiamato a dare risposta. A nostro parere non c’è alcuna motivazione logica, politica o amministrativa nel comportamento e nelle scelte del Presidente della Regione” , scrivono i due ex margheritini, che interpretano le scelte di Lombardo come “una sfida agli altri partiti politici”. Una sfida che impone una risposta, secondo Papania e Genovese: “Assumeremo in sintonia con quanti condividono la nostra visione del momento politico, ogni iniziativa opportuna e necessaria ad ostacolare il tentativo di formare un governo regionale con fini – concludono – chiaramente elettoralistici, senza escludere la più drastica delle risoluzioni”. Il che suona tanto come un preludio di mozione di sfiducia.

Se ne parlerà sabato in direzione. Il rinvio deciso oggi (per la concomitanza con la giornata di lutto nazionale per l’Emilia) servirà anche a conoscere l’esito della direzione nazionale del partito, in agenda venerdì prossimo, nella quale Pierluigi Bersani dirà qualcosa di più sui progetti di alleanze del partito a livello nazionale. Un elemento certo non da poco per la valutazione della “situazione politica regionale” all’ordine del giorno sabato. Valutazione che non si esaurirà certo all’oggi ma che dovrà tenere conto delle prossime elezioni regionali. I due temi sono inscindibili: nel partito infatti monta la fazione propensa a una rottura ancora più marcata con Raffaele Lombardo, che si dovrebbe tradurre nel voto di una mozione di sfiducia. In questo senso si è espresso Bernardo Mattarella, uomo di punta della corrente da sempre più critica sull’alleanza col governatore. “Bisogna presentare la mozione di sfiducia subito per impedire lo scempio delle istituzioni regionali”, incalza dalla stessa corrente il senatore Mirello Crisafulli. Anche Davide Faraone quotidianamente insiste sulla necessità di mandare a casa il governatore per evitare “governi clientelari-balneari senza legittimazione popolare”. E al “partito della sfiducia” si sono iscritti anche i deputati regionali Giacomo Di Benedetto e Miguel Donegani. Secondo quest’ultimo “con la mozione di sfiducia, l’Ars si limiterebbe ad esprimere un sentimento diffuso nell’isola”.

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Il segretario Giuseppe Lupo ha aperto all’ipotesi della sfiducia: “Va valutata”, ha detto a LiveSicilia, indicandola come “la via maestra” nel caso si decida di porre fine immediatamente alla legislatura senza aspettare le dimissioni di Lombardo e la pioggia di nomine che i democratici si aspettano dal governatore in chiave pre-elettorale.

Sull’ipotesi sfiducia, quindi, si andrà alla conta tra otto giorni. Antonello Cracolici, leader della corrente del partito da sempre più vicina al governo, aveva escluso l’idea in conferenza stampa. Ma l’uscita di Genovese e Papania cambia tutto. Innovazioni diventa l’ago della bilancia, che potrebbe dare la spinta definitiva verso il voto di una mozione di sfiducia da parte del Pd. “Certamente prima si vota meglio è, compatibilmente con le norme e le procedure di un’elezione”, conviene un altro “innovatore”, il deputato trapanese Baldo Gucciardi.

A quel punto all’Ars ci sarebbero i numeri per staccare la spina alla legislatura senza aspettare le dimissioni di Lombardo a fine luglio. Ma una decisione di questa portata non potrà essere assunta dal partito senza che si definisca con maggiore chiarezza il quadro delle alleanze per le prossime regionali. Sul punto Lupo è stato chiaro: “Vogliamo chiarire con l’Udc se questo stare insieme si riferisce solo alla mozione di sfiducia o anche a un dopo, alle prossime elezioni regionali”. Tagliare i ponti con Lombardo e i finiani alla cieca, senza avere in tasca un accordo con i casiniani, farebbe correre un rischio di isolamento ai democratici, richiudendoli dentro gli spazi angusti della foto di Vasto. Un epilogo che gran parte del partito vorrebbe evitare.

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01 Giugno 2012, 18:30

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