CATANIA – “Sono divisivo come Berlusconi”. Nello Musumeci ci scherza incontrando la stampa a pochi giorni dal volo che lo porterà a Roma per eleggere il futuro inquilino del Quirinale. E sorride ancora quando qualcuno gli fa notare che, parlando della candidatura del Cavaliere al Colle, ha inciampato più volte confondendo presidenza della Repubblica e presidente della Regione. Un lapsus. Che tuttavia rivela tanto. E non ci vuole Freud per comprenderlo. Come se in qualche modo le due vicende, la sua e quella di Berlusconi, fossero sovrapponibili. Basta riavvolgere il nastro degli ultimi eventi politici siciliani per farsi un’idea. Non è un caso se il governatore dell’Isola sfrutterà le pause tra uno scrutinio e l’altro per affrontare i nodi palermitani da una visuale privilegiata.
“Mentre sarò lì ne approfitterò per poter incontrare la leader di FdI Giorgia Meloni, Matteo Salvini, il presidente Berlusconi, ma anche Lorenzo Cesa, per capire assieme cosa fare da qui alla fine della legislatura”. Insomma, i piani di Musumeci sono pubblici. Con il giro di consultazioni romano che fa il paio con gli incontri di questi giorni con i leader del centrodestra regionale. “Alla fine trarrò le conclusioni con molto senso di responsabilità. Bisogna andare avanti, lavorare, perché questa terra ha tante emergenze in parte affrontate e in parte che debbono ancora esserlo”.
Tra uno voto segreto e l’altro, il presidente di presidente delle Regione torna ai numeri di Sala d’Ercole e lo scrutinio che lo ha visto arrivare clomorosamente terzo tra i delegati regionali. “Sto verificando le ragioni di quel voto anomalo”, ha detto. “Se fosse stato espresso pubblicamente, con voto palese, avrei parlato direttamente con gli interlocutori. Dal momento che il voto è stato segreto, e nessuno ha ufficializzato la paternità del voto, ho chiesto una verifica all’interno della maggioranza per capire se il problema sono gli assessori o se il problema è il presidente”.
Il nodo è sempre lì, l’individuazione del candidato del centrodestra alle prossime Regionali: “Non so se la mia ricandidatura stia nelle cose, nessuno mi ha detto invece perché non debba stare nelle cose, vorrei saperlo”. Un’auspicio per il Quirinale? “Se fosse eletto ne sarei felice”. Un desiderio che, dietro ai lapsus, nasconde una ipotesi per Palermo.