Inda, assoluzione definitiva | per dieci amministratori

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04 Luglio 2018, 11:19

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SIRACUSA – Sentenza passata in giudicato: è diventata definitiva l’assoluzione per dieci tra ex e attuali amministratori, dirigenti e funzionari dell’Istituto nazionale del Dramma antico di Siracusa accusati di aver percepito indebitamente due milioni di fondi europei per le rappresentazioni classiche del 2009 e del 2010. Tra essi l’allora sindaco di Siracusa, Roberto Visentin, in quel momento, come da statuto, presidente della fondazione. Rappresentò il bersaglio politico per quella che oggi definisce “una gogna”. Assolto perché “il fatto non sussiste” Visentin insieme con Silvia Lombardo e Tiziana Caccamo che avevano scelto il rito abbreviato. Non luogo a procedere per la stessa ragione per Enza Signorelli, Sergio Scaffidi, Sonia Navarra, Marco Salerno, Margherita Modica, Giacomo Currò, Elio Carreca. L’inchiesta della Procura di Siracusa era scaturita dopo l’indagine della Guardia di finanza partita nel 2013 dalla segnalazione dell’ex assessore regionale Michela Stancheris. Che condì la denuncia con dichiarazioni alla stampa che già allora suscitarono il risentimento del vecchio Cda della fondazione Inda, il cui presidente, Visentin, oggi si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Non gli è bastata la sentenza di assoluzione arrivata alla fine di gennaio: ha atteso 90 giorni che quel verdetto fosse depositato e i successivi 45 perché decorressero i termini di una eventuale impugnazione. E ora che quel pronunciamento del tribunale è diventato irrevocabile, ossia nessun procuratore della Repubblica, né procuratore generale, ha ritenuto di doversi appellare, Visentin ha voglia di parlare. “In questi anni non ho mai detto nulla né mi sono atteggiato a vittima pur consapevole dell’inesistenza delle accuse che venivano contestate a me ed agli altri imputati”, dice. E prosegue: “È stato un periodo pesante vissuto in modo traumatico, perché veniva messo in discussione il mio modo di vivere e agire improntato al massimo rispetto dei principi di correttezza e onestà cui sono stato educato dalla mia famiglia e che sono stati sempre il faro del mio comportamento pubblico e privato. Ho aspettato che la giustizia facesse il suo corso – dice ancora -, ho optato per il rito abbreviato cosciente della mia assoluta innocenza, e oggi mi chiedo: che fine hanno fatto tutti quei politici che all’epoca si prodigarono con numerose dichiarazioni, puntando l’indice accusatore ancor prima di qualsiasi pronunciamento dei tribunali? Ora che chiarezza è stata fatta – prosegue – hanno esaurito tutta la loro propensione nel rilasciare dichiarazioni? Forse perché avrebbero dovuto ammettere di essersi clamorosamente sbagliati, come nel caso dell’allora assessore regionale Stancheris che definì le carte presentate all’assessorato “allucinanti” o di chi promosse interrogazioni parlamentari o convocò conferenze stampa per puntare il dito”. Visentin prova a interpretare quel comportamento: “Forse le varie limitazioni imposte durante la mia presidenza, a partire dalla diminuzione dei biglietti omaggio e alla assunzione di personale artistico e non, fatta con criteri di assoluta trasparenza e economicità, diedero fastidio a qualcuno. Solo per inciso – ricorda -, durante la mia presidenza venne risanato un debito lasciato dalle passate gestioni”. Infine la richiesta: “Un po’ di umiltà da parte degli accusatori dell’epoca nel riconoscere i loro errori di valutazione gioverebbe anche alla politica, sempre più in basso nella considerazione della gente”

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*Aggiornamento 5/7/2018
L’ex assessore regionale Stancheris, che nel frattempo è divenuta siracusana d’adozione, ha precisato che l’indagine non partì da una sua segnalazione come si pensa dal 2013, ma che c’era già un’attività investigativa in corso da parte della Guardia di finanza in tema di rendicontazioni agli uffici della Regione. “Il mio atteggiamento fu equidistante – ha aggiunto –, istituzionale”.

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04 Luglio 2018, 11:19

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