27 Febbraio 2023, 15:50
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ACATE (RG) – La Commissione regionale antimafia oggi è ad Acate (Rg) per incontrare le autorità locali e fare il punto sulla vicenda di Daouda Diane, l’ivoriano di 37 anni scomparso senza lasciare traccia il 2 luglio scorso. L’uomo si era recato al lavoro quel sabato mattina in un cementificio del posto ma di lui subito dopo si sono perse le tracce.
È la seconda tappa del tour della commissione in tutte le province siciliane. Il primo incontro si è svolto a Castelvetrano. Della commissione sono presenti il presidente Antonello Cracolici, del Pd, Jose Marano, dei 5 Stelle e Ismaele La Vardera, di Sicilia Vera; all’incontro partecipano il prefetto di Ragusa Giuseppe Ranieri, il questore Giuseppina Agnello, il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Carmine Rosciano, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Walter Mela.
“Stiamo facendo un viaggio in Sicilia, in tutte le province siciliane – ha detto Caracolici – per avere un report sulla condizione della criminalità nelle varie province siciliane. Abbiamo voluto individuare dei luoghi simbolo e siamo qui ad Acate perché abbiamo voluto alzare l’attenzione su un tema che ha colpito l’opinione pubblica e che non vogliamo passi nel dimenticatoio. Ma vogliamo avere anche una panoramica sulla criminalità in questo territorio, su mafia e agricoltura. Vogliamo mettere in campo strumenti di conoscenza per potere meglio affrontare le questioni che riguardano una partecipazione civile e corale alla lotta contro la criminalità. Sono qui per provare a capire, per cercare la verità. Un mistero come questo non può essere tollerato” ha aggiunto Cracolici riferendosi alla vicenda di Daouda Diane. LEGGI: Verità per Daouda: la lettera degli studenti del Marconi di Vittoria
“È un segnale importante che la commissione vuole dare per un contrasto alla criminalità organizzata – ha detto Ismaele La Vardera, vicepresidente della Commissione regionale antimafia – vogliamo capire dalle istituzioni locali qual è la situazione e far comprendere con la nostra presenza che l’attenzione sui temi della legalità è molto alta. La nostra attenzione è alta anche nelle periferie”.
La riunione della Commissione è iniziata a mezzogiorno. Alle 13,30 si è svolto un incontro con il procuratore della Repubblica, Fabio D’Anna. Alle 14,30 i membri della commissione hanno incontrato i sindaci dei dodici comuni iblei e nel pomeriggio è previsto un incontro con le organizzazioni sindacali al quale ci sarà Michele Mililli, rappresentante dell’Usb, sindacato di base che per primo ha sollevato il caso della scomparsa di Daouda. Sarà presente anche Giuseppe Scifo, segretario provinciale della Cgil.
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Le indagini sono dapprima iniziate per la scomparsa, poi dopo il 21 luglio il fascicolo è stato aperto per omicidio e occultamento di cadavere. A quella data, infatti, l’operaio ivoriano sarebbe dovuto salire sull’aereo che lo avrebbe riportato in Costa d’Avorio, dopo 5 anni di assenza. Daouda Diane aveva già comprato il biglietto che però è rimasto nella sua casa di Acate e nessuno è salito sull’aereo utilizzando quel biglietto. Nel novembre scorso, sono stati effettuati controlli del Ris nella sede del cementificio e in alcune pertinenze di proprietà della famiglia Longo, proprietari del cementificio. Tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati, come atto dovuto.
“Le indagini sono purtroppo ferme, non abbiamo novità di rilievo. Stiamo procedendo per varie ipotesi di reato, ma non abbiamo nulla di specifico e non possiamo propendere per un’ipotesi o per un’altra”. Così il procuratore della Repubblica di Ragusa, Fabio D’Anna, arrivato ad Acate per l’audizioni della Commissione regionale antimafia. D’Anna ha lanciato un appello: “Contiamo sulla collaborazione della cittadinanza. Chi ha visto per l’ultima volta il signor Daouda dovrebbe farsi avanti e darci degli elementi per permetterci di ricostruire la sua vicenda. Finora sappiamo solo che è scomparso alle 14 del 2 luglio 2022. Da quel momento non abbiamo più nessuna notizia e le indagini che abbiamo fatto finora non hanno portato ad alcunché. Ipotizziamo che le ultime persone ad aver visto Daouda siano quelle che lavorano nel cementificio, ma non siamo assolutamente sicuri che siano davvero le ultime”.
Nessuno spunto investigativo neanche dopo i rilievi dei Ris effettuati tre mesi dopo nel cementificio, conferma D’Anna. Le ultime tracce di Daouda risalgono proprio al momento in cui l’uomo ha mandato un video, forse un selfie che lo riprende al lavoro all’interno di una betoniera che sta ripulendo con un martello pneumatico. “Qui si muore”, diceva Daouda in quel messaggio inviato al fratello che si trova in Costa d’Avorio e al suo coinquilino di Acate.
“Il suo cellulare si spegne intorno alle 14, più o meno in coincidenza con quel video. L’ultima traccia del cellulare – aggiunge il procuratore – è poco dopo quell’ora, ma la cella telefonica abbraccia un campo molto vasto e l’uomo poteva trovarsi sia nel cementificio sia a casa sua o nei dintorni di Acate”. Nessuno ha visto uscire Daouda dal cementificio. L’uomo è sicuramente entrato nel cementificio, ha lavorato all’interno (anche se i titolari hanno sempre smentito che si trattasse di lavoro nero, affermando che si trattava solo di un lavoretto occasionale che egli stesso si era offerto di fare). “Purtroppo non abbiamo nessun dato e nessun elemento sull’orario in cui Daouda ha lasciato il cementificio”, ha concluso D’Anna. A seguire la Commissione antimafia sentirà i sindaci dei dodici comuni iblei.
Dopo l’incontro con i vertici delle forze dell’ordine e con il procuratore Fabio D’Anna, i tre componenti della commissione (il presidente Antonello Cracolici, il vice Ismaele La Vardera e Jose Marano, del Movimento 5 stelle) hanno incontrato i sindaci. Erano presenti il sindaco di Acate, Giovanni Di Natale, di Ragusa, Peppe Cassì, di Santa Croce Camerina, Peppe Dimartino, di Giarratana, Bartolo Giaquinta, di Pozzallo, Roberto Ammatuna, di Ispica, Innocenzo Leontini, la vicesindaco di Scicli Concetta Drago e l’assessore di Comiso Dante Di Trapani.
“La cittadina di Acate è attonita da 8 mesi difronte all’assurda tragedia della scomparsa di Daouda – ha detto il sindaco di Acate, Giovanni Di Natale -. Ci chiediamo cosa possa essere accaduto e dove si trovi oggi Daouda. Speriamo che la presenza della commissione ad Acate contribuisca ad accenderei riflettori su questa vicenda e speriamo a dare nuovo impulso alle indagini. Tutti noi speriamo che si riesca a far luce e a conoscere la verità dissipando un’ombra che dura ormai da troppo tempo. Lo dobbiamo a Daouda e alla sua famiglia che vive in Costa d’Avorio”. Di Natale ha partecipato a tutte le manifestazioni che si sono svolte ad Acate, su iniziativa di varie forze sociali e soprattutto del sindacato di base Usb, che da mesi segnala anche la difficile situazione dei lavoratori nelle aziende nell’acatese. LEGGI ANCHE: Cinque mesi senza Daouda, il Sindaco di Acate: “Attendiamo la verità”
Nel quarto e ultimo incontro della giornata i membri della Commissione regionale antimafia, in trasferta ad Acate per la vicenda dell’ivoriano comparso Daouda Diane, hanno incontrato i rappresentanti sindacali: Giuseppe Scifo, segretario provinciale della Cgil, Roberto Distefano, coordinatore provinciale Usb, Michele Mililli, coordinatore provinciale Usb per l’area sociale, e Giuseppe Salvatore Benintende, rappresentante Usb del pubblico impiego.
“Abbiamo spiegato – ha detto Mililli – il contesto in cui nasce la vicenda di Daouda, abbiamo ricordato chi era, abbiamo raccontato le iniziative fatte dall’Usb nelle settimane successive e fino ad oggi, il sostegno dato alla famiglia. Abbiamo voluto ricordare l’assenza delle istituzioni del tavolo contro il caporalato che in questa vicenda pesa come un macigno”.
Roberto Distefano ha raccontato le difficoltà che vive il sindacato anche nel rapporto con le aziende. “In tutta la provincia spesso segnaliamo problemi alle aziende o facciamo delle richieste. Quando le segnalazioni riguardano la zona di Acate non riceviamo mai risposte”.
Giuseppe Scifo dalla Cgil ha consegnato ai componenti della commissione una dettagliata relazione: “Il territorio da anni è sotto i riflettori per le attività illegali che inquinano l’intera filiera agroalimentare cioè il principale comparto produttivo della provincia di Ragusa. Le produzioni in serra fascia trasformata rappresentano il principale sbocco occupazionale del territorio dove la manodopera è composta da persone, donne e uomini, di nazionalità non italiana per circa il 50%. Nel corso degli ultimi dieci anni la situazione è cambiata e nuove nazionalità oggi compongono l’assetto della manodopera bracciantile impiegata nell’agricoltura. Gli elenchi anagrafici Inps della provincia di Ragusa relativi all’anno 2021 contano un totale di 28778 lavoratori, di cui 14772 italiani e 14006 stranieri. In questo contesto è diffusa una condizione di irregolarità a vari livelli e di sfruttamento lavorativo, che riguarda lavoratrici e lavoratori sia stranieri che italiani”.
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27 Febbraio 2023, 15:50