La città dei vizi e dei favori

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04 Aprile 2010, 00:38

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di FRANCESCO PALAZZO La domenica di resurrezione trascina con sé vari aspetti, tutti abbastanza pregnanti, anche se non si è credenti. Per una città del sud, per Palermo, alcuni di questi significati indicano qualcosa che potrebbe essere e intanto non è. Pasqua come liberazione. Certo, dal potere criminale. E sin qui è troppo semplice. In teoria, si capisce. Perché poi, in pratica, dietro lo slogan che la mafia fa venire il voltastomaco, rimane l’intreccio dei rapporti con il potere criminale. Ma liberazione anche della mala politica che non amministra, spreca, perde tempo. Attenta solo agli interessi dei singoli, dei partiti o delle sottocorrenti che rappresentano. Resurrezione tutta laica, fine della passione per Palermo, quindi, se si riuscisse a tagliare i vincoli che a qualsiasi livello ancora legano il capoluogo alla mafia e se, al contempo, alla guida politica e amministrativa andassero persone che amano questa città. E ancora. Pasqua che, per gli antichi, era anche passaggio dai vizi alle virtù. E quanti vizi ha Palermo? Ci vorrebbe un’enciclopedia per enumerarli tutti. Sia che riguardino la dimensione pubblica, sia che si riferiscano alla sfera privata, almeno quella che incide pesantemente sulla vita collettiva. Il vizio del trovare un favore prima di cercare un diritto. Il vizio del saccheggiare continuamente il territorio. Quando percorro le strade della città, cerco di attraversare sempre sulle strisce pedonali, anche se allungo il percorso. Cerco di non parcheggiare mai in seconda fila, non pago i posteggiatori abusivi, adopero i mezzi pubblici per non incasinare ancora di più il centro. Mi sembra un modo, se volete banale, minimo, di mettere ordine in me stesso e nel rapporto con Palermo. Ebbene, fine della passione per la nostra città se cominciamo dalle piccole cose. Poi Pasqua come continuità. Solo a un certo punto i cristiani aggiunsero alla Pasqua domenicale quella annuale. Per conservare, credo, un percorso fatto di un progetto continuo non confinabile in un solo giorno di festa. Infine, perciò, un ultimo, tra i tanti, orizzonti di resurrezione per Palermo, potrebbe essere quello di abbandonare le finte emergenze e programmare un futuro migliore. Vivendolo e costruendolo, sia a livello pubblico che personale, insieme, tutti i giorni.

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04 Aprile 2010, 00:38

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