Continua il monitoraggio di Roma sui conti siciliani. Anche oggi, così come avvenuto il 25 luglio, il Presidente della Sezione di controllo per la Regione siciliana della Corte dei conti Rita Arrigoni accompagnata dal consigliere Anna Luisa Carra e dai referendari Paolo Bertozzi e Gioacchino Alessandro è stata ospite della Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei Deputati, nell’ambito di un ciclo di audizioni in merito all’autonomia finanziaria delle Regioni a Statuto speciale e delle Provincie autonome, “al fine – si legge in un comunicato della Corte dei conti – di approfondire lo stato dei conti pubblici della Regione siciliana”.
E i temi affrontati nell’audizione sono sempre quelli: le criticità del bilancio regionale, che alcune settimane fa avevano persino spinto il presidente del Consiglio Mario Monti a chiedere spiegazioni al governatore Lombardo. Anzi, l’audizione è stata quasi interamente occupata dalle questioni riguardanti gli ormai famigerati “residui” attivi, una montagna da 15 miliardi di euro iscritti in bilancio come entrate, ma non ancora materialmente riscossi dalla Regione. “Va segnalato – scrive però Rita Arrigoni nella sua relazione – come tali entrate siano direttamente gestite dagli Uffici periferici dell’amministrazione finanziaria dello Stato operanti in Sicilia, dei quali la Regione deve necessariamente avvalersi in relazione alle funzioni ad essi spettanti, connesse alla trasferita potestà amministrativa in tema di riscossione, anche se la funzione di accertamento in senso ‘stretto’, comprensiva dell’iscrizione a ruolo, mai trasferita, resta di competenza degli Uffici regionali”. Non solo. Secondo la Arrigoni, lo Stato centrale sarebbe stato in difetto anche in altre occasioni: “Va pur detto – si legge – come senza risposta sia rimasta l’esigenza più volte rappresentata dalla Regione siciliana di ottenere dai predetti Uffici statali una classificazione coerente con il diverso grado di esigibilità”. Una classificazione che chiarisca quali siano i residui dalla riscossione certa, o dubbia.
Tra l’altro, è stato descritta l’origine dei residui attivi in conto capitale, pari a oltre 7 miliardi. Soldi che sono dovuti a crediti vantati dalla Regione nei confronti dell’Unione europea per circa 2 miliardi e mezzo e nei confronti dello Stato per quasi 5 miliardi. Nella relazione della Corte, poi, è stato presentato un dettaglio di questi residui, assessorato per assessorato. E non è mancata anche una scheda sui reali numeri dei dipendenti della Regione siciliana, con un particolare “approfondimento” sui Forestali: nel 2011 ne sono stati impiegati 24.500.