Formazione, affare di famiglia |I nomi della parentopoli - Live Sicilia

Formazione, affare di famiglia |I nomi della parentopoli

Dal numero di "S" in edicola dallo scorso 31 dicembre ecco l'articolo di Riccardo Lo Verso e Accursio Sabella sulla "parentopoli" nella Formazione siciliana con i nomi dei politici, dei sindacalisti e dei funzionari con parenti nel mondo dei corsi.

LiveSicilia e “S” fanno un regalo ai propri lettori: dal numero di “S” in edicola ecco l’articolo di Riccardo Lo Verso e Accursio Sabella sulla “parentopoli” nella Formazione siciliana con i nomi dei politici, dei sindacalisti e dei funzionari con parenti nel mondo dei corsi. L’articolo fa parte del “dossier” che il numero attualmente in edicola di “S” ha dedicato all’universo Formazione: nella rivista, che può essere acquistata tramite questa pagina o in edicola, l’elenco completo degli enti che hanno ottenuto i finanziamenti per i corsi “sotto soglia”, tutte le inchieste attualmente aperte e i particolari su quella che riguarda la “duplicazione” del Piano dell’offerta formativa 2009, la storia di un dipendente pagato per non lavorare al Ciapi di Palermo e un’intervista all’assessore Nelli Scilabra.

“Non capisco dove stia la notizia”. La notizia sta in famiglia. Paolo Genco presiede l’Anfe Sicilia, e si sorprende: “Cosa c’è di strano?”. C’è di strano che sua figlia Daniela, sua figlia Mariella, il genero Salvatore Bendici, il fratello di questo, Antonio, e un paio di nipoti sono assunti nel “suo” ente. “Non capisco dove stia la notizia”. E forse ha ragione Genco. Perché questo caso non è affatto isolato. E non c’è ombra di reato. Ma fotografa, con contorni nettissimi, il mondo della Formazione professionale siciliana. Dove gli enti, per anni, hanno giocato su due tavoli differenti. Il primo è quello che li vede vestire i panni di “soggetti privati”. L’altro, quello sul quale si muovono quasi come se fossero enti regionali. È la Regione, sono i cittadini siciliani, insomma, a pagare gli stipendi dei lavoratori della Formazione professionale. Anche quelli delle figlie, dei generi e dei nipoti dei direttori. Anche quelli dei parenti dei politici. Anche quelli dei familiari dei sindacalisti, o dei deputati regionali, i cui legami con i lavoratori della Formazione sono finiti in un disegno di legge rivoluzionario. Quello che punta a tagliare il cordone, appunto, tra gli enti e la politica. A rifondare un sistema, insomma, che, per usare le parole affidate dal nuovo assessore Nelli Scilabra a questo numero di “S”, è stato affetto, per anni, “dal peggiore clientelismo”.

E le parole della giovane componente della giunta Crocetta, ovviamente, non possono sorprendere. Fu il governo Lombardo, infatti, a commissionare uno studio, qualche anno fa, che raccontò, con la fredda certezza dei dati, una vicenda in fondo nota a tutti. Dall’istituzione della legge 24 del 1976, quella, per intenderci, che “foraggiava” con soldi pubblici gli enti privati, le assunzioni sono state 7.200. Ma il 60% di queste sono avvenute tra il 2000 e il 2008. Insomma, si è assunto di più in quegli otto anni, che negli altri 24. E i “picchi” nel numero di contratti stipulati coincidono spesso con le elezioni regionali. In particolare quelle del 2006 e del 2008. In quel triennio sono state effettuate quasi il 45% delle assunzioni dell’intero settore della Formazione siciliana. E oggi, i dipendenti assunti a tempo indeterminato sono 9.302. Per intenderci, il 46% del totale dei dipendenti della Formazione in Italia. Insomma, quasi un “formatore” su due, nel Belpaese, lavora in Sicilia. “Dove sta la notizia?”, chiedono comunque i vertici degli enti. E gli esponenti politici. Come Franco Rinaldi. Stra-votato alle ultime elezioni regionali, che candidamente ammette: “Sono dentro gli enti perché faccio politica”. Già, che c’è di strano?

“I miei parenti all’Anfe – racconta Genco – sono stati assunti vent’anni fa. E in un ente che vanta quasi mille dipendenti, anche se i miei familiari fossero quattro, o cinque, rappresenterebbero una percentuale irrisoria”. Direttore dell’Anfe, invece, è Gaetano Calà. Un cognome che anche in questo caso ricorre nell’elenco dei dipendenti Anfe: Anna e Tiziana sono state assunte nell’ente. “Non le confermo né smentisco – spiega Calà – se si tratta di mie parenti. Non voglio avallare questo modo scandalistico di fare informazione. Il problema vero è un altro: è stata la politica a non aver voluto introdurre delle vere regole nella Formazione professionale. Noi lavoratori non abbiamo nessuna colpa”. La politica, dice Calà. E all’Anfe, ente enorme, capita di “incrociare” anche qualche dipendente imparentato con un politico. È il caso di Vincenza Dentino, moglie di Nino Dina. Ma il fresco presidente della commissione Bilancio all’Ars ha precisato che la sua “metà” lavora all’Anfe dal 1986, prima ancora che lui diventasse un politico di peso. E ha anche messo in guardia dalla “caccia alle streghe”: “Negli anni Ottanta – racconta Dina – quando facevo ancora le sostituzioni come medico di guardia, giovanotto con la passione per la politica ed il calcio, conobbi Vincenza, una bella ragazza e pure un buon partito visto che già allora, quando la conobbi, lavorava come docente in un ente di formazione dove era stata assunta 26 anni fa. Anche allora non giocai alcun ruolo. Lei aveva fatto da sola. Era entrata nel mondo del lavoro con i suoi meriti e ci è rimasta fino ad oggi, facendo la sua gavetta e lavorando sodo. Io sono arrivato dopo”. Nello stesso ente poi, è arrivata anche Anna Maria Cammisa, moglie di Gaspare Noto, ex segretario provinciale dell’Mpa a Trapani. Sempre all’Anfe, ma nella sede di Trapani, è stato assunto anche Castrenze Papania. Fratello di Nino Papania, “big” alcamese della corrente Innovazioni del Pd, che però precisa: “Mio fratello è stato assunto nel ’94, io sono diventato deputato nel ’96”.

Oggi, però, Papania, insieme ad altri esponenti del Pd, avrebbe messo le mani sullo Ial Sicilia. Un ente che ha perso il suffisso “Cisl”, dopo l’abbandono del sindacato e l’ingresso, appunto, di una cordata di proprietari che fa capo a persone vicine ai politici del Pd Nino Papania e Luigi Cocilovo. Il nuovo direttore dello Ial, infatti, è Massimiliano Ciccia, storico collaboratore del deputato alcamese. Ciccia è il legale rappresentante anche della società “Forum”, di Alcamo. Si tratta di uno degli enti compresi nella cosiddetta “Tabella H”. L’ultimo stanziamento deciso dall’Assemblea ammonta a circa 400 mila euro. “Ma la mia società – ha spiegato Ciccia – non ha nulla a che vedere con la Formazione professionale, visto che ci occupiamo soltanto di master universitari”. Sempre allo Ial Sicilia di Trapani lavorano, tra gli altri, l’ex consigliere provinciale e assessore dell’Udc Giuseppe Carpinteri, Giacoma Giacalone, moglie dell’ex sindaco di Alcamo ed ex presidente dell’Anci Giacomo Scala, candidato alle ultime elezioni regionali tra le fila del Pd, e Valerio Bernava, figlio di Maurizio, segretario generale della Cisl Sicilia.
Insomma, amministratori e politici, negli anni si sono scambiati i ruoli, e hanno lavorato fianco a fianco. Un fatto così assodato, da spingere il nuovo governatore Crocetta a chiedere un monitoraggio “a tappeto” degli enti di formazione, a caccia dei parenti e affini “entro il quarto grado” dei deputati regionali. Mentre scriviamo, però, i risultati di quella richiesta sono scarsi. Pochi gli enti che, a ridosso del Natale, hanno inviato la propria documentazione. E pochi sarebbero i casi di parentela. Qualche caso è stato messo nero su bianco dall’autocertificazione consegnata da qualche lavoratore. La strada, anche in questo caso, porta nel Trapanese. Nell’Efal di Trapani, infatti, dal 2004 lavora Anna Maria Gucciardi, cugina dell’attuale capogruppo del Pd all’Ars Baldo Gucciardi. Dal capogruppo, al segretario: ecco Rosalia Lupo, sorella di Giuseppe Lupo, assunta a tempo indeterminato all’Iraps Onlus. “Ma l’assunzione di mia sorella – precisa il segretario del Pd – è avvenuta prima del 2008, molti anni prima che io mi impegnassi in politica. Non vorrei che adesso anche lavorare fosse diventata una colpa. Mia sorella è stata assunta senza l’aiuto di nessuno. E infatti, l’Iraps non è, notoriamente, un ente vicino né al Partito democratico, né alla Cisl, di cui ho fatto parte per tanti anni”. È stato assunto dall’ente “Reti scarl”, invece, il cognato di Concetta Raia, Pierfrancesco Rota. “Mio cognato – ha precisato la deputata democratica – lavora negli enti da 15 anni”.

Enti certamente “riferibili” al Pd, invece, si trovano nel Messinese. Lì, i “re” della formazione, da anni, sono Francantonio Genovese e Franco Rinaldi. A partire dalla Lumen, che quest’anno avrà un milione di euro per i corsi. La presidente era Elena Schirò, moglie del deputato regionale. La Training Service invece è costituita principalmente dalla Geimm, di cui è socio sempre Rinaldi, e dalla Gefin di cui è socio Genovese. Quest’anno la Training Service riceverà 390mila euro per le proprie attività. Poi c’è la Nt soft di un nipote di Rinaldi e Genovese. E l’Esofop, guidata da Giovanna Schirò, cognata sempre del deputato Pd, così come Chiara Schirò che fa parte del cda. Ed è moglie di Genovese. Quest’ultimo, poi, è uno dei “big sponsor” dell’Aram (ente che qualche anno fa organizzava corsi per “esattori di pedaggi autostradali”), non a caso presieduto da Elio Sauta, un consigliere comunale a Messina sempre del Pd.
Sono state proprio queste relazioni, riprese anche dalla trasmissione di Rai Tre “Report”, a scatenare la reazione del presidente Crocetta, e la richiesta di verificare l’esistenza di altri legami di parentela all’interno degli enti. E ce n’è. Parecchi. “Siamo negli enti perché facciamo politica”, ha candidamente ammesso, in effetti, proprio Franco Rinaldi davanti alle telecamere. Poi, però, ha precisato a Live Sicilia: “Mia moglie gestisce l’ente da prima che io iniziassi a fare politica. Le ho comunque chiesto di lasciare l’incarico e l’ha fatto”.
Questi esempi, però, non devono confondere. L’epopea della Formazione “marchiata” dai simboli di partito non riguarda esclusivamente il Pd. Perché sono tanti i politici che possono “vantare” la presenza di parenti, affini, amici e fedelissimi. Tutti assunti, ovviamente, senza che il politico di turno abbia mosso un dito. E in tempi così lontani, in alcuni casi, da far sorgere un dubbio paradossale: sarà stato mica il dipendente dell’ente a “favorire” l’ascesa del politico di riferimento? Paradossi, dicevamo. Ma la sfilza di esempi è davvero lunga. E a volte negli enti si realizza quella “trasversalità” politica tanto auspicata, a volte, in altre sedi. È il caso dell’Aram, che, come detto, è controllato, attraverso un consigliere comunale, dai democratici di Innovazioni, ma dove lavora Veronica Marinese, figlia dell’ex deputato regionale del Pdl Ignazio, che a sua volta è zio di uno dei co-coordinatori regionali del Pdl, Dore Misuraca. La sorella di Misuraca, Danila, poi, lavora nel Cefop, un grosso ente di Formazione attualmente in amministrazione straordinaria, dopo un fallimento seguito da una resurrezione.

“Non mi sono mai occupato del settore della formazione, né ho mai sollecitato qualcuno in favore di chicchessia”. Giuseppe Buzzanca non ci sta. E respinge al mittente ogni dubbio di “parentopoli” riguardante l’assunzione all’Ancol della moglie, “un ente – precisa Buzzanca – presso cui mia moglie ha prestato la propria attività dal 2005 (a quel tempo non ero né deputato, né esercitavo incarichi pubblici) e che non è riconducibile, in alcun modo, alla mia persona, non essendone proprietario, né socio occulto. Il rapporto di lavoro instaurato da mia moglie con il predetto ente, ha ingenerato equivoci e insinuato sospetti sulla mia attività politica. Proprio per questa ragione, nell’estate scorsa, pur consapevole di danneggiare la legittima aspirazione lavorativa di mia moglie le ho chiesto di rinunciare. Il rapporto di lavoro, pertanto, è stato interrotto”. Non facciamo fatica a credere a Buzzanca. Il nome della moglie, Daniela D’Urso, a dire il vero, risulta ancora tra quelli in possesso dell’assessorato (evidentemente non s’è trovato il tempo di aggiornarlo, alla luce del recente ‘auto-licenziamento). Ma in quell’elenco figura anche il nome di Matilde Buzzanca. Sorella dell’ex sindaco. Su di lei, da parte di Buzzanca, non è giunta alcuna precisazione. Ma l’Ancol, che come ha precisato Buzzanca, “non è riconducibile” alla persona dell’ex sindaco, è certamente legato a uno dei componenti della giunta del sindaco. Visto che a dirigerlo, fino a poco tempo fa, era Melino Capone, assessore di Buzzanca a Messina ed ex commissario regionale dell’Ancol, per il quale – come i lettori potranno apprendere più nel dettaglio in un altro articolo in queste pagine – la Procura di Messina ha ipotizzato il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I riflettori della magistratura furono accesi sull’Ancol, per accertare la legittimità dei finanziamenti ottenuti dalla Regione Siciliana, per 13 milioni e 600mila euro, dal 2006 al 2011. Melino Capone fu ufficialmente commissario Ancol sino al 2006. Da quel momento in poi, nonostante la carica gli fosse stata revocata, avrebbe proseguito nel ruolo di commissario. Secondo l’accusa, avrebbe anche provveduto a “sistemare” parenti ed amici. Tra questi, il padre Giuseppe Capone, la madre Rosaria La Scala, il fratello Natale, e la moglie di quest’ultimo, Loredana Pagano, oltre a un paio di cugini.

Quello che fu l’Mpa, invece, ha controllato per anni un grosso ente come l’Efal, guidato in passato da Carmelo Reale, fidatissimo di Lombardo. Reale fu capo del personale al Comune di Catania con Lombardo vice sindaco e capo del personale alla Provincia con Lombardo presidente. Il presidente della sede catanese dell’Efal è stato Marco Belluardo, ex assessore Mpa a Catania, candidato alle Regionali con gli autonomisti e nominato pochi anni fa da Lombardo presidente di Sviluppo Italia Sicilia. Senza dimenticare il caso di Fortunato Romano, eletto con l’Mpa ma costretto, dopo il ricorso del collega Santi Catalano, a lasciare lo scranno a causa proprio della carica di presidente dell’Efal. Non è più nell’Mpa invece Lino Leanza. Suo cugino, Francesco Luca, guida l’Enaip. “Ma quella carica – ha precisato Leanza – non ha niente a che vedere con me. L’ente infatti è espressione delle Acli. E Francesco Luca, che ne è il presidente, è diventato di diritto anche presidente dell’ente”.
Altro caso di “alta densità familiare” in un ente di Formazione è quello del Cufti. Un piccolo “feudo Briguglio”. La direttrice infatti è Fina Maltese, moglie del parlamentare nazionale di Futuro e Libertà. “Ma mia moglie – precisa anche Briguglio – lavora come dipendente nella Formazione da dieci anni prima del nostro matrimonio”. Già. Ma nel Cufti ecco anche la figlia di Maltese (avuta con il primo marito), Claudia Viola, mentre Vincenzo Maltese, cognato di Briguglio, è stato assunto come amministrativo ad Alcamo e la cognata Maria Catalano lavora nella sede di Taormina. Nel Cda del Cufti, poi, erano presenti anche l’assessore regionale al Turismo in quota Fli Daniele Tranchida e Orlando Russo, portavoce Fli a Taormina.

Storie vecchie e nuove, insomma. Sulle quali il nuovo governo regionale ha deciso di puntare i riflettori, pensando a una norma che punti a vietare i casi di incompatibilità tra deputati regionali e dipendenti degli enti. Ma non solo. La nuova frontiera è quella dei rapporti tra i lavoratori dell’assessorato Formazione e quelli che si occupano dei corsi. La dirigente Anna Rosa Corsello ha avviato un monitoraggio per verificare casi di parentela anche nella burocrazia. Mentre scriviamo, non sono noti i nomi. Ma che i casi ci siano, e siano circa una ventina, è confermato da fonti interne dell’assessorato. Casi che riguardano dirigenti dei settori Riscossione, Controllo e Accreditamento. Anche a loro è stato formalmente chiesto dell’esistenza di parenti negli enti di Formazione. Così come per i politici. In quest’ultimo caso, a ognuno dei lavoratori della Formazione siciliana è stato inviato un modulo per l’autocertificazione. Con la quale avrebbero dovuto precisare i rapporti di parentela “entro il quarto grado” con i parlamentari regionali. Uno di loro, dipendente della Lumen di Messina, ha risposto così: “Dichiaro di essere affine entro il terzo grado di un componente dell’Assemblea regionale siciliana”. Chi fosse questo deputato, resta un mistero. Una notizia da non rendere pubblica. Del resto, la Formazione, in Sicilia, è pur sempre un affare di famiglia.


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