CATANIA – “Non potrò mai dimenticare quel momento, la tesi di laurea alla Sapienza di Roma con Delfino Siracusano, non solo un luminare del diritto, ma soprattutto una persona speciale, un grande maestro”.
Giovanni Lotà oggi è un avvocato di grido, giuslavorista, uno dei migliaia di studenti divenuti, negli anni, avvocati, giudici ed esponenti delle istituzioni dopo essersi formati, nelle materie processualpenalistiche, con il professore Siracusano.
“Una stella per tutti noi, un punto di riferimento”, continua Lotà, che pensa a vent’anni fa, quando, tra i banchi de La Sapienza di Roma, conobbe quel professore che tutti cercavano. “Era tallonato dai giornalisti continuamente – ricorda il giuslavorista catanese – perché difendeva, tra i tanti, Scattone e Ferraro nel processo per l’omicidio di Marta Russo. Nonostante questo, quando andavo a trovarlo nel suo studio, trovava sempre tempo da dedicarmi, come fa un padre con un figlio e lui ne aveva tanti di figli del diritto, centinaia, migliaia”.
Un rapporto speciale, quello di Lotà con Siracusano, immortalato da una foto nel momento della discussione della tesi. “Mi seguì passo dopo passo, anche durante la discussione, ricorda Lotà, riusciva a farti amare la materia, a far comprendere i lati più tecnici, solo se riesci a spiegare ogni tecnicismo in maniera chiara, cristallina, puoi aprire le porte della conoscenza di un mondo così ampio e affascinante come quello del diritto”.
Parole condivise da un altro allievo del Maestro, Francesco Messina, collega di studio e tesista di uno dei figli di Siracusano, che hanno seguito le orme del padre anche nell’insegnamento del diritto penale: “Delfino Siracusano è stato un pioniere nel mondo dell’avvocatura e del diritto”. C’è un insegnamento del quale Messina ha fatto tesoro: “L’abnegazione nello studio, finalizzata a mutare la vita in funzione dello studio, paga sempre e quando studi sei in pace con te stesso”.
“Ricordo ancora – continua l’avvocato Messina – che quando Delfino Siracusano entrava nelle aule di tribunale, spesso i suoi studenti, divenuti magistrati o giudici, per salutarlo interrompevano l’udienza e si alzavano in piedi”.
Un uomo di successo al quale faceva da contraltare un lato umano molto raro: “Aveva una profonda umiltà ed era un giurista straordinario, ha redatto un saggio, nel ’59, sulla prova delle esimenti, che è ancora oggi attuale e ha fatto parte della commissione ministeriale che ha scritto il codice di procedura penale disegnando il nuovo processo accusatorio”.
Un esempio per decine e decine di avvocati a Catania e il ricordo di molti ex praticanti va a quei momenti in cui apprendevano ascoltando le discussioni degli avvocati durante le udienze o, semplicemente, nelle aule di corridoio. “Delfino Siracusano – dice l’avvocato Nino Garozzo, ex sindaco di Acireale – era Mastru all’università e nelle aule di giustizia di tutta Italia. Professionista esemplare che sapeva associare al ruolo anche disponibilità, attenzione per i più giovani e una divertente ironia che lo rendeva amabile e simpatico”. Garozzo ricorda “i duetti esilaranti, durante le pause dei processi, con il mio indimenticato Maestro Luigi Seminara. Erano molto amici e molto si rispettavano. I loro racconti di vita forense erano imperdibili. Noi, giovani praticanti dei Maestri del Foro, eravamo fieri di essere lì ad ascoltarli nei processi e nelle pause perché la formazione dei praticanti non era solo affidata ai codici e alle rassegne. C’erano disciplina – conclude l’ex sindaco di Acireale – e regole di comportamento anche nei momenti meno impegnativi”.