La morte dell’operaio a Gela: | “L’abbiamo saputo da Facebook”

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02 Aprile 2014, 17:46

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GELA – È un dolore composto quello della famiglia di Antonio Vizzini, l’operaio morto ieri all’interno della raffineria. A Gela, in via Schubert, nell’appartamento dove Antonio viveva con la moglie ed una delle due figlie, amici e parenti attendono in preghiera che la salma, ancora sequestrata, gli venga restituita in attesa dei funerali. Un silenzio assordante e la piena sensazione di un vuoto incolmabile regnano in casa. Pina Magliocco, la vedova dell’operaio è stretta attorno alla sua famiglia in unico abbraccio con le figlie Emanuela e Valentina, ora al quinto mese di gravidanza.

Tra le lacrime e lo sconforto, l’unico che riesce a raccogliere le forze e rispondere ai cronisti è Salvatore Nicastro, nipote della vittima, il figlio della sorella. “È assurdo – dice asciugandosi le lacrime -. Una tragedia che non doveva succedere. Mia zia Pina ha appreso tutto tramite Facebook. La notizia dell’incidente ha iniziato a circolare con insistenza sul social network e aprendo il link di una condivisione di un giornale ha letto il nome di suo marito. Per quello che è successo dopo, non ho parole. Mio zio era un uomo buono, chi lo ha conosciuto potrà raccontarvi di una persona disponibile, altruista. Viveva per la famiglia. E attendeva con gioia la nascita della nipotina, la figlia di Valentina che si è sposata a giugno”.

Il corpo privo di vita di Vizzini è ancora in stato di sequestro in attesa che i medici legali eseguano l’autopsia. In serata l’ispezione cadaverica, disposta dalla magistratura, potrebbe tenersi presso il cimitero Farello e la salma subito dopo potrebbe essere consegnata ai familiari. L’autopsia darà conferme anche se per i medici le cause della morte dell’operaio 54enne sembrano essere chiare. Vizzini sarebbe stato stritolato dall’autogru in esercizio per una fatalità, subendo quindi lo schiacciamento della cassa toracica. Cosa e perché non abbia funzionato lo chiariranno le indagini. Forse per una sottovalutazione del pericolo oppure una sfortunata decisione di salire sulla parte posteriore della cabina non essendo visto dal pilota. Quest’ha continuato a manovrare la gru, arrestata solo dopo che alcuni colleghi, accortisi di quello che era successo, hanno urlato e lanciato segnali perché bloccasse il mezzo. Antonio Vizzini, forse, per prendere delle brache dall’armadietto rigido, prima che la gru si muovesse, è salito dietro la cabina, dando le spalle alla base del braccio che invece si è girato in manovra, schiacciandolo contro la parte fissa. Queste, però, al momento sono solo ipotesi ricostruite grazie alle testimonianze raccolte dagli inquirenti.

L’incidente, lo ricordiamo, è avvenuto nei pressi della centrale termoelettrica, vicino alla caldaia numero 4 alla quale lavoravano la vittima ed alcuni colleghi, nell’ambito dell’appalto di manutenzione della ditta gelese “Lorefice & Ponzio”. Il sindaco di Gela Angelo Fasulo ha proclamato il lutto cittadino in concomitanza con i funerali dello sfortunato operaio, “un piccolo ma doveroso segno che testimonia il dolore e lo sgomento di un’intera comunità per la tragedia che ha sconvolto la famiglia Vizzini”. “È giusto dare a tutti l’opportunità di raccogliersi in un momento di preghiera e di riflessione accanto alla famiglia Vizzini e testimoniare loro l’affetto e la vicinanza di Gela”.
Dal mondo della politica una valanga di messaggi di cordoglio e di riflessione su quanto accaduto. Per Gaetano Trainito ed Enrico Vella, consiglieri comunali de “Il Megafono”, “quello della sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere uno dei temi principali sui quali le istituzioni non devono abbassare l’attenzione. La sicurezza è elemento imprescindibile del mondo del lavoro”. Per i consiglieri Nuccio Cafà e Maria Pingo “è emergenza sicurezza nei posti di lavoro dentro l’Eni. Una morte assurda, inaccettabile”.

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Di norme di sicurezza per i lavoratori si parlerà anche in consiglio comunale con una mozione presentata per capire “come la Raffineria intende investire i 700 milioni di euro per la sicurezza negli impianti”. Per Lucio Greco (NCD) “l’incidente in cui ha perso la vita Antonio Vizzini suona come l’ennesimo campanello d’allarme per una situazione generale da tenere costantemente sotto l’occhio vigile delle istituzioni”. “Non si può morire sul posto di lavoro, non deve succedere”, così Carmelo Turco, presidente di Confindustria Centro Sicilia, ieri in ospedale insieme con Giovanni Salsetta, amministratore dell’impresa Edil Ponti.

 

 

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02 Aprile 2014, 17:46

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