Palermo, ha investito e ucciso uomo. Ora scrive ai parenti

Omicidio stradale, l’investitrice: “Una disgrazia, non sono un mostro”

La vittima Raffaele Pesco
La donna scrive ai parenti della vittima di 57 anni

PALERMO – Ha scritto una lettera. Sa di avere provocato un dolore immenso che durerà per sempre ma, dice, “non sono un mostro”.

La donna, indagata per l’omicidio stradale di Raffaele Pesco, 57 anni, si rivolge ai familiari della vittima deceduta dopo dieci giorni di agonia in ospedale.

L’incidente avvenne il 26 aprile scorso davanti all’Ucciardone. L’auto della donna si è scontrata con lo scooter su cui viaggiava Pesco.

Al dolore dei parenti si è aggiunta la rabbia per il silenzio dell’investitrice. Che spiega: “Queste mie parole arrivano dopo giorni di silenzio. Sappiate che non è stata indifferenza al vostro dolore, ma rispetto per il vostro dolore. Sono anch’io una figlia che ha perso il proprio padre, so cosa state provando”.

Scrive di non essere rimasta indifferente: “Ho subìto un forte sconvolgimento dopo l’incidente, ma non ho mai smesso di informarmi sulle condizioni di salute del signor Raffaele, attraverso l’Ufficio infortunistica della polizia municipale. Ho provato a mettermi in contatto anche con i medici, chiedendo continuamente sue notizie. Ho sperato con tutta me stessa che si riprendesse”.

Una speranza che purtroppo è stata spezzata dalla notizia del decesso – prosegue – con immensa sofferenza, ho appreso dai giornali la tristissima notizia della morte e, scioccata, mi sono chiusa in me stessa. Leggere di un mio disinteresse mi ha profondamente ferita”.

La donna racconta che “quel giorno maledetto ho chiamato io per prima il 118; l’ambulanza tardava e così sono corsa al portone del carcere Ucciardone chiedendo che mandassero sul posto immediatamente il loro medico”.

“La dottoressa del carcere si è precipitata a dare i primi soccorsi. Ero sconvolta – continua la donna – . Le persone presenti hanno cercato di aiutare per ciò che hanno potuto, mostrando comprensione, empatia e altruismo, in un momento così drammatico”.

“È stato un incidente, una disgrazia, qualcosa che ha segnato per sempre la vostra e la mia vita. Nulla di ciò che io posso scrivere o dire potrà restituirvi il vostro caro Raffaele, spero solo capirete che non sono un mostro, ma una persona perbene in preda all’angoscia. Giungano le mie più sincere e sentite condoglianze a voi tutti”.

La risposta alla lettera dei parenti di Raffaele Pesco è tranciante: “Non accettiamo delle scuse dopo tanti giorni dall’accaduto, anzi ci fa ancora più rabbia perché il tempo c’è stato. E da parte nostra poteva solo farci piacere perché tutti possiamo sbagliare, è stato un incidente – si legge nella risposta –. La verità, quella che oggi ci interessa, è scoprire realmente cosa sia accaduto”.

“La famiglia si batterà con tutte le sue forze per far ritornare la voce di Raffaele, la voce della giustizia e soprattutto di sensibilizzare la gente – conclude – perché da una banale distrazione ne può venire fuori una tragedia. Ricordo sempre, comunque, che non proviamo odio ma sgomento”.


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