Tendenze, mode, challenge e sfide social con velocità dilagano nel web. Social game che diventano sempre più pericolosi, soprattutto se ad avere in mano un cellulare sono bambini e adolescenti. Filmati che sono inseriti sul social network. Da qualche anno, poi, tra i più giovani e non solo spopola Tik Tok. ‘Black out challenge’ è, invece, il gioco che si è pericolosamente diffuso negli ultimi mesi e che ha coinvolto tragicamente una bambina di dieci anni palermitana, per la piccola è stata dichiarata la morte cerebrale.
Nel pericolosissimo “gioco” che consiste nel legarsi qualcosa al collo fino a svenire per qualche istante, il 14enne milanese, Igor Maj, ha perso la vita nel settembre del 2019. Igor come la piccola bambina palermitana sono vittime di una realtà che appartiene al mondo dei ragazzini, di cui spesso gli adulti sanno ben poco e a volte scoperto per caso.
Il parere dell’esperto
“Il cellulare è uno strumento che va usato con senso di responsabilità condivisa da parte dei ragazzi e dei genitori, in modo consapevole”, dice Francesca Picone (nella foto), psichiatra, UOC Dipendenze Patologiche, Asp di Palermo. “Quali rischi si corrono nell’utilizzo dello smartphone è un tema su cui bisogna avere un’attenzione sociale forte, oggi più che mai – commenta – non si può darlo in mano ai bambini di dieci anni senza una supervisione da parte degli adulti. Occorre che i genitori sviluppino una particolare consapevolezza dell’uso dello strumento tecnologico da parte dei propri figli”. Per la prima comunione ormai è il regalo più desiderato e che si compra probabilmente con troppa facilità, senza pensare al dopo. “I genitori sempre più spesso abdicano – dice – e non riescono a dire di no all’uso o all’acquisto del cellulare. Non c’è un’età uguale per tutti per essere pronti all’utilizzo, ogni bambino non è pronto in egual modo e nello stesso tempo. Bisogna che i genitori siano in qualche modo presenti nella vita on line dei propri figli, non controllando, ma sicuramente vigilando. Accade che ci sono bambini e adolescenti che possono avere le capacità di gestione del telefonino, altri che invece non sono ancora pronti perché devono maturare le loro capacità cognitive e critiche. È un strumento d’interazione molto potente, e di questo i ragazzi spesso sono inconsapevoli e per sfida o gioco cadono nei rischi del web”. Secondo l’esperta bisogna parlare molto con i propri figli, chiedere come è andata la propria giornata, ma soprattutto cosa hanno fatto online. “È un modo per far vedere e sentire che gli adulti sono interessati al loro mondo – spiega la psichiatra – dobbiamo sapere che hanno una loro vita online e dobbiamo riuscire a entrare nel loro mondo, che non è più quello di una volta, per dimostrare che siamo accanto a loro, che siamo interessati alla loro vita. È l’adulto che deve disporre degli strumenti adatti per permettere la crescita del figlio, oggi anche nel mondo virtuale. È consapevolezza condivisa, si cresce insieme, l’adulto acquista competenze tecnologiche e il figlio matura nel mondo in cui vive”.
Se un tempo in età adolescenziale si giocava per strada e i rischi potevano essere dalla banale pallonata in faccia al brutto incontro dietro l’angolo, oggi i device sono una finestra aperta sul mondo dove i pericoli sono ben altri e più insidiosi. “Non possiamo lasciare un bambino da solo nella sua stanza con un telefono in mano…può diventare un ‘balcone’, da cui possono lanciarsi. È un mondo diverso da quello delle fiabe che si leggevano un tempo. L’Asp di Palermo, con l’ associazione Vivi Sano su questo tema è all’avanguardia, in quanto già da due anni porta avanti il progetto ‘Stop-Phone – per un uso consapevole del telefonino’. Un progetto di formazione e informazione dei giovanissimi, su questo tema, svolto direttamente nel contesto scolastico, oggi su piattaforma. È un lavoro importante che si deve fare, ha lo scopo di prevenire rischi e promuovere la consapevolezza e la salute psichica dei nostri figli”.
Progetto Asp ‘Stop-Phone’
A Palermo già da un paio d’anni è in corso il Progetto ‘Stop-Phone’, per un uso corretto, consapevole e intelligente del cellulare, che ha già realizzato interventi di prevenzione e promozione della salute che hanno visto coinvolti, nella prima annualità, più di 5000 studenti e quasi 1000 docenti degli Istituti scolastici del capoluogo e provincia. “Il progetto parte da un obiettivo del Piano Nazionale e Regionale di Prevenzione che si prefiggeva di sensibilizzare la popolazione sui rischi fisici-elettromagnetici – spiega il referente scientifico dell’Asp di Palermo, Roberto Gambino – da qui siamo partiti, in accordo con i dirigenti dell’Osservatorio Epidemiologico regionale, allargando gli interventi di prevenzione oltre che sui rischi fisici (inclusi quelli posturali) su quelli psico-neurologici (come la dipendenza da cellulare), e quelli psico-sociali. Tra questi ultimi, infatti, ritroviamo i rischi del web (come l’adescamento sessuale o il cyber bullismo) e altri fenomeni legati ad attività in piattaforme, siti e chat in cui i ragazzi, soprattutto i minori, si espongono a relazioni con sconosciuti, che possono rimanere nell’anonimato, in grado di plagiare il minore e guidarlo in comportamenti pericolosi e di autolesionismo come quello purtroppo registrato oggi”. In sinergia con il Terzo Settore no profit, in particolare con la rete di associazione guidate da Vivi Sano Onlus, partner progettuale, team di esperti hanno portato avanti la formazione dei docenti e la sensibilizzazione dei ragazzi delle scuole secondarie di primo grado con attività in plenaria ed in piccolo gruppo dove fare emergere i comportamenti più a rischio. “La DAD ci ha fermato in queste attività – spiega – Gambino – ma stiamo andando avanti con incontri online rivolti soprattutto ai genitori. Questa, infatti, riteniamo essere la nuova frontiera degli interventi di prevenzione e promozione della salute, convinti che è necessario far crescere una nuova sensibilità fornendo strumenti critici e di discernimento ai genitori, come per docenti e per gli stessi ragazzi. Senza nuove competenze difficilmente potrà essere posto argine alla crescita esponenziale dei comportamenti a rischio. È chiaro che non si può vietare l’uso del cellulare o l’accesso ad internet (anche se sino ai dodici anni sarebbe consigliabile) ma il tutto va regolamentato e posto sotto osservazione da parte di tutti i soggetti coinvolti e facenti parte dell’eco-sistema dei bambini e degli adolescenti”.
“Mentre lavoriamo all’organizzazione della formazione di ‘Stop-Phone’ che vede uno dei suoi approfondimenti proprio sui rischi legati al web, ci arriva la notizia, tremenda della morte cerebrale della bimba che abitava nel quartiere Kalsa, proprio vicino al nostro Parco della Salute”. A scriverlo su Facebook è Daniele Giliberti, di Vivi Sano. Da ora di pranzo arrivano messaggi, telefonate di amici, di nostri operatori, di mamme e di docenti scosse – prosegue il post – adulti che si sentono inappropriati nel proprio ruolo di educatori e chiedono di fare qualcosa. Rispondo, convinto, che bisogna lavorare ancora sulla prevenzione, potenziando gli interventi dedicati ai minori e alle figure adulte. Dando i giusti mezzi, soprattutto in questo periodo, per creare consapevolezza sui rischi in cui incorrono i nostri ragazzi, non solo in questi maledetti challenge che ti soffocano anche fisicamente. Esistono prontuari di autodifesa che possono attuare i genitori, anche su Tik Tok, ma gli stessi devono essere presenti nelle vite dei propri figli, parlando. Tutti, come abbiamo cercato di fare noi in questi due anni con la nostra rete, dobbiamo darci da fare ancora di più per prevenire accadimenti come quello di oggi. Penso, anche, che sia arrivato il momento di metterci insieme per evitare inutili dispersioni, frammentarietà d’intervento. È necessario creare a un movimento trasversale che possa influire sui decisori politici affinché, mentre si lavora per prevenire, si possa porre un argine a questo strazio”.