La Raia all'attacco:| "Berretta faccia il deputato" - Live Sicilia

La Raia all’attacco:| “Berretta faccia il deputato”

L'intervento del deputato regionale dopo l'infuocato epilogo della direzione provinciale del partito: "Non volevamo le dimissioni di Spataro. Bianco è la scelta migliore e la Cgil è autonoma al Pd".

Lo scontro nel Pd
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CATANIA. “Non è possibile arrivare sempre a queste spaccature: c’era un ragionamento che andava fatto e che credevamo avesse potuto mettere tutti d’accordo. Mi auguro adesso che non vi siano altre fughe in avanti. Abbiamo la possibilità di vincere le comunali per Palazzo degli Elefanti”. Comincia da qui l’analisi del deputato regionale del Pd, Concetta Raia, dopo lo smottamento politico avvenuto al termine di una direzione provinciale dei democratici infuocata. Tesa e carica di nervosismo che ha portato alle dimissioni del segretario provinciale Spataro prima e di quello comunale Condorelli, poi.

Cominciamo dall’attualità: ma che sta accadendo all’interno del Pd etneo?

“Non sta succedendo nulla, c’è semplicemente una dialettica seria e interessante, visti gli appuntamenti, che ci sono da qui ai prossimi mesi”.

Beh, certo: proprio nulla però no visto che si sono dimessi segretario provinciale e comunale.

“C’è un gruppo dirigente che discute del proprio destino e discute dei modi per trovare le soluzioni”.

Ed una delle soluzioni era quella di cambiare l’esecutivo provinciale?

“Guardi, io so che ci sono stati i vice segretari provinciali che si sono dimessi di recente e l’esecutivo che era composto da nove persone che si è ridotto a pochissime persone. Una situazione che durava dall’anno scorso. Io e tanti altri abbiamo provato a salvaguardare Luca Spataro e tutto il partito perché se avessimo voluto affrontare una discussione di questa natura l’avremmo fatto prima. E siccome non ci sono né vendette e né persone da mettere in un angolo siamo andati avanti nonostante tutto”.

Ma il documento presentato ieri in direzione è stato, di fatto, un atto di sfiducia nei confronti del segretario provinciale.

“Assolutamente no. Anche se lui ha, ovviamente, delle responsabilità perché se tu sei il segretario di un partito quale il Pd è chiaro che se non vanno alcune cose sulle quali non abbiamo voluto caricargli tutta la responsabilità, certi problemi si pongono”.

Alla fine, Spataro di è dimesso togliendovi probabilmente anche l’imbarazzo di sfiduciarlo.

“Noi non volevamo assolutamente le dimissioni di Spataro: anzi, per noi sono state una sorpresa perché si pensava invece di fare un lavoro unitario assieme a Luca Spataro che poi si sarebbe dimesso al Congresso. E’ da tanti anni che è segretario del partito; proprio tanti. Da quando non ancora trentenne, l’ho proposto io e tanti altri al termine di uno scontro vivacissimo con altri personaggi politici che non lo volevano”.

Un epilogo amaro.

“E’andata così e mi dispiace molto”.

Sempre in quel documento, voi tracciate l’identikit ideale per la candidatura di Enzo Bianco.

“Si arriva a questa considerazione per due motivi. Il primo: occorre che vi sia un solo candidato del Pd. Il secondo: la legge elettorale ci impone anche un ragionamento serio ovvero che i candidati debbano essere conosciuti visto che bisogna andare a specificare chiaramente sulla scheda il nome del sindaco. E poi c’è anche un terzo aspetto”.

Qual è?

“Su Enzo Bianco c’è anche la convergenza di altri partiti della coalizione e di tanti altri Movimenti”.

Berretta lo avete messo da parte.

“No. Io penso che non si possano fare due cose importanti contemporaneamente: credo sia anche un problema di opportunità. Berretta svolge un buon lavoro da parlamentare”.

In questo modo, però, non passerete per le Primarie.

“Noi non diciamo “no alle Primarie”: siamo stati noi ad introdurre la novità delle Primarie. Ma in questo caso specifico siamo per fare le Primarie di coalizione qualora la coalizione decidesse di farle. Il passaggio è questo: in ogni caso il candidato del Pd deve essere uno soltanto”.

Però i maligni vi dicono che la Cgil si è appiattita sulla candidatura di Bianco.

“Guardi, io credo che questo sia un fatto assolutamente non vero. Anzitutto, la Cgil è un sindacato autonomo dal partito. Poi ci sono persone del sindacato che democraticamente si sono iscritte al sindacato: ognuno ha le proprie idee ed in questo caso quelle che sono prevalse, e non della Cgil ma di iscritti al partito, sono quelle di dare forza teoricamente a chi è più forte”.

E quando ve ne siete convinti?

“Già da un pò. Perché noi che stiamo in città, e ci stiamo tanto, sentiamo gli umori. C’è una scontentezza enorme da parte della gente perché è stata amministrata male dal centrodestra: questo è un punto politico forte. La gente vuole persone che sappiano amministrare e che abbiano lasciato un bel ricordo”.

Dunque, lo scontro Berretta-Bianco finisce così?

“Berretta, svolgendo quel prestigioso compito nazionale avrà da lavorare: Bianco, invece, ha fatto la scelta di non candidarsi al Parlamento. Ed a questo punto credo che vi sia un problema di opportunità e, mi lasci dire, di spazi”.

Col M5S come la mettiamo? E’ consapevole che potrebbero risicarvi un buon numero di voti?

“La legge elettorale, quando si tratta di indicare le preferenze, è una cosa diversa rispetto alle Politiche. Le preferenze ti danno la cifra di quanto tu pesi: e quando loro vanno al governo abbiamo visto che non sono di garanzia per una buona amministrazione”.


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