Sanità, Albano: "Il Giglio e l'università, sogniamo un Policlinico"

“La Sanità è in guerra, sogniamo un Policlinico delle Madonie”

Parla Giovanni Albano, nominato direttore generale della Fondazione Giglio
L'INTERVISTA
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4 min di lettura

PALERMO – Un’azienda sanitaria “con un bilancio in equilibrio da sette anni” e che adesso si apre al mondo della formazione di qualità “per creare un vero e proprio polo universitario sanitario” delle Madonie, allargandosi fino ai Nebrodi. La Fondazione Giglio di Cefalù cambia pelle e Giovanni Albano, manager che da presidente ha guidato negli ultimi dieci anni questa realtà sanitaria a est di Palermo, brinda all’ingresso di UniCamillus nel Consiglio d’amministrazione. “Rappresenta un decisivo salto di qualità”, dice. Da Albano anche una chiave di lettura dei problemi della sanità in Italia: “Colpa dei tagli alle borse di studio e alle specializzazioni che hanno sbarrato la strada ai giovani medici”.

L’arrivo di Unicamillus e lei che passa alla direzione generale, giorni di cambiamenti alla Fondazione Giglio di Cefalù.
“Scelte importanti per il futuro, culminate con l’ingresso di una importante Università che adesso ha un suo rappresentante nel board. Un progetto voluto fortemente dal governatore Schifani, un inserimento che arricchisce il Cda della Fondazione Giglio in termini di esperienza e competenze”.

Cosa significa per la Fondazione e per la città di Cefalù l’arrivo di UniCamillus?
“Si tratta di uno scatto in avanti decisivo in termini di ricerca e qualità dell’offerta sanitaria, ma che dà la possibilità ad un territorio con un’economia prettamente stagionale di fare un salto di qualità. L’università ha una ricaduta economica importante. UniCamillus ha già inaugurato un corso di laurea in Medicina e chirurgia qui a Cefalù con ottanta ragazzi. Questo significa che, in prospettiva, tra sei anni, potrebbero essercene cinquecento. Una scelta strategica non solo per Cefalù ma per tutte le Madonie. Lo abbiamo sognato e ogni tanto i sogni si realizzano: siamo sede della quarta facoltà di Medicina della Sicilia e ne siamo orgogliosi”.

Che bilancio fa di questi dieci anni alla presidenza della Fondazione Giglio?
“Per la prima volta un manager rimane, dopo dieci anni, nella stessa struttura e continua a guidare l’azienda. Devo ringraziare il presidente Schifani per la fiducia ma anche alla mia comunità, fatta da tutti i dipendenti: sono straordinari. Abbiamo fatto un percorso caratterizzato da continue sfide: dal risanamento alla patrimonializzazione, e ora l’ingresso dell’università. Dopo la prima sperimentazione, quella con il San Raffaele, andata male, ci siamo rimboccati le maniche e con tenacia, impegno e duro lavoro siamo arrivati a questi risultati”.

Che azienda è quella di Cefalù?
“Un’azienda con un equilibrio di bilancio da sette anni. Abbiamo investito trenta milioni di euro in innovazione e tecnologia senza chiedere soldi alla Regione né al Pnrr. Un lavoro importante e straordinario. Tenere un’azienda sanitaria in equilibrio di bilancio, facendo anche investimenti, oggi è complicatissimo. Oggi siamo attrattivi e competitivi sul mercato, con diecimila interventi all’anno e cinquecentomila prestazioni ambulatoriali. A Cefalù arrivano pazienti da tutta la Sicilia e anche da fuori regione”.

Fin qui il passato, il prossimo obiettivo?
“Creare un piccolo Policlinico delle Madonie. Consolidare ciò che abbiamo fatto, dare una mano agli ospedali territorialmente più vicini come Mistretta e Sant’Agata di Militello, e poi ancora la collaborazione con l’Asp di Enna. Una offerta sanitaria che va consolidata e integrata con il progetto universitario. Vogliamo creare una classe dirigenziale e accademica dando vita ad un polo universitario sanitario”.

Cefalù in questi anni ha rappresentato anche un valido aiuto per il sistema sanitario regionale.
“Abbiamo appena aperto un reparto di Ortopedia con 22 posti letto a Sant’Agata, accettando la proposta dell’assessorato alla Salute, mentre a Mistretta ci siamo concentrati su Urologia e Oculistica. Cerchiamo di dare una mano a chi ci sta accanto per aiutare il sistema sanitario. Di fatto siamo già un Policlinico d’area. Stiamo facendo un lavoro importante in un periodo storico pieno di difficoltà, con una crisi finanziaria e una mancanza di personale mai viste prima”.

Visto da Cefalù, che effetto le fa il caso dell’Asp di Trapani con i ritardi nei referti degli esami istologici?
“I responsabili di questa vicenda non sono da ricercare nella politica attuale, né negli attuali vertici dell’Azienda. La sanità è in guerra e questa guerra viene combattuta a mani nude. Bisogna fare un passo indietro, al governo Monti che tagliò su borse di studio e specializzazioni mediche. Una scelta che ci è costata cinquemila camici bianchi che ogni anno non riuscivano ad entrare nelle scuole di specializzazione. Abbiamo regalato quei medici agli altri Paesi. Una scelta scellerata che ha mandato la sanità pubblica al suicidio. Un errore drammatico che fu commesso anche dai governi che arrivarono dopo, fino al 2019”.

Come venire fuori da questa situazione?
“Il sistema oggi deve cercare di resistere. Le varie realtà devono aiutarsi facendo rete e ottimizzando le risorse. Servono poi interventi importanti per le gratificazioni dei medici, degli infermieri e degli operatori sociosanitari. per quanto riguarda la categoria degli infermieri, poi, c’è una vera e propria crisi di vocazione. Un giovane che decide di intraprendere questa strada in Italia ha una prospettiva di stipendio da 1.600 euro al mese, in Germania da 3.500”.


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