PALERMO – Un imputato assolto e una verità da trovare. Chi ha ucciso Santo Alario? È davvero morto oppure ha organizzato un piano per fare perdere le proprie tracce come un novello Mattia Pascal di pirandelliana memoria?
L’assoluzione di Giovanni Guzzardo, decisa ieri dal Gup di Termini Imerese, alimenta il mistero. O meglio, sono i buchi neri nella vicenda, molti dei quali scovati dai difensori dell’imputato, gli avvocati Nino Zanghì e Vincenzo Lo Re, coadiuvati da Marco Zanghi e Valentina Ferrante.
Innanzitutto il movente. Si ammazza per uno schiaffo? Secondo l’accusa, Guzzardo, uomo mite e grande lavoratore, si sarebbe vendicato dello schiaffo ricevuto da Alario, persona dalla spiccata personalità criminale, il quale pretendeva di mettere le mani sui suoi soldi. “Guzzardo era succube di Alario”, hanno sempre detto i legali.
È il classico uomo perbene che diventa killer? Guzzardo ha raccontato nel corso degli interrogatori che Alario pretendeva di trasformare il suo bar, l’Avana di Capaci, in una postazione per lo spaccio di droga. Ha riferito che Alario, il giorno della scomparsa, gli aveva chiesto di accompagnarlo per incontrare delle persone a Ventimiglia di Sicilia. Poi, quando aveva capito che di mezzo c’erano affari di droga, era scappato e temendo che Alario lo rintracciasse si era rifugiato in un casolare a Montemaggiore Belsito. Si tratta del luogo dove infine è stato arrestato.
Quando Guzzardo seppe che Alario era scomparso l’angoscia aumentò. Era finito dentro una vicenda più grande di lui. Nelle intercettazioni in carcere Guzzardo ha fatto riferimento a una richiesta di Alario di caricare della droga nella sua macchina. Era fuggito per paura. Non è lui l’assassino. E lo dimostrerebbe il fatto che, dicono i legali, il suo telefono ha impegnato una cella diversa da quella di Alario che a mattina della scomparsa ha avuto un vorticoso giro di contatti con parenti e amici. Alcune testimonianze non hanno convinto i legali della difesa.
E poi c’è il video del campo rom sgomberato a Roma l’estate scorsa. Nelle immagini delle televisioni locali si vedeva un uomo che somigliava ad Alario, ma con un tatuaggio nuovo. Non poteva essere lui. E se lo avesse fatto dopo essersi allontanato dalla Sicilia?
Da alcune settimane i carabinieri del Ris stanno analizzando abiti e ossa umane trovate nella zona dell’ultima localizzazione di Alario e Guzzardo grazie ai video che l’uomo ha inviato alla moglie via WhatsApp. Se davvero i resti appartenessero all’uomo scomparso e Guzzardo non è colpevole chi è l’autore del delitto? Forse uno degli uomini con cui Alario si era dato appuntamento. La vittima era euforica. Aveva pure confidato a delle persone che a breve ci sarebbe stato qualcosa da festeggiare, un affare andato in porto. Oppure, ipotesi che va tenuta in conto, Guzzardo è colpevole nonostante l’assoluzione di primo grado. Nel frattempo da ieri, e dopo un anno di carcere, è di nuovo un uomo libero.